Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Che cos'è un Collembolo?

I Collemboli (Springtails per gli anglosassoni), a discapito del loro anonimato, rappresentano uno dei più abbondanti (7500 specie) e diffusi ordini di artropodi che vivono nel terreno.
Sistematicamente sono divisi in due gruppi, Arthropleona e Symphypleona, distinguibili per la forma del loro corpo: slanciati, cilindrici e con segmenti ben visibili i primi; tozzi, globulari e con segmenti addominali e toracici indistinguibili i secondi.

Di dimensioni contenute (raramente superano i 2-3 mm) sono caratterizzati da un tegumento poco sclerificato che li costringe a vivere in luoghi ad elevata umidità. Tipica dei Collemboli è l'attitudine a compiere salti improvvisi (mia moglie li ha ridenominati "pulcette"). L'organo preposto a tale funzione è la "furca", portata dal quarto segmento addominale. Le capacità "salterine" si trovano però confinate alle specie che frequentano la superficie del terreno e non a quelle fossorie.

Le uova sono deposte a gruppi o singolarmente e la durata dello sviluppo embrionale dipende dalla temperatura e dall'umidità. I Collemboli raggiungono la taglia massima passando attraverso 6-8 mute, ma la maturità sessuale è raggiunta prima dell'ultima muta. Il ciclo vitale delle specie più rapide è di una nuova generazione al mese, altre hanno un ciclo annuale, legato alle stagioni.

I collemboli colonizzano gli ambienti più disparati dai ghiacciai alle grotte, preferendo in genere la lettiera di foglie ed humus dei boschi. L'alimentazione dei Collemboli è costitutita da un complesso di svariate sostanze: batteri, alghe, spore, ife fungine, tessuti vegetali vivi e in decomposizione. L'umidità condiziona la distribuzione dei Collemboli, i quali si aggregano nelle zone con umidità vicina alla saturazione.

Procurarsi dei collemboli

Se avete in casa qualche pianta amante dell'umido, in un vaso di coccio ben stagionato, è facile che li abbiate già notati in occasione delle innaffiature. All'arrivo dell'acqua affiorano dal terreno minuscoli insettini bianchi intenti a correre e saltellare per non farsi travolgere dalla "piena". Questi si guadagnano da vivere nutrendosi del sottile strato di funghi che ricopre il vaso stesso e dell'occasionale materiale vegetale in decomposizione (ad esempio una vecchia foglia caduta nel vaso stesso).

Questa fonte di collemboli rappresenta, secondo la mia esperienza, la soluzione migliore: si tratta di animali che già vivono alla temperatura di casa e che possono essere raccolti senza il rischio di prelevare anche predatori o acari dal terreno di un luogo aperto. Queste specie "da appartamento" risultano molto produttive solo con temperature sopra i 20°C, ottimalmente sui 23-24°C, mentre a temperature più basse, pur vivendo senza alcun problema, stentano ad andare a regime.
Se non li trovate nei vasi di casa, a volte è possibile procurarsi dei collemboli anche visitando la serra di qualche florovivaista, purchè questo non faccia uso di pesticidi, cosa ormai rara.

Se queste fonti vi sono precluse, non vi resta che recarvi in un bosco caducifoglie dopo un periodo di piogge, scegliere un punto ombroso e umido, e sollevare qualche sasso, pezzi di legno marcio, o la copertura di foglie. Con un po' di fortuna troverete una zolla brulicante di collemboli, solitamente nei pressi di un micelio fungino, che dovrete raccogliere in fretta ed inscatolare in modo ermetico per evitare la fuga delle "pulcette" e/o la loro disidratazione. Tenete tuttavia conto che potreste imbattervi in specie a ciclo riproduttivo stagionale, che genereranno una colonia ad espansione molto lenta. Consiglio di privilegiare ad occhio le forme tipiche saltellanti rispetto a quelle più tozze e statiche, che nella mia esperienza non divengono mai abbastanza produttive.
Grazie alla crescente fama dei collemboli, oggi è anche possibile trovarli in vendita su siti specializzati in cibo vivo, ovvero da appassionati che ne hanno in eccesso.

Allevarli

I collemboli vengono impiegati principalmente per due scopi: come pulitori di terrari umidi (insieme agli isopodi), ovvero come fonte di cibo vivo per anfibi e rettili di taglia molto ridotta.
Sul web ho visto descritti vari sistemi, tra cui il più facile consiste nel mettere un bel po' di terra, foglie e detriti vegetali in una vaschetta, tenerla ben umida e lasciare alla natura fare il resto. Resta il fatto che, in queste condizioni, l'unico modo per utilizzarli consiste nello spostare parte del substrato che li contiene direttamente nel terrario del predatore, inoltre l'assalto degli acari immessi involontariamente è sempre in agguato.

Personalmente ho preferito utilizzare sistemi di coltura che mi permettessero di quantificare a colpo d'occhio la quantità di collemboli presenti, nonchè di trasferirli agevolmente.

Metodo 1: con nascondigli ridotti

Questo primo metodo è da preferire se avete bisogno di produrre molti collemboli da prelevare frequentemente. A questo scopo utilizzerete una vaschetta con tre centimetri di sabbia fine (di fiume mi raccomando) ben pressata sul fondo bagnandola finchè il livello dell'acqua si trovi pochi mm sotto la superficie della sabbia stessa. A questo punto aggiungerete i collemboli. Per aumentare la superficie a disposizione potete aggiungere, con parsimonia, qualche foglia di faggio, o qualche buccia di arancia non trattata (che ammuffendo fornirà succulenti funghetti di cui i Collemboli si nutriranno). L'aggiunta di un batuffolo lana di perlon (quella per filtri d'acquario), in cui i collemboli si annideranno, sarà utilissima per recuperarli ogni volta che dobbiamo prelevarne un po'.

L'allevamento sarebbe bell'e fatto! Ma volendo avere una produzione elevata aggiungerete mangime in scaglie per pesci ben polverizzato come cibo supplementare. La quantità dovrete regolarla a occhio: ad inizio allevamento, con pochi collemboli, basterà un pizzichino per una settimana. Ad allevamento a regime dovrete aggiungere quantità adeguate anche a giorni alterni. Fortunatamente i collemboli mangiano anche funghi e lieviti per cui eventuali avanzi non consumati saranno comunque utili... se non si esagera troppo. Controllate il livello dell'acqua che non si abbassi, eliminate le bucce d'arancia marce (ma potete tranquillamente evitare di metterle) e tenete il recipiente ben chiuso (ad eccezione dei pochi buchetti necessari a garantire lo scambio d'ossigeno).

Visto che il loro ciclo riproduttivo non è proprio comparabile a quello di una drosofila, sarà utile avviare più vaschette in tempi diversi, per essere sempre a regime. Quando volete somministrarli non avete che da raccogliere il batuffolo di perlon, o qualche foglia e scrollarli davanti al musetto soddisfatto di una giovane Dendrobates, o ai cheliceri vibranti di un salticide.

Metodo 2: semi-naturale

Se volete allevare i Collemboli per osservarne il comportamento, potendone comunque prelevare un buon numero a coltura avviata, vi propongo un secondo metodo, provato più di recente, ed oggetto della revisione di questo articolo.

In questo caso si porrà sul fondo della loro vasca d'allevamento dell'ammendante torboso, lo si bagnerà abbondantemente, e poi lo si premerà contro il fondo del recipiente (tenendolo inclinato) così da far uscire la maggior parte dell'acqua in eccesso. Questo formerà una "mattonella" spessa alcuni cemtrimetri, molto bagnata ma non fradicia, abbastanza compatta da non far sparire tutti i collemboli al suo interno. Certo resteranno alcune "crepe" e lo spazio tra i bordi della vasca e la mattonella d'ammendante, in cui molti collemboli troveranno rifugio, ma questo non sarà un problema quando il loro numero sarà divenuto elevato.

In questa modalità d'allevamento ho anche provato a nutrire i collemboli con un cibo più naturale: il lievito di birra, distribuendolo in piccoli pezzi direttamente sul substrato.
Iniziando con poche decine di esemplari recuperati da un vaso di Phalaenopsis, l'allevamento è partito lentamente, ma in pochi mesi la vasca brulicava di collemboli, tanto che per aumentare la superficie disponibile ho dovuto aggiungere dei pezzi di corteccia. L'uso del lievito di birra fresco presenta pregi e difetti, legati alla temperatura di stabulazione. Infatti a temperature più basse si conserva vitale sul substrato per settimane ed i collemboli pasturano perennemente nelle sue vicinanze (ma raramente ci salgono sopra), mentre in estate degenera nel giro di due giorni irrancidendo e non essendo più appetito. Di conseguenza posso caldeggiare l'uso del lievito solo d'inverno e nella mezza stagione, vi eviterà di dover somministrare cibo spesso negli allevamenti a regime. Tuttavia d'estate sarà più pratico utilizzare il mangime in fiocchi.

Un'ultima curiosità: nei miei allevamenti di collemboli ho sempre e solo notato individui di taglia adulta o subadulta, mai soggetti giovani, che ignoro dove vadano a nascondersi (nel substrato non li vedo). Forse la mia specie è di quelle che depone singole uova grandi, generando direttamente individui abbastanza cresciuti? Se qualcuno sapesse risolvere questa mia perplessità gli sarò grato!