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L'analisi delle feci

frequenti quanto indesiderati: i NEMATODI L'analisi delle feci rappresenta sicuramente l'esame laboratoristico più richiesto in campo terraristico, questo andrebbe effettuato non solo su ogni animale di cattura, ma routinariamente su tutti i nostri amici insoliti. L'ingresso di un solo individuo infetto in un allevamento -per piccolo che sia- espone infatti tutti i soggetti ad un potenziale contagio, anche se questi non entreranno mai in contatto diretto col "malato".

I due momenti clue in cui effettuare questa indagine sono la primavera, intesa come periodo che precede gli accoppiamenti, e l'autunno, prima di permettere ai nostri animali di ibernare. Il perchè della scelta risulta immediatamente chiaro: il periodo riproduttivo fa "incontrare" soggetti diversi, che potranno trasmettersi malattie, ed inotre rappresenta il periodo di massimo stress per le femmine, che dovranno produrre una, o più covate, consumando le proprie energie. Viceversa il periodo di ibernazione, rallentando il metabolismo dei nostri amici, li esporrà a facili proliferazioni incontrollate dei parassiti.

A cosa serve e a cosa non serve: l'analisi fecale viene solitamente impiegata per identificare i principali parassiti "macroscopici", o le loro forme di diffusione (uova e cisti). Tipicamente potranno essere individuati vermi intestinali cilindrici del phylum dei Nematodi (Ascaridi, Strongiloidei, Ossiuridi...), proglottidi (segmenti corporei) di vermi piatti (i Cestodi, parenti stretti della nostra Tenia nonchè "cugini" delle planarie), ed i principali protozoi (Entamoeba sp, coccidi come l'Eimeria o il temutissimo Cryptosporidium, Giardia sp, ecc).
Ancora oggi l'analisi delle feci utilizza sistemi poco specifici -fondamentalmente un riconoscimento "ad occhio"- che permettono a grandi linee di identificare almeno la classe/famiglia di appartenenza del parassita... quel che basta per poter decidere una terapia appropriata senza sapere "nome e cognome" del nostro nemico... il che -alle volte- crea seri problemi.

Quello che un'analisi delle feci non può fare è identificare protozoi o virus, per i primi è necessaria un'analisi microbiologica, mettendo in atto diversi protocolli di coltura e procedendo poi a vari test biochimici e/o genetici. Riguardo ai virus siamo letteralmente all'età della pietra e solo pochi laboratori di addetti ai lavori potrebbe tentarne un'identificazione... in questi ultimi casi tuttavia la sintomatologia delle forme più gravi è abbastanza dirimente... e comunque non esistono cure.
Dimenticavo... naturalmente l'analisi delle feci non vi farà diagnosticare i parassiti con localizzazione diversa (es polmoni, sangue ecc) salvo alcune eccezioni.

feci avvolte nel muco: segno sicuro di patologia Occhiometria, ovvero imparate ad osservare: quello che sto per dirvi apparirà scontato, ma di fatto l'analisi delle feci che potete fare osservando le deiezioni fresche dei vostri beniamini ad occhio nudo è la più importante! Se avete visto delle feci sane, vi salterà immediatamente all'occhio se queste sono cambiate. Tipicamente i sauri insettivori emettono feci molto scure, ben secche, ed accompagnate da una quantità variabile (da un terzo ad un ottavo) di urati cristallini bianchissimi (le urine disidratate).
Colore e consitenza possono variare di più in animali onnivori, nei serpenti (digerire un mammifero/uccello intero non è uno scherzo!) e in accordo al colore stesso degli alimenti.
I tipici segni di una patologia sono: feci molli e/o liquide, espulsione di acqua, presenza di muco (vedi foto), presenza di macchie rossastre negli urati e... non ultimo... un aumento deciso della puzza, o la presenza di evidenti grossi vermi (in genere ascaridi)! Se notate uno o più di questi sintomi sicuramente c'è un problema intestinale e, nel 99% delle volte, un parassita individuabile con una banale analisi delle feci. Questa costa poco e, se allevate pochi animali, non giustifica di tentare il fai-da-te. La rapida diagnosi e la cura -sempre suggerita per modalità e dosi da un veterinario competente- permetterà ai vostri amici una rapida guarigione, prima ancora che i sintomi degenerino in una vera patologia.

URATI: i cristalli inerti che costituiscono la parte bianca delle feci... in realtà si tratta di urine disidratate La raccolta dei campioni deve tuttavia essere fatta con una certa accuratezza: dovrete munirvi di un barattolino ben pulito, meglio se sterile, e raccogliere feci freschissime, possibilmente appena emesse. Se non potete portare il campione ad analizzare entro le due ore successive sarebbe meglio conservarlo (ben chiuso!) in frigorifero, sempre che i familiari ve lo consentano. In alternativa potete preparare ad hoc dei siberini ben freddi da usare per la refrigerazione in un'apposita scatola di polistirolo.
Un accorgimento che evita tutte queste compliazioni consiste nel tenere pronti dei barattolini sigillati con soluzione fisiologica e formalina al 4%: le feci immerse in un simile medium hanno il vantaggio di perdere ogni odore e di conservare i parassiti perfettamente fissati anche per settimane. Personalmente trovo che questo semplice espediente risolva ogni problema di falsi negativi -dovuti a malconservazione del campione- e quindi sia la scelta preferenziale... inoltre non è male poter decidere di effettuare le analisi quando si preferisce, piuttosto che sottostare ai "capricci" di un amico insolito che soffra di stitchezza!.

Analisi fai-da-te? effetturasi le analisi in proprio non è banale, ma neanche trascendentale; poichè tuttavia comprare un microscopio ed un atlante di parassitologia non è propriamente economico, una simile scelta può essere dettata fondamentalmente da due ragioni: una vera passione per l'indagine scientifica, o svariate decine di animali da analizzare e monitorare (es se avete frequenti immissioni di animali di cattura nel vostro stock)!
Se vi accingete al fai-da-te e non avete alcuna base di biologia / parassitologia / microbiologia ed un minimo di esperienza laboratoristica, sarebbe molto meglio appoggiarvi a qualcuno con un minimo di competenza nel campo per evitarvi tanti piccoli problemi "tecnici", notevoli perdite di tempo e i non rari casi di falsi positivi e negativi. Tuttavia con la buona volontà si può tutto e questo campo non fa eccezione.

frammento di esoscheletro chitinoso di grillo con alcune setole Preparazione dei campioni: se non avete attrezzature più specifiche potete arrangiarvi con quel che trovate in casa: il coperchio di un barattolo come piano d'appoggio e due stuzzicadenti per la sezione; sarebbe anche utile avere delle pipette usa e getta per manipolare i liquidi... ma, in loro vece, potete recuperare il contagocce di qualche medicinale, o acquistare una siringa, di cui scarterete subito l'ago per evitare guai. Di feci ve ne servono poche quindi, se avete un'iguana adulto o un pitone moluro, limitatevi a raccoglierne un piccolo frammento superficiale (di solito la superficie è più ricca di parassiti rispetto all'interno), prediligendo la parte vicina agli urati, che è la prima ad uscire dalla cloaca.
La prassi tradizionale prevederebbe di scartare a priori il muco e -se presente- l'acqua fuoriuscita con le feci, tuttavia in passato ho riscontrato che questa pratica è fuorviante ed è meglio raccogliere con la punta dello stuzzicadenti un po' di muco e/o una goccia d'acqua da analizzare così com'e al microscopio... potreste avere delle sorprese!

Posizionate il campione di feci (diciamo una piccola sfera di circa 8-10 mm di diametro) sul coperchio ed aggiungete alcune gocce di soluzione fisiologica (9 gr. di sale da cucina in un litro d'acqua... possibilmente fatta bollire in anticipo e poi conservata in frigo); con gli stuzzicadenti cercate di frammentare il più possibile le feci fino ad ottenere una "fanghiglia" uniforme nel minor volume possibile.

Analisi diretta: anche se questo sistema è molto noioso, perchè dovete andare a stanare i parassiti in mezzo ad un sacco di materiale inerte, consiglio di non scavalcarlo, specie se l'analisi per flottazione (che descriverò nel prossimo paragrafo) dovesse aver dato risultati negativi. Prendete 2-3 gocce della "fanghiglia" di cui sopra e stemperatela in mezzo ml di fisiologica, mescolate in un recipiente stretto e profondo (idealmente in una provetta), lasciate depositare sul fondo, o in superficie, i pezzi più "grossi" per 15 secondi e poi raccogliete, senza turbolenze, alcune gocce del campione, disponendole sul vetrino da microscopio. Posizionate quindi il vetrino coprioggetto (occhio alle fuoriuscite) e cominciate ad osservare.

Oocisti di COCCIDI contenenti svariate sporocisti Vi consiglio di cominiciare ad orientarvi con bassi ingrandimenti (idealmente un obiettivo 20x corredato con oculari 10x = circa 200 ingrandimenti), queste ottiche non vi permetteranno di osservare/riconoscere la maggior parte dei parassiti unicellulari, ma vi faranno distinguere benissimo le parti inerti che costituiscono le feci normali dei nostri amici: setole di grillo, frammenti di esoscheletro di vari artropodi, cellule di sfaldamento ecc... sarebbe molto meglio che vi faceste inizialmente le ossa su campioni di animali sicuramente sani, così da imparare a distinguere senza dubbi il "background" inerte.
A 200 x potrete comunque identificare facilmente i piccoli nematodi (lunghi circa da 1/4 a 2 mm) che si agitano muovendosi a S nel tentativo di spostarsi. Tenete presente che la presenza di molti vermetti è indice di una vera infestazione, perchè di norma questi cercano di non farsi espellere con le feci e quello che vedete voi è la classica "punta dell'iceberg"! Per fortuna molti nematodi non attaccano direttamente l'ospite, ma si limitano a scroccare il cibo che transita nell'intestino... comunque sarà meglio sloggiarli.
Una volta ambientati, potrete passare ad ingrandimenti più elevati: 400x-1000x cercando uova, cisti e protozoi. Tenete conto che, già ad ingrandimenti bassi, li si può individuare muovendo rapidamente la messa a fuoco del microscopio, infatti appariranno come piccole sfere/ovali dai bordi rilucenti. Allo stesso modo osserverete i campioni di muco e acqua (questi vi facilitano il compito perchè sono relativamente limpidi).

Esula dal tema di questo articolo parlarvi dell'identificazione dei parassiti e, anche se esistono alcuni siti americani con del materiale on-line, vi consiglio di acquistare un bel manuale di parassitologia veterinaria, unico modo per non limitarvi a cerare meccanicamente le immagini dei vostri nemici, ma per conoscerli più a fondo, il che spesso è fondamentale e necessario per poterli davvero identificare con certezza!

La flottazione: chiudiamo questo articolo con la tecnica più usata per isolare uova, cisti e protozoi, si tratta in pratica di creare una soluzione liquida ad elevata densità che spinga in superficie i parassiti presenti nell'intero campione, permettendoci di concentrarli e di raccoglierli in un piccolo volume da osservare. Le soluzioni adottabili sono molteplici, ma comunque tutte a buon mercato... sempre che non usiate i kit commerciali! Come procedere: qualsiasi soluzione abbiate scelto la preparazione è simile. Partendo dal pressupposto che non abbiate accesso ad una centrifuga da banco il processo di separazione per densità sarà un po'lento perchè passivo. A questo punto avete davvero bisogno di una provetta (del tipo usato per l'analisi delle urine), o comunque di un recipente similare cilindrico e stretto che possa contenere circa 15 ml di volume, avendo una superficie superiore ridotta (meno è meglio funzionerà).
Mescolate al massimo 1 ml della vostra "fanghiglia", preparata come detto in precedenza, con 14 ml della vostra soluzione "densa", filtrate tutto attraverso il filtro di una bustina da te (senza il te dentro!) ovvero usando della garza (almeno 3 strati o passa tutto... comunque meno efficace) e raccogliete la soluzione nella provetta (trovatele una sistemazione stabile!). Rabboccate -se necessario- con altra soluzione "densa" pulita, riempiedola fino all'orlo, in modo da formare un menisco convesso su cui poserete un vetrino copri-oggetto da microscopio. Proprio su questo vetrino andranno a posarsi le uova e cisti spinte a galla dall'elevata densità.

Poichè questo processo è tanto più lungo quanto più piccole sono le cisti dei protozoi (le uova dei vermi sono comunque sempre più grandi, quindi salgono sù rapidamente) cautelativamente è meglio effettuare la lettura del vetrino dopo 5-6 ore, ovvero prepararlo la sera per leggerlo, con più calma, la mattina. Se nel frattempo temete possibili incidenti casalinghi è meglio non riempire la provetta fino in cima e chiuderla col suo tappo, al termine dell'incubazione raccoglierete poche gocce dalla superficie e le poserete direttamente sul vetrino per la lettura.

Conclusioni: non mi resta che augurare buon lavoro ai coraggiosi che si accingono ad entrare nell'affascinante mondo della parassitologia. Tenete comunque conto del fatto che ciò che qui ho descritto è una mera tecnica sperimentale e rappresenta solo l'inizio -la fase preparatoria- della vera analisi. Si tratterà infatti di divenire così esperti da poter discernere, tra la numerosa fauna vivente negli apparati digerenti dei nostri animali, quali sono i veri nemici e quali i normali ospiti. Questa esperinza "sul campo" è tutt'altro che banale, vista la vastità del mondo animale e la fase pionieristica in cui ci troviamo parlando della salute dei nostri amici a sangue freddo!



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