Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Le falene della famiglia Saturniidae.
Parte 1: Generalità sui Saturnidi

Articolo e fotografie di Mario Ioppolo

Premessa

in senso orario dall'angolo in alto a sinistra: Antheraea mylitta (Asia), Actias selene (Asia), Samia cynthia ssp. walkeri (Europa), Antheraea polyphemus (USA), Hyalophora euryalis (USA)

Non volendo dare per scontato che tutti conoscano già la morfologia e la biologia di questi Lepidotteri, a questi argomenti dedicherò questo primo articolo, descrivendo le norme generali d'allevamento nella seconda e terza parte.

Per chi si cimenta nell'allevamento delle farfalle, le falene della famiglia dei Saturnidi comprendono specie che ben si prestano all'attenzione da parte dell'appassionato, per vari motivi:

1) Le dimensioni spesso ragguardevoli: è presente nel nostro territorio la grande "Pavonia maggiore" (Saturnia pyri), la più grande farfalla europea, con apertura alare fino a 16 cm, ma esistono specie tropicali con apertura alare che può sfiorare i 30 cm.
Alle dimensioni si accompagna spesso un aspetto morfo-cromatico non indifferente: ali superiori falcate, ali posteriori formanti delle "code", ocelli simulanti occhi minacciosi per scoraggiare i predatori, "lune" e "finestre" fatte da gruppi di squame trasparenti, ecc.
Inoltre, trattandosi di falene spesso abbastanza statiche durante il giorno, possono venire trasportate e fotografate facilmente di giorno senza timore che scappino volando bruscamente.

2) L'aspetto vistoso delle larve di molte specie: i bruchi dei Saturnidi, che spesso raggiungono dimensioni notevoli, hanno una grande varietà di forme e colori: in alcuni casi sono provvisti di tubercoli colorati, talora sormontati da corone di piccole spine, in altri sono provvisti di un'intricata armatura di spine (spesso collegate a ghiandole che producono sostanze irritanti) con funzione difensiva, in altri casi ancora presentano processi allungati simili a corna.

Antheraea pernyi (Cina): particolare delle antenne, a sinistra il maschio

3) La non-necessità di nutrire gli adulti che si vuole tentare di far riprodurre: i Saturniidae sono infatti caratterizzati dall'estrema regressione (o, più spesso, totale atrofia) dell'apparato boccale: di conseguenza gli adulti, che sfarfallano già sessualmente maturi, devono sfruttare il poco tempo a disposizione (una settimana in media) per incontrarsi e riprodursi prima che esauriscano le proprie energie: l'incontro tra i due sessi è velocizzato dall'emissione di feromoni da parte delle femmine: questo segnale olfattivo è utilizzato in molti animali, ma nelle falene Saturniidae è particolarmente potente: infatti i maschi, che hanno antenne bipettinate particolarmente ricche di sensilli che "riconoscono" il segnale odoroso della femmina della propria specie, possono localizzare le femmine a distanze notevoli, in alcune specie fino a diversi chilometri.

Specie presenti in Italia.

Saturnia pyri o pavonia maggiore

Il nostro paese e l'Europa in generale è purtroppo povera come varietà di specie: diffusa, oltre la già citata Saturnia pyri, è la Saturnia pavonia (nota come "Pavonia minore"), comune pressoché in tutta Italia; meno diffusa, e comunque limitata all'Italia centro-settentrionale, è la graziosa Aglia tau, dalle ali giallastre ciascuna con una macchia a forma di T greca. A queste tre specie autoctone dobbiamo aggiungere la Samia cynthia, rappresentata in Europa dalla sottospecie walkeri, introdotta accidentalmente nei secoli scorsi in seguito agli allevamenti per la produzione della seta, e ormai acclimatata in alcune regioni del nord.

Altra specie diffusa in Europa, ma non in Italia, è la Graellsia isabellae, dalle ali verdi percorse da venature bruno-rossicce, localizzata in alcune ristrette regioni montuose della Francia e della Spagna.
A questa povertà del nostro continente, si contrappone l'impressionante quantità e varietà di specie diffuse nelle zone tropicali.

Ciclo vitale

Le uova schiudono dopo un periodo variabile (da 1 a 3 settimane) a seconda della specie, ed in funzione della temperatura ambientale. Fanno eccezione quelle delle specie che svernano allo stadio di uovo: in questo caso infatti la deposizione avviene in autunno e la schiusa solo la primavera successiva.
Al momento della nascita, il bruco in molti casi utilizza come prima fonte di alimento il corion (in sostanza il "guscio") dell'uovo da cui fuoriesce.

in senso orario dall'angolo in alto a sinistra: Automeris naranja (Sud America), Saturnia pyri (Europa), Antherina suraka (Madagascar), Automeris sp.  (Sud America), Actias selene (Asia), Rothschildia jacobaeae (argentina), Saturnia pavonia (Europa), Gonimbrasia zambesina (Africa)

Lo stadio larvale dei Saturnidi attraversa alcune mute, di norma quattro, ma anche un po' di più in alcune specie, durante le quali il bruco cessa d'alimentarsi e cambia la cuticola che riveste il suo corpo. Raggiunta la maturità di sviluppo, dopo alcune settimane o mesi, il bruco si prepara alla ninfosi, cioè si appresta a trasformarsi in crisalide: questo evento è preceduto dalla costruzione di un bozzolo più o meno complesso o semplicemente dall'alloggiamento in una camera sotterranea scavata dal bruco nel terreno.
La trama dei bozzoli può essere rudimentale, oppure robusta e compatta, oppure foggiata a reticolo, può presentare un'apertura che facilita lo sfarfallamento.

All'interno del bozzolo o nella sua celletta scavata nel sottosuolo, il bruco si trasforma in crisalide. Questo stadio può durare poche settimane, pochi mesi o addirittura più di un anno, secondo la specie e le condizioni ambientali.
Al momento dello sfarfallamento (per "sfarfallamento" si intende il passaggio dalla fase di crisalide a quella di farfalla) l'adulto anzitutto rompe l'involucro della crisalide, e, nel caso in cui questa è racchiusa in un bozzolo, secerne una sostanza che ne allenta le maglie, cosicché facendo pressione fuoriesce progressivamente.

Le ali dell'adulto appena sfarfallato, solo dei molli abbozzi alari che si espandono e si irrigidiscono: in questa fase l'adulto, si ferma su un appiglio per il tempo necessario alla completa espansione delle ali che richiede in media un'ora.
Le femmine sfarfallano già con l'addome rigonfio di uova: appesantite dal prezioso fardello, sono poco attive, soprattutto se non ancora accoppiate: spesso restano nei pressi di dove sono sfarfallate, emettendo, nelle ore in cui i maschi entrano in attività, i propri feromoni tramite una ghiandola addominale, in attesa dell'arrivo di un maschio della propria specie.

particolare delle spine di un bruco di Gonimbrasia zambesina (Africa)

Dopo l'accoppiamento la femmina inizia a deporre, attaccando le uova sulle piante nutrici del bruco o su substrati vari; col procedere della deposizione, l'addome si alleggerisce rendendo più facile il volo.
La stragrande maggioranza dei Saturnidi ha attività crepuscolare e notturna: non mancano però specie che volano di giorno, particolarmente i maschi, come nel caso della nostra Saturnia pavonia, i cui maschi volano alla ricerca delle femmine già nelle prime ore del pomeriggio.
Al momento dell'accoppiamento, il maschio "aggancia" saldamente l'estremità dell'addome della femmina con due piccole valve che circondano la zona genitale; la durata dell'amplesso è variabile secondo la specie, da poche decine di minuti a oltre 24 ore. Terminato l'accoppiamento la femmina di norma inizia a deporre le uova, il maschio riprende a volare e, se ancora dispone di energie, può andare a fecondare ancora una o più femmine.

Leggi la seconda parte dell'articolo, sulla stabulazione dei bruchi