La febbre del sabato sera

Alla ricerca dei Pelobates: una cronaca 'a caldo'
(articolo del 19/5/2002)


Il 18/5/02, grazie ad Emanuele, ho potuto trascorrere una giornata ed un sabato sera davvero insoliti: ecco come è andata...

Emanuele parlava da tempo di una fatidica visita ad un sito lombardo di riproduzione dei Pelobates ed improvvisamente, il 17 sera, mi telefona per segnalarmi che in grande giorno è arrivato. Dopo una seduta parlamentare con mia moglie riesco ad ottenere parere favorevole e decido di accettare. Così il giorno seguente incontro Sebastiano, esperto di anfibi nostrani nonchè relatore della futura tesi di Emanuele, che ci scarrozza in quel di Somma Lombarda, area facente parte del parco del Ticino. Qui ci attende Augusto, un dottorando profondo conoscitore del sito naturalistico in questione, impegnato nel monitoraggio e nella reintroduzione del Pelobates in siti ove si sia estinto.

Alle 16:30 scendiamo dalla macchina e scopro così di non essere assolutamente attrezzato per quello che mi aspetta: avevo le scarpe di corda per esplorare una zona paludosa! Amen. Effettuiamo un primo 'giro' di circa 2 ore e mezza per visitare tutta l'area alla luce del sole, il posto è magnifico: una grossa foresta di querce e robinie con numerosi prati, canali e stagni. Durante questo percorso osserviamo alcune rane dalmatine che ci attraversano il sentiero allontanandosi a grandi balzi. Augusto ci spiega che nel sito, oltre alle dalmatine, sono presenti rane verdi, rospi comuni, tritoni crestati e punteggiati. Nonostante che i laghetti più grandi siano anche colonizzati dagli immancabili pesci gatto e persici sole la popolazione di anfibi non sembra soffrirne.

Effettuando qualche guadinata delle rive individuiamo girini di rana dalmatina in avanzato stato di sviluppo, girini neonati di raganella (qui si trova solo Hyla intermedia) e di tritone punteggiato... ma nessun Pelobates. Nel guadino restavano spesso impigliate anche delle nepa (scorpione d'acqua), ed alcune larve ed adulti di ditisco. Per il resto abbiamo osservato a terra un toporagno, dei carabi, qualche geometride, molti tomisidi ed altri piccoli organismi.
In assoluto l'artropode più rappresentato era comunque la zanzara in formato "elicottero corazzato": non ci hanno lasciato un momento in pace! Il terrore per questi vampiri ci aveva anche fatto per un attimo dubitare dell'opportunità di ripetere il giro di notte alla ricerca dei Pelobates!

Finito il primo giro, già molto soddisfatti, torniamo in paese per una pizza ed un po' di relax. Alla pizzeria intavoliamo una vivace conversazione sugli anfibi italiani e non, la bontà delle cosce di rana, l'etica del terrariofilo... ed i commercianti senza scrupoli. Chissà che pensavano di noi ai tavoli vicini?!
Alla fine del dessert risaliamo in macchina e torniamo al sito. Per fortuna (o quasi, visto che cominciavo a sentire uno strano mal di gola) la temperatura era calata notevolmente rendendo le zanzare meno moleste. Di nuovo la mia impreparazione a queste spedizione si fa palese: non avevo con me una torcia! Per fortuna il buon Emanuele, previdentissimo, ne aveva due.
Se non altro ora sarete convinti che non sono un superesperto/tuttologo!

L'escursione notturna è stata effettuata rimanendo sul sentiero per evitare di pestare qualche anfibio nell'erba. Il paesaggio si fa improvvisamente molto interessante: decine di Rana dalmatina saltano in ogni direzione, così posso finalmente 'immortalare' alcune loro variazioni cromatiche.
Dagli stagni si sente un concerto imponente di rane verdi e raganelle. Alcune raganelle si trovano tuttavia sul sentiero letteralmente accovacciate nel fango umido, probabilmente per captare l'umidità senza recarsi all'acqua. La strana particolarità che abbiamo notato con Emanuele è che la maggior parte di questi esemplari erano fammine, mentre in natura la sex/ratio dei nostri Hylidi è decisamente sbilanciata in senso opposto (dai 10 ai 20 maschi per femmina).
Pensiamo che possa essere un comportamento delle femmine, che hanno già deposto, per sfuggire alle eccessive attenzioni dei maschi. Più avanti troviamo alcuni rospi comuni, la loro particolarità è una taglia decisamente inferiore se confrontata a quella delle popolazioni Liguri (sottospecie B. b. spinosus): le femmine erano lunghe circa 10 cm ed i maschi 8 (zampe escluse), insomma dei simpatici nanetti. Un rospetto più piccolo ci ha anche inizialmente tratto in inganno facendoci credere di aver trovato il fatidico Pelobates.
In un punto in cui la strada sfiorava la sponda di un grosso stagno vediamo finalmente le prime rane verdi all'asciutto (era tutto il giorno che avrei voluto fotografarle, ma erano inavvicinabili in acqua). Così posso nuovamente immortalare alcune variazioni cromatiche di questa popolazione (per essere rane verdi di verde ne avevano poco). Avvicinandoci alla riva di quel medesimo punto avvistiamo una Natrix natrix in caccia notturna: Augusto ci spiega che questi laghetti sono colonizzati da Natrix natrix e N. tessellata, mentre nei boschi abbondano le Elaphe longissima: noi liguri ci stupiamo non poco per i costumi della natrice, le nostre sono infatti decisamente diurne.

Il primo giro finisce -quindi- con una bella carrellata di anfibi, ma senza l'ospite d'onore! Nonostante l'ora tarda decidiamo di riprovarci con un altro giro... lo spettacolo è il medesimo ed il protagonista ci snobba. Alla fine gettiamo la spugna: io sono comunque soddisfatto, non avendo mai visto tanti anuri in poche ore, Emanuele si rassegna, Sebastiano dà appuntamento ad Augusto per un nuovo giro il prossimo anno... magari dopo un forte piovasco per incrementare le nostre possibilità.

Torniamo a casa, un passaggio in motorino e varco il portone. Sono le 4:20, tra circa due ore mi aspetta la sveglia di mia figlia per la pappa mattutina... mi infilo nel letto e sento uno strano formicolio alla schiena, mentre la gola, che fino ad allora non si era fatta troppo notare, diviene rovente... la temperatura si alza rapidamente... ora so che cos'è la febbre del sabato sera!
Che sia troppo vecchio per queste uscite???

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