Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Mantis religiosa

ma chi starà pregando? Penso sia inevitabile che, prima o poi, nella nostra vita incontriamo questo insetto.
Per quanto "urbanizzato" ed evulso da ogni interesse naturalistico, nessuno può restare indifferente a quei suoi occhi freddi e spettrali, che vi fissano dritti nelle pupille, quasi volessero ipnotizzarvi. Il fascino di quel corpicino agile e delle formidabili zampe raptatorie fa il resto... non la dimenticherete mai più.

Se poi siete degli appassionati di animali insoliti vederla ed allevarla diviene un tutt'uno, per conoscerla meglio osservandone in diretta il comportamento.
Su questa mantide se ne sentono dire di tutti i colori: dalle tendenze alla vedovanza "attiva" alla capacità di ipnotizzare le prede... alcune affermazioni sono più o meno fondate, altre meno, ma vediamo di farci un'idea concreta e personale sulla Mantide religiosa.

Ultranota è la propensione, da parte della femmina, di fare un banchetto col consorte nel bel mezzo dell'accoppiamento (la pietanza è lui, si intende!). Alcuni studiosi hanno speculato che questa pratica da Lucrezia Borgia serva a stimolare ancor più nel maschio il rilascio degli spermatozoi, ma mi permetto di dubitarne. Direi che in questo caso sembra la fame a "giocare da padrona": potreste constatare voi stessi -allevandole- che una femmina ben nutrita non pensa minimamente a mangiare il consorte durante l'accoppiamento (con grande soddisfazione del medesimo!). Viceversa una femmina già pregna ed ovigera necessita di notevoli quantità di prede non disdegnando maschi e femmine della sua stessa specie.
La capacità di ipnotizzare la preda è naturalmente infondata, resta il fatto che spesso il malcapitato insetto percepisce il pericolo incombente pur non localizzandone la fonte e quindi si comporta da "ipnotizzato" stando immobile davanti al proprio carnefice.

Raccoglierle

come andrà a finire?

Approfittando del tempo libero estivo potete cercare qualche giovane esemplare o qualche adulto verso i primi di settembre passeggiando in mezzo all'erba alta (qui a Genova sembrano preferire le alture prive d'alberi e battute dal vento, meglio se sono presenti cavallette). I maschi e le femmine si distinguono facilmente: il maschio è smilzo con antenne lunghe ed 8 segmenti addominali, la femmina presenta un addome più o meno dilatato (con soli 6 segmenti) ed è più massiccia (vedi foto a lato, il maschio è quello a sinistra).

Una raccolta alternativa può essere effettuata sollevando sassi nella speranza di trovarci sotto un'ooteca attaccata, che sia "occupata" (si possono infatti rinvenire anche ooteche dell'anno precedente vuote); in questo caso è meglio cercarle ai primi freddi di fine ottobre. Conservatele al fresco fino a primavera, in modo da non causarne una schiusa precoce in pieno inverno che vi impedirebbe di liberare i piccoli in eccesso.
Per pigrizia e per avere un minore impatto ambientale io ho preferito sempre usare il primo sistema, infatti è molto più facile allevare un paio di mantidi adulte (anche se solo per un paio di mesi) che un "branco" di micropredatori.
La forma tipica della mantide religiosa è verde, tuttavia nelle regioni centro-meridionali ed in Liguria esistono esemplari color paglia: un evidente adattamento ai prati di erba secca che le ospitano.

Allevarle

amore senza banchetto

L'allevamento non presenta grossi problemi: se la teca è grande (almeno 80x50x80 cm) potete anche azzardarvi a tenere insieme più esemplari, vedrete così gli atteggiamenti "terrifici" con cui le mantidi dello stesso sesso a volte si sfidano (allargano le ali ed aprono le zampe raptatorie mostrando le due macchie nere che si trovano all'interno). Per ridurre l'aggressività intraspecifica nutritele a sazietà con grilli e larve della farina, eviterete così atti di cannibalismo, che tuttavia diverranno imprescindibili se avete delle femmine ovigere. L'acqua va somministrata vaporizzando leggermente la teca (potete anche darla direttamente ai singoli esemplari con un contagocce, da cui berranno senza scomporsi).

Ad un certo punto cominceranno a deporre le prime ooteche, preferenzialmente sul fondo dell contenitore. Questo per me è sempre stato il segnale che era ora di riportarle al loro luogo d'origine, per permettere loro di deporre in natura. Le ooteche già deposte vanno poste a riparo di quache sasso o nelle fessure di un muretto a secco, non esposto a sud. Se deciderete farle schiudere in cattività e di allevarne i piccoli, ricordate di mantenere l'ooteca ad un discreto grado di umidità, un breve passaggio freddo/caldo le farà schiudere prima. I piccoletti vanno messi in uno spazio ampio, se no cominceranno a nutrirsi l'uno dell'altro, e saziati inizialmente con collemboli, drosofile e grillini neonati.

Se lo spazio a vostra disposizione non è molto vi consiglio di allevare gli esemplari singolarmente e di permettere gli accoppiamenti solo quando il ventre della femmina è ben tondo (come quello nella foto dell'accoppiamento qui a fianco). Io ho usato delle scatole in plastica trasparente forandole ripetutamente con un ago incandescente per favorire il ricambio d'aria, ponendo una garza al posto del coperchio ed arredandole minimalisticamente con un po' di terra ed un rametto. E' fondamentale che l'altezza del contenitore consenta agevolmente la muta dell'insetto quindi dovrete calcolare una distanza dal fondo pari a circa 3 volte la lunghezza dell'animale.

L'accoppiamento non è preceduto da alcun rituale, il maschio si limita a "saltare in groppa" alla femmina, a tutta velocità, approfittando della sua prima distrazione (sembra che pensi: "se mi vuoi mangiare amen, ma prima dammi qualcosa in cambio"). Come ho detto se la femmina è ben nutrita il maschio la scampa e l'accoppiamento si conclude, con la soddisfazione di entrambi, dopo una decina di minuti, potendo però ripetersi nelle ore successive.
Una volta fecondata la femmina depone nell'autunno fino a 3-5 ooteche (capsule schiumose piene di uova che solidificano all'aria assumendo una consistenza simile al cartone), da cui schiuderanno a primavera le nuove micro-predatrici.