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Distocia e prolasso intestinale in una femmina di Furcifer pardalis.

Una caso disperato... con lieto fine!


Solo da poche settimane (sto scrivendo l' 1/12/04) il soggetto di cui tratterò in questo articolo è tornato a stare davvero bene. L'avventura che sto per descrivervi ha davvero dell'incredibile, vuoi per le complicazioni multiple del caso, vuoi per la felice intuizione con cui alla fine si è risolta.
Comunque sia, quanto abbiamo appena trascorso (io e "Piccola", questo è il suo nome), mi convince sempre di più che alcune specie robuste di camaleonte quali il Chamaeleon calyptratus ed il Furcifer pardalis -quando sane e ben allevate- sono davvero difficili da "uccidere". Credo che, d'ora in poi, non mi preoccuperò più se uno dei miei camaleonti salta il pasto per 2 o 3 giorni, o se una deposizione ritarda di una settimana!


L'antefatto: posseggo due sorelle di F. pardalis ambanja (varietà rossa) quasi identiche per taglia e assolutamente identiche per modalità di stabulazione. Ambedue si sono sviluppate sessualmente lo scorso giugno a distanza di circa 10 giorni l'una dall'altra, peso e misure dei due esemplari erano rispettivamente 38gr/22,5cm e 36gr/22cm (il secondo dato è quello di "Piccola").
Poichè mi sembravano troppo minute per affrontare una "maternità" non le ho fatte accoppiare anche per i due cicli successivi (la colorazione di ricettività si è ripresentata puntale circa una volta al mese).
L'esemplare che non ha avuto problemi si è poi accoppiato ed ha già deposto due covate, mentre per Piccola sono cominciati i guai...

uova di Piccola a sinistra, normali della sorella a destra Accoppiamento e digiuno: ad ogni ciclo di "estro" osservato, il peso delle due camaleontine è aumentato progressivamente, mentre la taglia ha avuto incrementi minimi (il 22 agosto le misure di Piccola erano 56gr/24cm). Nessuna delle due femmine ha mai deposto uova infertili fintanto che non si è accoppiata. Questa osservazione, confermata da quelle di altri allevatori, mi induce a credere che questa specie possa in qualche modo riassorbire le uova non deposte (probabilmente operando un blocco del loro sviluppo prima che si formi la membrana ovulare).
Tuttavia per una specie ad elevato tasso riproduttivo come questa il non accoppiarsi costituisce l'eccezione e non la regola naturale... tant'è che Piccola -al terzo ciclo riproduttivo saltato- sembrava una piccola mongolfiera, superando i 60gr di peso e cominciando a nutrirsi sempre meno.
Tengo a precisare che questa camaleontina è sempre stata sana ed è esente da parassiti, quindi, quanto osservato, non appare legato ad altre patologie.

Comunque sia, preoccupato, decisi di farla accoppiare: l'8 settembre, appena mostrati i colori della ricettività, ha avuto il privilegio di "incontrare" il mio Cyrano... ma da quel momento non ha più accettato cibo!
Preoccupato ho continuato a monitorare il peso ed il comportamento di Piccola che, a parte il digiuno, continuava a comportarsi normalmente e a bere regolarmente. Il 24/9 il suo peso era calato di 6 grammi. Da quel momento ho cominciato ad aggiungere piccole quantità di miele (una goccia ogni 3ml) all'acqua da bere, somministrandolo a giorni alterni.

il cordone di uova mummificate Deposizione, prolasso e altri guai: il 27 dello stesso mese cominciano i primi tentativi di scavo facendomi sperare che presto si sarebbe liberata del "pesante fardello". Finalmente il 3 ottobre decide di deporre: trovo 9 uova molto strane con forme a fagiolo cannellino, o tipo "saila menta", uno addirittura conteneva due uova all'interno della stessa membrana ovulare. Il 5 ottobre Piccola, dopo un'abbondantissima bevuta, emette una massa di feci "spaventosa", segno che la massa di uova impediva il normale funzionamento intestinale bloccando lo scorrimento degli alimenti... a quel punto reputo che -entro poche ore- avrebbe dovuto interrompere il digiuno, ma non è stato così!

Tutto diviene chiaro il 9/10, quando Piccola emette -con grande fatica e sforzo- un cordone costituito da circa 14 uova saldate tra loro e mummificate! Il 3 aveva dunque svuotato un solo ovario!
Proprio questo sforzo le determina il primo prolasso intestinale, facendomi convincere che per lei sia ormai giunta la fine... 32 giorni senza cibo, una deposizione difficoltosa, peso ridotto a 40gr e ora il prolasso... quante chances le avreste dato voi? Ma la speranza è l'ultima a morire. Quindi mi sono armato di un cotton fioc, ho preparato della soluzione fisiologica (9gr di sale da cucina in un litro d'acqua, il tutto fatto bollire per circa 10 minuti), ho bagnato il cotone dello stick e lentamente, con molta pazienza, ho fatto rientrare il prolasso di Piccola, pigiandolo all'interno del retto poco per volta. La cosa è parsa funzionare e piccola ha riconvertito il colore grigio cenere di cui si era dipinta nella normale colorazione bruno-arancione.
Preso dal timore che potesse collassare per la fame, ho però commesso un errore stupido ed imperdonabile, forzandola a mangiare una camola.
Devo dire che io e Piccola siamo comunque stati fortunati, perchè questo fattaccio era avvenuto di domenica, ed ero quindi potuto intervenire prontamente... ma quando la camola ci mette la coda...

il prolasso Secondo prolasso e terapia: l'idea del pasto forzato era stata pessima e due sere dopo -al ritorno dal lavoro- ne ho avuto la conferma, trovando Piccola nuovamente con l'intestino estroflesso e, peggio, con visibili segni di necrosi (degenerazione tissutale dovuta alla morte delle cellule) nella parte distale del prolasso. Doveva essere in quello stato da ore! Il suo colore ed il suo aspetto non mi dicevano nulla di buono, la colorazione cenere era ora più scura ed il casco appariva "scavato" come non mai, segno di disidratazione e pressione bassa.

In quel momento mi sarei picchiato, ma a che serve? Così ripeto l'operazione già eseguita, faccio rientrare il prolasso e decido di passare alla controffensiva... era ora di inventarsi una terapia!

Preparo quindi -inventandolo sul momento- il "pappone miracoloso", costituito da 1/6 di biscottino nipiol per neonati (avere delle bimbe piccole è sempre utile!), un po' d'acqua ed una goccia di "Streptomagma", uno sciroppo della Whitehall usato per curare sintomatologicamente le coliti.
Ho scelto questo sciroppo non a caso, infatti i principi attivi su cui si basa sono tutti naturali (caolino, pectina ed ossido d'alluminio) e di minima tossicità perchè non assorbiti a livello intestinale.
Il caolino è noto per agire come adsorbente per le tossine (molti animali vegetariani della foresta pluviale arricchiscono la dieta mangiando frammenti di rocce friabili che lo contengono per evitare di essere intossicati dalle piante velenose), l'ossido d'alluminio ha funzioni antiinfiammatorie, mentre la pectina gelifica il surplus di liquidi evitando l'espulsione di feci liquide.

La terapia continua identica, ogni giorno, per 10 giorni consecutivi. In questo periodo Piccola comincia lentamente a risalire la china: inizialmente passa ore sonnecchiando sdraiata direttamente sul tubo fluorescente del terrario (non si è mai scottata!), indice di un probabile stato febbrile. Poi, dopo tre giorni, riprende la sua normale attività deambulatoria ed i colori da "sana" ricominciando anche a bere spontaneamente. Non ho mai osservato un'espulsione di feci, d'altra parte era proprio ciò che volevo ottenere... lasciare all'intestino il tempo di recuparare salute e funzionalità per evitare un nuovo prolasso.

Piccola, in muta, che si abbuffa di grillini Il miracolo! Ebbene sì, il 22/10, stuzzicata da un bel Tettigonide verde catturato durante una scampagnata, Piccola decide di fare il suo primo pasto spontaneo! Il suo peso era ancora fermo a 42gr, ma il mio morale era alle stelle. Il 29 mangia la sua prima camola del miele ed il 31 un moscone, poi, il giorno successivo, per togliermi ogni dubbio sulla sua guarigione, ingolla in sucessione 6 camole del miele! A inizio novembre, aiutata da una goccia di microclisma di camomilla e glicerina si libera finalmente dalle nuove feci accumulate e torna infine ad essere l'animale sano e spigliato di sempre, nutrendosi quotidianamente e defecando regolarmente. Il 21/11 il peso risulta di 52gr per 24,5 cm di lunghezza, sta bene ed è del tutto paragonabile a sua sorella che non ha mai avuto nulla ed ha già deposto le sue due prime covate. Davvero incredibile che che l'abbia fatta!

Conclusioni: col senno di poi posso dire che non tutti i mali vengono per nuocere, Piccola è salva, abbiamo dei dati sulla resistenza di questa specie (davvero incredibile!) ed una nuova cura non invasiva per il prolasso intestinale, patologia spesso fatale, che fino ad oggi veniva trattata chirurgicamente, e solo da veterinari esperti, lasciando il cama con uno sfintere artificiale per il resto della vita!
Quindi, anche se vi auguro di non dover mai passare una simile prova, vi invito a guardare d'ora in poi con ottimismo i nostri camaleonti... animali sicuramente problematici, ma non poi così fragili!



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