Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Bufo bufo & Bufotes viridis

Articolo scritto a due mani con Leonardo Ancillotto

Introduzione

(se volete evitarvi il mio solito mugugno passate direttamente al paragrafo successivo).

La convenzione di Berna ha cercato di difendere la "fauna minore" disponendo un veto indiscriminato e spesso irrazionale sulla detenzione di tutti i rettili ed anfibi europei. Se questo genere di decisione poteva avere un ruolo nella salvaguardia di particolari specie in pericolo a causa di una commercializzazione priva di controlli (vedi Lacerta ocellata, L. viridis, Testudo hermanni, Chamaeleo chamaeleo, Elaphe situla, E. longissima, E. quattuorlineata...) non ha avuto alcun impatto sulle specie che pur essendo rare non rappresentano oggetto d'interesse a fine commerciale o alimentare (es Bombina pachypus, Bufotes viridis, Hyla meridionalis, Salamandrina tergiditata, Natrix maura, Coronella girondica...). La cosa che più colpisce è che anche specie comuni quali Natrix natrix, Hierophis viridiflavus, Podarcis muralis, P. sicula, Tarentola mauritanica, Hemidactylus turcicus, Anguis fragilis/veronensis, Chalcides chalcides, Bufo bufo e molte altre siano cadute sotto la falce "massificatrice" dei legislatori europei. Certamente si fa prima a vietare tutto che ad informarsi sull'effettivo stato di conservazione delle singole specie (e magari scoprire che alcuni nostri rettili ed anfibi sono diffusi in tutta l'area mediterranea, Africa compresa, con popolazioni tutt'altro che minacciate).

Risulta oltremodo interessante che da quando questa legislazione è entrata in vigore i nostri rettili ed anfibi, salvo pochi casi di effettiva buona volontà mostrata da alcuni enti pubblici e privati, hanno continuato la loro vita come prima: sfrattati dalle ruspe, "bonificati" dagli acquitrini, uccisi dai gitanti, torturati dai ragazzini, scacciati dalle case.
A questo si aggiunge che poi di fatto l'applicazione della convenzione di Berna è stata demandata, in Italia, alle singole regioni. Questo ha generato una marea di mini-legislazioni per cui su uno nasceva nelle Marche poteva catturare e detenere tutto, se nasceva in Toscana aveva a disposizione almeno un buon 50% di specie allevabili, se poi era nato in Liguria... beh era fritto come me: nulla di nulla neanche dimostrando, con documenti alla mano, che la specie allevata proviene da zone non europee, o è nata in cattività.
Le successive leggi sull'Habitat e sul maltrattamento hanno infine livellato tutto, rendendo inallevabili le specie nostrane anche nate in cattività, in barba a quanto fatto legislativamente nel resto dell'Europa, di cui ci vantiamo far parte.
Insomma si riuscirà un giorno ad avere una regolamentazione nazionale basata sul buonsenso e su dati effettivi... ed un po' più permissiva riguardo all'allevamento di specie autoctone? Vi sembra possibile che alleviamo e riproduciamo, con centinaia se non migliaia di esemplari, specie protette dalla convenzione di Washington, quindi realmente a rischio, e non possiamo stabilire uno stock di rospi comuni (che depongono 10.000 uova per coppia) nati in cattività, e che siano legali???

Lascio a voi il giudizio. Io comunque continuo ad agire nel rispetto delle leggi perchè sarebbe troppo comodo fare "all'italiana" (scusatemi il pessimismo). Ritengo comunque che allevare per un breve periodo un animale nostrano nel rispetto delle sue necessità, magari per salvarlo da morte certa, e comunque per permetterci una buona volta di fare la sua conoscenza (E QUESTA SECONDO ME E' LA CULTURA CON LA C MAIUSCOLA) non recherà alcun danno alla nostra fauna minore, anzi se queste esperienze si tradurranno in divulgazione si sarà fatto senz'altro del bene e magari chi quest'estate ha ucciso a bastonate un orbettino solo perchè assomiglia lontanamente ad un serpente potrà pentirsi e guardare con più rispetto a questi piccoli capolavori della natura!

Con questo intento quindi accolgo con gioia questa iniziativa di Leonardo che ci permetterà di conoscere più da vicino i nostri rospi, e di scorgere, sotto le loro rughe, lo sguardo limpido ed attento di chi supera con milioni di anni d'evoluzione queste strane scimmie che si fanno chiamare uomini.
comune?... io?

Bufo bufo (rospo comune)

Presente in Europa, Africa nord-occidentale, Asia paleartica è sicuramente l'anuro più grande d'Europa, facilmente identificabile dalle dimensioni (alcune femmine della nostra sottospecie spinosus raggiungono eccezionalmente i 20 cm, zampe escluse!), dall'abbondanza di verruche sul dorso e dalla colorazione variabile dal bruno grigio al rossiccio (a seconda della sottospecie). Il capo è più largo che lungo, con occhi grandi e sporgenti dotati di pupilla orizzontale, il collo porta due vistose ghiandole parotidi di forma ovale. Strana caratteristica di questo anuro è quella di possedere in assoluto la "voce" più debole di tutti gli altri anuri europei (un Pavarotti mancato insomma). smeraldino... ma non troppo

Bufotes viridis (rospo smeraldino)

Diffuso in Europa centrale e meridionale, Africa settentrionale ed Asia occidentale e centrale, è invece molto più piccolo (lunghezza massima dal muso alla cloaca: 7-10 cm, femmina maggiore). Il suo nome italiano di rospo smeraldino, comunque, la dice lunga su quale sia il suo colore dominante quindi anch'esso è facilmente identificabile grazie alla bella colorazione delle parti superiori (castano/bianco a chiazze verdi e puntini rossicci). Il dorso presenta tubercoli di piccole dimensioni che di solito corrispondono alle zone con colorazione rossiccia, il capo è tozzo e corto come nel rospo comune, ma le ghiandole parotidi sono sottili ed allungate. A differenza del suo cugino di grossa taglia il rospo smeraldino è in grado di emettere un forte richiamo, che non ha però nulla a che vedere con i gracidii delle rane: si tratta di un suono flautato che ricorda il canto di un grillotalpa; a dire la verità, se vi è mai capitato di sentirne una, è assai simile a quello delle Dendrobates leucomelas, solo più basso e potente. giovane Bufotes viridis

Vita in Natura

Entrambi questi bufonidi sono molto diffusi in tutto il territorio italiano anche se sono in costante diminuzione (come tutti gli anfibi italiani) a causa della bonifica degli ambienti umidi (dai quali gli anfibi sono strettamente dipendenti), dello sfruttamento edilizio, dell'inquinamento ambientale, dell'uso di pesticidi e soprattutto dell'ignoranza umana: centinaia di rospi ogni anno finiscono investiti sulle strade che sono costretti ad attraversare per raggiungere i siti riproduttivi; in altri paesi si è provveduto per evitare la strage, ma da noi...
Pur essendo molto simili riguardo l'alimentazione e le abitudini di vita, i due rospi italiani differiscono per le preferenze di habitat: mentre infatti il rospo comune prospera in boschi e prati umidi, lo smeraldino preferisce di gran lunga ambienti xerici o comunque secchi (macchia mediterranea) sopportando molto meglio la disidratazione e le alte temperature rispetto al "fratello maggiore" che invece è più adattabile alle temperature basse.
Degna di nota è anche la resistenza del Bufotes viridis alle acque salmastre (fino a concentrazioni di 20gr di sale per litro d'acqua), non per nulla lo si rinviene più frequentemente alle foci dei fiumi ove i suoi girini prosperano ugualmente bene.
Entrambe le specie sono però assai adattabili, frequentando spessissimo ambienti con forte presenza umana anche nel bel mezzo di zone abitate o di metropoli colonizzando, a fini riproduttivi, qualunque raccolta d'acqua reperibile: fontane, stagni, pozze temporanee e laghetti pubblici.

Bufotes viridis

Le abitudini di questi due bufonidi sono decisamente simili. Dopo il letargo invernale (che nel rospo comune va da novembre a febbraio e nello smeraldino da ottobre a marzo) gli adulti si radunano nei siti riproduttivi (raccolte d'acqua) e i maschi, previe cantate più o meno sonore e le scaramucce per accaparrarsi una "dolce metà" si abbarbicano al dorso delle compagne (con amplesso ascellare), dopodiché la femmina espelle fino a 10.000 (B. bufo)- 13.000 (B. viridis) uova in un lungo cordone gelatinoso, subito fecondate dal maschio. Dalle uova si svilupperanno poi i classici girini: neri in B. bufo e grigi/beige in B. viridis, che pullulano in tutti gli stagni da marzo ad agosto. I girini si svilupperanno in rospetti adulti in tempi diversi a seconda della temperatura dell'acqua e della concentrazione di sali in essa disciolti: questo adattamento serve a ridurre le perdite nel caso in cui la riserva d'acqua in cui i girini si trovano stia evaporando: l'alta temperatura e la concentrazione salina in aumento stimolerà una metamorfosi precoce, i microrospi potranno così salvarsi dalla morte per disidratazione che avrebbero subìto da girini.

Dopo un paio di settimane di "frenesia amorosa" i rospi comuni tornano a disperdersi nei loro usuali territori, conducendo vita solitaria e strettamente terricola, mentre spesso i rospi smeraldini continuano ad indugiare ed a cantare, con meno impegno, nei pressi dei corsi d'acqua che li ospitano fino ai primi "caldi" di inizio estate (come usa anche tra gli uomini... "ferragosto moglie mia non ti conosco").
Al di fuori di questi periodi idrofili, i nostri bufonidi conducono vita crepuscolare e notturna, rimanendo nascosti sotto sassi e tronchi, o semplicemente infossati nel terreno, durante il giorno, per poi uscire a caccia di insetti ed altri artropodi la notte. Benchè siano animali voraci (inghiottono qualunque essere vivente che possa entrargli in bocca) sono in grado di resistere a lunghi periodi di digiuno.

Vita in cattività

Bufo bufo e Bufotes viridis sono specie protette dalla Convenzione di Berna; ma spesso io mi sono trovato a dover decidere se infrangere la legge o lasciar morire un animale protetto; e ovviamente ho sempre scelto la prima opzione!
Come esempio vi riporto le mie due esperienze con i Bufo bufo.

ora di merenda

I primi due esemplari che presi erano una coppia "in amplesso" che mia madre aveva "urtato" con una ruota dell'auto nel cortile di casa; la femmina aveva una zampa ferita e così decisi di metterli in un piccolo terracquario per permettere alla femmina di deporre per poi curarle la zampa con una pomata cicatrizzante (Cicatrene). Nel giro di una notte la femmina depose le uova e dopo una settimana la zampa si era ristabilita era il momento di liberare le coppia (dopo averla ben rifocillata) e le uova in una zona adatta vicino casa.

La mia seconda esperienza è di tipo diverso: una mattina di fine ottobre il meccanico sotto casa mi porge infatti una scatola di cartone dicendo: "Io l'avrei ammazzato a badilate, ma visto che ti piacciono le bestiacce te l'ho portato" e senza nemmeno chiedere cosa fosse mi precipitai a casa. Lì alzai con cautela il coperchio di cartone e sbirciando dentro scoprii il corpo disidratato di un rospo: era chiuso da due giorni nella scatola di cartone! Subito lo sistemai al meglio in un terrario con un fondo di sabbia umida in cui si scavò immediatamente una tana con le zampe posteriori; dopo un giorno era di nuovo in forma, ma era comunque molto magro e perciò decisi di tenerlo un pò più del solito per farlo ingrassare in vista del letargo invernale. Purtroppo ci mise molto a ingrassare e quindi pensai che se l'avessi liberato (eravamo a metà Novembre 2001) probabilmente non avrebbe trovato un luogo sicuro in cui passare l'inverno, così lo tenni con me, liberandolo la primavera successiva, nello stesso parco dove avevo liberato l'altra coppia.

Invece la mia esperienza con i rospi smeraldini è ristretta a due esemplari nati in cattività in casa di un amico biologo che opera ripopolamenti, e che me li diede quest'estate sotto giuramento che li avrei liberati la primavera successiva. Questi rospetti di pochi mesi erano lunghi sì e no 3/4cm. clicca per ingrandire ho fame anch'io!

Terrario ed alimentazione

Entrambi questi rospi sono amici insoliti di poche pretese, con questo non voglio incentivare la loro cattura, ma dichiarare che di fatto sarebbero degli animaletti ideali da allevare, e penso che la cattura di un paio di girini da crescere (viste le 10.000 uova deposte per coppia) non costituirebbe di certo un rischio di estinzione per la specie.
Per terrario va bene una vasca in tutto vetro (50X25X30 per un paio di smeraldini, almeno 70X35X35 per due rospi comuni) arredato in maniera spartana: 6/8 cm di terriccio misto a sabbia ben umidi, qualche nascondiglio (cocci, legni, cortecce ecc) muschio e, se si vuole dare un tocco scenografico, qualche pianta vera (io uso sempre la pianta comunemente chiamata "miseria", che cresce ovunque) e qualche foglia secca di quercia.
Importante è anche una bacinella d'acqua che oltre a mantenere alta l'umidità (bisognerà vaporizzare il terrario almeno una/due volte al giorno) permetterà ai nostri anfibi di fare qualche "tuffo rinfrescante" e di bere (talvolta sarà usata anche come WC).
Anche l'alimentazione non pone assolutamente problemi: vengono infatti mangiate avidamente tarme della farina (sia larve che adulti), camole del miele, grilli, cavallettine, lumachine, onischi, mosche e lombrichi di taglia adeguata.

girino di B. viridis

Ovviamente queste indicazioni valgono per gli adulti, infatti se si vogliono allevare i girini questi vanno ospitati in una vaschetta di una decina di litri (meglio se più grande), possibilmente dotata di un lento sistema di filtraggio o almeno di una pietra porosa. Il numero di girini ospitati dovrà essere esiguo calcolandone uno per ogni litro d'acqua presente nella vasca. L'acqua andrà cambiata in misura di circa metà del volume ogni tre giorni, utilizzando acqua decantata per evitare danni da cloro. I girini vanno nutriti con piccole quantità di pasticche per pesci di fondo, alghe, verdura sbollentata (ottimi gli zucchini), mangimi in fiocchi per pesci tropicali, pellettati per gatti/conigli. B. viridis quasi pronto per uscire dall'acqua Il cibo dovrà essere somministrato in piccole dosi e frequentemente in modo che la sua permanenza nell'acqua non inquini l'ambiente condannando a morte i girini. In particolare state attenti se vedete i girini nuotare contro la superficie dell'acqua: significa che l'ossigeno è insufficiente.

Entro due mesi e mezzo dalla schiusa i girini si trasformano in rospini autosufficienti, lo sviluppo comunque, come ho detto, varia molto con la temperatura. Ho avuto una breve esperienza con 8 girini di rospo smeraldino che sono passati dalla dimensione di "una virgola" di 1 cm ad un rospetto adulto di 2 in sole tre settimane (e giuro che quando li ho liberati nel loro luogo d'origine erano perfettamente sani e più grandi dei loro cuginetti selvatici che si sono sviluppati circa un mese dopo!). meno di un dito d'acqua per non annegare Nel momento in cui i girini presentano tutte e quattro le zampe sviluppate bisogna preparare un apposita vaschetta con un livello d'acqua di solo mezzo cm (non preoccupatevi se non sono completamente sommersi) in modo da facilitare loro il difficile passaggio alla respirazione aerea, in caso contrario si correrà il serio rischio di trovarli tutti affogati. I minirospi sono provvisti di tutte le caratteristiche degli adulti salvo un volume cranico maggiore (ma questo avviene in tutti i "cuccioli") e si alimentano quotidianamente ed avidamente di grillini appena nati e drosofile, esibendo un accrescimento rapido (raddoppio della taglia in due mesi); è utile fornire un saltuario supplemento di calcio "spolverando" i grillini con un preparato di calcio vitaminizzato una volta alla settimana. Una curiosità: pur essendo il più grosso anfibio italiano i neometamorfosati del Bufo bufo sono i più piccoli in assoluto, non superando i 12mm, mentre quelli di Bufotes viridis sono più grandi, arrivando anche a 18/20mm.

neo- Bufo viridis all'ora di pranzo

Attenzione: non maneggiate i rospi (né smeraldini né comuni) se dopo non potete lavarvi le mani: come gli ululoni anche i rospi possiedono su tutta la pelle delle ghiandole che producono una tossina (la bufalina) che può irritare le mucose!

Ovviamente con queste mie righe non voglio incentivare la cattura di questi anfibi da parte di altri appassionati, ma ho pensato che potrebbero essere utili a chi trovasse il modo di allevarli legalmente (magari perchè legge questa scheda da altri paesi), oppure a scopo di osservazione o documentazione fotografica/scientifica, di un rospo robusto e simpatico, o dei suoi girini, senza che questa si traduca in un'esperienza spiacevole (che darebbe ragione alle norme ultraprotezionistiche).
Ricordo infine che per legge era previsto (ma forse è decaduta con la legge sul "maltrattamento") che le scuole potessero raccogliere girini di rospo comune per osservarne la metamorfosi, questa sarebbe senz'altro un'occasione unica per la formazione naturalistica degli studenti, ma per ora non mi risulta che questa possibilità sia mai stata divulgata o messa in pratica (chiedete al corpo forestale dello stato per avere lumi). Se non altro forse ora, leggendo queste poche righe, qualche insegnante potrà proporre la cosa ed allevare i girini correttamente, senza esibire il triste spettacolo di girini o rospetti morti per mancanza di conoscenze adeguate. Se a questo proposito avete bisogno di maggiori informazioni non fatevi problemi e contattateci.