Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Tritoni Europei

Articolo di Leonardo Ancillotto

Il genere Triturus comprende 9 specie di tritoni a diffusione eurasiatica. In questi anni alcune sottospecie (soprattutto quelle del "complesso cristatus") sono state elevate a specie vere e proprie. In questa sede analizzerò le varie "forme ufficiali" considerando le altre come sottospecie.

coppia di alpestri alpestris

Triturus alpestris

È il più bello e colorato di tutti gli altri tritoni europei e anche quello che vive mediamente a quote più alte e che possiede più varietà geografiche.


Triturus vulgaris

È il tritone più adattabile e comune, caratterizzato da forma esile e colorazione a macchie tonde e scure. Tipica la "mascherina" sul muso, soprattutto dei maschi.


T. c. karelinii

Triturus cristatus

Si tratta del gruppo di tritoni più grossi e aggressivi (soprattutto fra conspecifici). Le varie sottospecie possono, in cattività, incrociarsi dando vita a ibridi vitali e fertili, con caratteristiche miste fra i due genitori. Tutte le forme raggiungono circa i 15/19cm.
Altra caratteristica, facilmente riscontrabile anche in cattività: tutti gli appartenenti al "complesso cristatus" hanno un difetto genetico che causa la morte di quasi il 50% degli embrioni prima della schiusa.

T. c. dobrogicus
T. m. pygmaeus

Triturus marmoratus

Il tritone marmoreggiato possiede solo due sottospecie e tra l'altro una sta per essere eletta a specie ufficiale. Strettamente imparentato con T cristatus, questi due tritoni in cattività possono incrociarsi dando vita al 'tritone di Blasius'.

coppia di T. m. marmoratus
T. v. ophryticus

Triturus vittatus

È il tritone con la cresta più alta e probabilmente il più ricercato dagli appassionati.


T. h. helveticus

Triturus helveticus

Detto tritone palmato o elvetico, è molto simile al tritone volgare, ma non li troverete mai negli stessi stagni per via delle nicchie ecologiche praticamente identiche che li mettono in estrema competizione.


T. boscai

Specie monotipiche

Triturus italicus (diffusione: Italia; lungh: 7,5cm)
Triturus montandoni (diffusione: Carpazi; lungh: 10cm)
Triturus boscai (diffusione: Spagna e Portogallo; lungh: 9cm)
non possiedono sottospecie (quindi sono dette specie monotipiche).


Non ripeterò in questo articolo la "vita in natura" di questi tritoni in quanto è identica a quella dei tritoni italiani; invece, essendo queste specie commerciabili in gran parte d'Europa, mi permetto di dilungarmi di più sull'allevamento in cattività.

Accorgimenti per un corretto allevamento

Tutti questi urodeli sono di poche pretese, ma possono rivelarsi più impegnativi rispetto ai generi adatti alla "gavetta" come Cynops e Pleurodeles. In particolare tutti i Triturus sono abbastanza sensibili alle alte temperature con poche eccezioni (italicus, alpestris inexpectatus, pygmaeus, boscai). Queste ultime specie sono diffuse più a sud di molte altre e sono quindi più resistenti a temperature intorno ai 25/27°C (letali se prolungate nel tempo per alcune specie come alpestris, cristatus cristatus, dobrogicus e altri).
In ogni caso TUTTI i Triturus vanno mantenuti ad una temperatura variabile tra i 15 e i 23°C, mentre in estate bisogna fare il possibile per mantenerla sotto i 26/28°C.

Per raffreddare il terracquario possiamo usare vari metodi più o meno efficaci e costosi:

Se la temperatura si alza troppo e troppo a lungo i nostri Triturus rischiano di morire in modo orribile: o "sciolti" (il calore liquefa i loro soffici corpi), oppure si gonfiano come dei palloni, smettono di mangiare e muoiono soffocati.

La vasca

I triturus vengono divisi in due gruppi: i "large bodied newts" (tritoni dal corpo grande) e "small bodied newts" (tritoni dal corpo piccolo). Al primo gruppo appartengono tutte le forme di T.cristatus, marmoratus, alpestris e vittatus, mentre boscai, montandoni, helveticus, vulgaris e italicus compongono il secondo gruppo.

Per i Large bodied newts è necessario fornire una vasca di almeno 80 (meglio 90) cm di lunghezza per un gruppetto di 4/5 esemplari, un terzo della quale sarà adibita a parte emersa e quindi arredata con terriccio, muschi, felci e nascondigli, mentre il resto (diviso da una lastra di vetro) sarà allestito come un acquario: una ventina di cm di acqua, uno strato di qualche cm di ghiaia, molte piante acquatiche e un piccolo filtro.

Meglio non usare l'illuminazione artificiale poiché, soprattutto in estate, può surriscaldare l'ambiente. Tuttalpiù possiamo accendere le luci solo nei momenti in cui abbiamo un momento di relax per osservare i nostri beniamini; tutto questo a patto che la vasca riceva luce naturale diretta e indiretta in quantità sufficiente per la crescita delle piante, altrimenti saremo costretti a tenere le lampade accese per più tempo.
La posizione ideale per un terracquario di tritoni è una veranda non riscaldata: luminosa, fredda in inverno e fresca in estate.
Come cibo verrano graditi: chironomus e artemia surgelati, lombrichi, gammarus, tarme e camole vivi, tubifex e dafnie liofilizzati.

T. boscai in cattività

Riproduzione in cattività

Se si vuole ottenere la riproduzione è obbligatorio far trascorrere ai triturus un periodo di latenza invernale al freddo. Le temperature durante il letargo (che avverrà per tutte le specie nella parte terrestre tranne per alpestris, italicus e boscai) dipendono secondo la specie.

T. cristatus, helveticus, alpestris, vulgaris e montandoni necessitano di temperature molto basse e quindi è necessario stabularli in un terrario umido all'aperto da Ottobre a Febbraio/Marzo. Per esempio possiamo posizionare il mini-terrario (basterà una base di 45X30 giacché durante il letargo i tritoni non si muovono) in un punto riparato del balcone/terrazzo/giardino in modo che la temperatura scenda parecchio, ma non fissa sotto lo zero.

Quando i tritoni cominceranno a muoversi e ad entrare nella bacinella d'acqua che avremo messo nel terrario, sapremo che è giunto il momento di rimetterli nel terracquario (magari inizialmente spostiamo il terracquario all'aperto per abituare gradualmente i tritoni alle temperature di casa). Ovviamente metteremo i tritoni sulla parte terrestre: saranno loro a decidere quando entrare in acqua.

Per i tritoni più "termofili" come boscai, italicus e pygmaeus non sempre è necessario un vero e proprio letargo e spesso basta che la temperatura scenda intorno ai 5/8°C per due/tre mesi. Altri tritoni, come l'alpestre, non sempre passano l'inverno a terra.

Dopo l'entrata in acqua e gli accoppiamenti che ne seguono, le femmine depongono molte uova sulle foglie delle piante acquatiche (le preferite sono le Elodea e Vallisneria). Per allevare i girini bisognerà seguire le istruzioni degli articoli sui girini italiani, ricordandosi di fare cambi d'acqua piccoli e frequenti e di dividere le larve per taglia onde evitare fenomeni di cannibalismo.

Dopo la metamorfosi molti giovani tritoni rimangono a terra fino al raggiungimento dell'età adulta e questo comporta una difficoltà: reperire del cibo vivo "terricolo" lento e piccolissimo (considerate che i neometamorfosati di vulgaris, vittatus, boscai, italicus e montandoni sono lunghi appena 2,5/3 cm!); questi "micro-tritoni" andranno nutriti con collemboli, enchitrei,drosofile attere e baby grilli (questi ultimi andranno messi qualche minuto in frigorifero di modo da renderli intorpiditi e lenti, quindi più facili da catturare per i tritoncini).

Invece i giovani di alcune specie (marmoratus, tutti i cristatus e alpestris) possono essere "forzati" a rimanere in acqua (come gli adulti) facilitandoci moltissimo la loro nutrizione (basteranno i cibi degli adulti ma in proporzioni ridotte). La maturità sessuale in cattività viene raggiunta nelle specie più piccole tra il primo e il secondo anno, mentre nelle più grandi fino a 2/3 anni dopo.

Allevare i triturus è molto semplice, basta seguire poche regole e anche la riproduzione "vien da sé", almeno per le specie più comuni e robuste. In molti Paesi europei (UK, Germania, Olanda, Austria ecc) questi anfibi si trovano comunemente nei negozi specializzati, mentre in Italia non vengono commerciati anche se non fanno tutte parte della fauna autoctona. Inoltre nei paesi suddetti sono stati costituiti degli stock di esemplari tutti nati in cattività e non esiste motivo per cui un appassionato italiano non possa acquistare all'estero per allevarli in casa propria. Chiedete notizie comunque al corpo forestale riguardo alla documentazione che potrebbe essere richiesta per una detenzione legale.