Speleomantes ambrosii
Articolo e fotografie di Andrea MinutiUrodelo della famiglia dei pletodontidi, Speleomantes ambrosii (Lanza,1955),da pochi anni riconosciuto come specie a sè, è diffuso sulle alpi Apuane dal fiume Magra fino a Camaiore. Arriva a misurare in media 15 cm ed ha una colorazione variabile dal nero, grigio, marrone fino ad un bel color oro.
Si tratta di un anfibio per lo più sconosciuto anche agli appassionati di questi animali, sia per la completa invisibilità (dovuta principalmente alle abitudini ipogee e cavernicole durante tutto l'anno), che per la difficoltà di allevamento in terrario (temp. tollerata 2°-20°C, ottimale 9°-17°C, umidità rel. 80-100%).
Caratteri distintivi
- Totale mancanza di polmoni (respirazione dermo-faringea)
- Possibilità di proiettare la lingua ad una distanza pari a piu' della metà del corpo (come i camaleonti anche se il meccanismo è diverso)
- Totale indipendenza dall'ambiente acquatico anche per la riproduzione: le uova vengono deposte in ambiente umido e portano allo sviluppo, dopo 6/8 mesi alla T di 11/13°C, di piccoli già metamorfosati lunghi circa 20mm
- Fecondazione indipendente dal singolo accoppiamento (la femmina conserva la spermateca anche per fecondazioni successive)
- Occhi grandi e sporgenti adattati alla vita all'oscurità
Habitat
Personalmente ho ritrovato questi animali durante tutto l'anno all'interno delle grotte, mentre all'esterno solo in primavera e autunno, sotto la pioggia o subito dopo un acquazzone. In questi casi la temperatura era di 10/14°C e l'umidità prossima al 100%, comunque gli esemplari stazionavano sempre sotto le pietre (spesso assieme a Salamandra salamandra e Salamandrina terdigitata). Sembra invece che di notte, nelle stesse condizioni, siano stati osservati esemplari intenti a cacciare anche sui muri delle vecchie case di montagna (come fanno i gechi).
Parlando personalmete con il prof. Lanza, sembra che l'habitat di questi animali non siano principalmente le grotte, piuttosto il sistema di interstizi esistenti nel sottosuolo caratteristici delle zone carsiche e coincidenti con l'areale di distribuzione del genere sia in Sardegna che in Italia continentale.
Stabulazione
Per quanto riguarda il loro eventuale allevamento in cattività (l'allegato A della legge regionale Toscana n°56 del 06/04/2000 protegge solo gli ambienti dove vive) posso dire che, al di là della difficoltà di mantenere durante tutto l'anno la temperatura ottimale (un paio d'ore al di sopra dei 22°C sono letali!), sia io, sia il prof. Lanza, che il mio amico e maestro Paolo M., siamo concordi nel dire che si tratta di una specie molto interessante, resistente e abbastanza facile da mantenere (magari in una cantina).
Il terrario migliore è senza dubbio di vetro, a sviluppo verticale (raramente stanno al suolo), con prese d'aerazione ridotte al minimo o addirittura assenti. Come arredamento essenziale consiglio un substrato di 4/5 cm di ghiaia grossolana calcarea tenuto a livello con acqua demineralizzata, su cui si andranno a posizionare saldamente delle lastre di pietra, in diagonale, a formare una o piu' strette fessure (vedi foto). Se non avete a disposizione una cantina o un box che garantiscano le temperature necessarie al loro corretto allevamento, dovrete optare per un sistema di raffreddamento e coibentare le pareti di vetro, ad esempio con del poliuretano (come mostrato per il mio terrario).
Alimentazione
In cattività i geotritoni si adattano facilmente a nutrirsi di grilli e tarme della farina (avendo cura di scegliere quelle bianche subito dopo la muta, pena il rigetto delle stesse), anche se mostrano maggior interesse per ragni, mosche e drosofile.
Nota di redazione: normative uscite successivamente a quella citata dall'autore, ora vietano la cattura di questo anfibio se non per scopo di studio da parte di enti di ricerca. Di fatto comunque i geotritoni non sono mai stati considerati di interesse terraristico, a causa delle difficoltà di riproduzione in cattività.