Incitamento al rispetto di qualsiasi forma di vita.
In questo articolo per il mugugnone, desideravo far notare un aspetto della natura che spesso passa inosservato, ma che in realtà ha un’importanza magistrale: e cioè che molte forme di vita dipendono da altre; così se ne uccidiamo direttamente una, di conseguenza ne uccideremo indirettamente un’altra (se non molte altre). Se ad esempio sterminiamo gli insetti di uno stagno con i pesticidi per eliminare le zanzare tigre (e quest'estate è successo in numerose regioni italiane), va da sé che moriranno di fame (se non direttamente avvelenati) anche tutti i pesci e gli anfibi ivi presenti.
Qui di seguito porto altri esempi tanto dimostrativi (e che rendono l’idea), quanto affascinanti:
- Il primo esempio che mi viene in mente, perché il più comune, anche se proprio per questo motivo passa inosservato, è la necessità degli uccelli di nidificare sugli alberi. Se si taglia un albero, oltre a togliere una fonte importante di ossigeno per l’intero mondo animale, si elimina la possibilità di nidificare e, quindi, di riprodursi, agli uccelli. Ciò accade in tutto il globo terrestre e oltre a mettere a rischio l’esistenza di molte specie di uccelli mondiali, la deforestazione comporta la distruzione di un luogo in cui vivere a molti altri mammiferi, rettili e insetti.
- Per il secondo esempio dobbiamo andare in una parte della Terra, importantissima dal punto di vista della biodiversità animale e nota a tutti: l’Amazzonia. Come si sa è una zona, nonostante sia importantissima e protetta da leggi internazionali, molto a rischio, dato che esiste una continua deforestazione attuata dalle tribù locali (che lo fanno per campare) e da certe multinazionali (che lo fanno per arricchirsi) in corso. Qui gli alberi abbattuti sono una grande quantità, ma per capire l’importanza che ognuno di questi ha, basti pensare che su uno solo di questi alberi si trova una tale biodiversità florofaunistica che è diversa dall’albero accanto! Certo sono alberi centenari e alti diversi metri, ma ognuno di questi (oltre a fornire rifugio, alimento, casa a numerose specie ornitologiche ed erpetologiche) racchiude centinaia di specie entomologiche endemiche solo di quell’albero! Quindi basta abbattere un solo albero amazzonico e si perdono centinaia di specie di insetti e anche di piante (per lo più epifite) che non sono mai state classificate, né studiate!
- L'ultimo esempio (ma vi assicuro che la natura ne offre un’infinità) è un po’ meno noto. Si tratta di una vera e propria 'dipendenza esistenziale' che coinvolge un mollusco ed un pesce, i quali per perpetuare le proprie specie hanno bisogno l’uno dell’altro. Per descrivervi questa 'storiella', preferisco usare le parole dal libro di un noto naturalista inglese, Gerald Durrell, grazie al quale ho scoperto questa strana convivenza (delimitata solo al periodo degli amori) di questi due animali tanto diversi, quanto bisognosi l’uno dell’altro:
"C’era per esempio quel curioso pesciolino ciprinide, il Rhodeus amarus, che usa la unio o cozza d’acqua dolce come una sorta di babysitter. Nel periodo della riproduzione, la femmina del ròdeo sviluppa uno straordinario ovopositore, lungo e leggermente ricurvo, che sembra fatto di plastica bianca; poi, accompagnata dal marito, va in ricerca di una babysitter. Le cozze d’acqua dolce, lunghe da una dozzina a una quindicina di centimetri, giacciono nel fango, su un fianco, e somigliano molto a dei ciottoli ovali lievemente appiattiti. A un’estremità della conchiglia hanno due sifoni, uno esalante e l’altro inalante. Attraverso quest’ultimo la cozza aspira l’acqua, ne estrae il cibo che essa contiene, e poi la espelle, filtrata dei suoi elementi nutritivi, dall’altro sifone. Entrambi i sifoni hanno l’aspetto di piccole bocche rotonde, e la cozza, se messa in allarme, può chiuderli ermeticamente. I ròdei sembrano rendersene conto, e scelta la cozza che deve far loro da balia la circondano e la percuotono ripetutamente col capo. Il povero bivalve, spaventato, serra i sifoni per difendersi dal pericolo potenziale; ma i ròdei seguitano a battere come arieti, e alla fine la cozza conclude che quel martellamento costante dev’essere innocuo, si rilassa, i sifoni si riaprono e riprendono la loro normale attività. I pesci non aspettavano altro. La femmina nuota sopra la cozza, ficca il suo lungo ovopositore nel sifone esalante e depone le uova, simili a bianche e minuscole palline da ping-pong", continua così: "Appena le uova sono deposte, il maschio si accosta al sifone e le feconda", conclude così: "Sistemata nella cozza e fecondata l’infornata di uova, i genitori se ne dimenticano, e il resto del processo è lasciato alla balia. E’ un processo molto curioso, perché ciò che accade adesso è davvero sorprendente. Quando le uova di ròdeo si schiudono, la cozza depone a sua volta le uova, da cui nascono le future generazioni di cozze, che a questo stadio assomigliano a minuscole nacchere dotate di uncini. Mediante questi uncini le uova si attaccano ai piccoli ròdei, e quando i pesciolini lasciano la conchiglia-nursery e nuotano via nello stagno portano con sé uno stuolo di piccole cozze che poi si staccheranno per formare altre colonie di molluschi molto lontano dai loro genitori".