Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Phalaenopsis

Il loro nome significa letteralmente "simili a farfalle" ed in effetti la bellezza dei fiori, unita alla facilità di coltivazione, rende sicuramente questa orchidea la più di diffusa ed apprezzata da profani ed appassionati.

tre varietà di Phalaenopsis ibride

Diffusione e descrizione

Il genere Phalaenopsis è stato creato da Blume nel 1825 e comprende circa cinquanta specie di orchidee epifite, diffuse in Asia e negli arcipelaghi dell'Oceano Pacifico ed Indiano. Queste orchidee presentano uno sviluppo monopodiale, ovvero hanno un solo piede vegetativo e non ramificano. La pianta si sviluppa emettendo nuove foglie alternate e allungando il rizoma ricco in radici carnose, piuttosto fragili, con cui si ancora alla corteccia degli alberi. Le foglie sono spesse, scure e carnose, e svolgono la funzione di riserva d'acqua e di nutrienti, non essendo presenti pseudobulbi come in altre specie.

I fiori variano per forma, dimensione e colore a seconda della specie, ma possono vantare sempre una notevole bellezza ed una lunga durata. La lunga fioritura di queste ed altre orchidee è legata alla necessità di uno specifico insetto pronubo (per le Phalaenopsis guarda caso sono farfalle) che le impollini, ragion per cui, in assenza di fecondazione, i fiori restano in perfetta salute per mesi. Viceversa la loro impollinazione ne provoca il rapido essiccamento e lo sviluppo di una bacca di forma allungata.

I fiori sono situati alternativamente lungo steli che si sviluppano dal fusto, crescendo in direzione della luce. Questi steli sono inizialmente molto teneri, ma una volta maturi hanno consistenza legnosa e rigida. Dai nodi degli steli possono nascere nuovi steli più piccoli, che porteranno a loro volta dei fiori, ragion per cui è buona norma non eliminare del tutto gli steli fioriferi una volta terminata la fioritura, ma tagliarli solo nella parte più alta, sopra l'ultimo nodo non ancora vegetato.
In alcuni casi, se le condizioni non sono ideali (ad esempio se la pianta riceve luce o acqua insufficiente), dai nodi vengono generati i cosiddetti "keiki", che sono delle vere e proprie piantine nuove.

Coltivazione

le Phalaenopsis vanno sempre posizionate vicino ad una finestra

Le Phalaenopsis sono orchidee molto adattabili e, a meno di commettere grossolani errori, risultano quasi indistruttibili, adattandosi ai nostri maltrattamenti e resistendo per mesi anche se mantenute in condizioni di luce assolutamente insufficienti ed in scarsità d'acqua. Inutile dire che in queste condizioni sembreranno piante finte non vegetando affatto, nè con foglie nè con fiori, salvo forse produrre un keiki nel tentativo di generare una progenie prima di fare una brutta fine.

Tuttaltra cosa è mantenere le piante in maniera ottimale così che crescano e ci allietino con continue fioriture (ebbene sì, mentre scrivo quest'articolo le mie Phalaenopsis stanno continuando a fiorire dallo scorso gennaio... e siamo a settembre!).
Le quattro regole d'oro per il loro benessere sono: scegliere una varietà ibrida, fornire tantissima luce, giusta acqua, poco concime... ma vediamolo in dettaglio.

1. Ibridi o specie botaniche?

Se siete appassionati di orchidee è probabile che desideriate coltivare specie botaniche (=diffuse in natura), se invece il vostro scopo è avere piante più robuste e disposte a fiorire in ogni stagione -senza alcun particolare accorgimento da parte vostra- gli ibridi sono la scelta migliore. Va da sè che, per chi vuol fare la sua prima esperienza con le Phalaenopsis, e magari adattarle alla vita in un terrario, consiglio di ricorrere agli ibridi senza alcuna riserva.

Il principale vantaggio degli ibridi sta proprio nella perdita di specificità: ad esempio non risentono granchè delle variazioni stagionali e non necessitano di periodi secchi o fotoperiodi particolari, che permettano loro di riconoscere la stagione secca da quella delle piogge per capire quando è il momento di fiorire o di vegetare. Anche gli ibridi tenderanno a separare la fioritura (per lo più invernale e primaverile) dal periodo vegetativo (coincidente con l'estate), ma in realtà lo faranno in maniera più sfumata e spesso continueranno a mantenere i fiori per 8-10 mesi su 12.

2. Luce

L'illuminazione è il fattore determinante per il benessere di tutte le orchidee. La principale causa di un loro arresto vegetativo è infatti legato ad un fotoperiodo o ad un'intensità luminosa insufficienti. Prima regola aurea per il benessere delle Phalaenopsis è quindi il posizionarle molto vicine al vetro di una finestra, possibilmente esposta ad est o ad ovest, così che prenda tutti i giorni una razione di 3-4 ore di sole diretto, evitando la calura di mezzogiorno. Possibilmente ruotate il loro vaso di un terzo ogni giorno, così da farle crescere più "centrate", se no tenderanno a sbilanciarsi completamente dal lato della fonte luminosa e lo stesso faranno i fiori.
Se avete solo finestre a nord difficilmente si adatteranno, viceversa le finestre a sud andranno bene purchè schermate da una tenda leggera e possibilmente bianca per non filtrare lo spettro luminoso.

Secondo la mia esperienza le Phalaenopsis non temono tanto l'intensità di luce, quanto piuttosto la temperatura che essa può generare se filtrata da un vetro, specialmente d'estate. Ragion per cui nei mesi del solleone è comunque meglio schermarle con una tenda leggera o allontanarle dalla finestra di almeno 50-60cm.
Comunque le Phalaenopsis vi segnaleranno facilmente un eccesso di luce rendendo le loro foglie più chiare (e, cosa incredibile, torneranno scure appena avrete "aggiustato" l'esposizione!). Se invece sulle foglie comparissero macchie circolari gialle significa che le avete proprio cotte, ma questo spesso è anche sintomo di eccessiva concimazione... come vedremo più avanti.

3. Acqua

Da buone epifite le Phalaenopsis in natura "bevono" solo acqua piovana, di conseguenza le loro radici non tollerano elevate concentrazioni di sali disciolti, tuttavia si adattano senza grossi problemi all'acqua di rubinetto (purchè non sia dura come una pietra), specie se il substrato in cui le avete fatte radicare è acido (torba di sfagno, corteccia di conifera ecc...).

L'annaffiatura delle vostre Phalaenopsis non può essere fatta irrigandole dall'alto come un geranio, perchè la corteccia di conifere in cui sono radicate è poco igroscopica e l'acqua passerebbe immediatamente nel sottovaso lasciandole asciutte. Si dovrà quindi predisporre un contenitore più grande (ad esempio un piccolo secchio) da riempire con acqua appena tiepida (idealmente sui 28-30°C) in cui immergerete il vaso lentamente in modo che l'acqua lo permei fino all'orlo.
In inverno la vostra orchidea farà questo "bagno" circa una volta ogni 10-15 giorni, mentre in estate solitamente è necessario bagnarle ogni settimana.

Se, oltre a corteccia, il substrato delle vostre orchidee contenesse torba o sfagno (che sono igroscopici), i bagni andranno dilazionati ulteriormente. Ricordate che per uccidere una Phalaenopsis di sete ci vogliono un paio di mesi, mentre per farla marcire basta meno di una settimana, quindi è meglio "deficere" che "abundare"... e non lasciate mai acqua stagnante nel sottovaso!

Un criterio certo su cui basarvi per capire quando è il momento di idratare nuovamente il substrato delle vostre Phalaenopsis è il colore delle loro radici (parlo naturalmente di quelle interrate). Infatti le radici sono coperte da una sottile cuticola grigia che le protegge dalla disidratazione e che è ben visibile quando la pianta è a secco, viceversa con buone condizioni di idratazione risulteranno verdi (e non andranno assolutamente bagnate).

Una volta ogni 3-4 mesi è anche buona norma fare loro un vero bagnetto, passandole sotto la doccia e pulendo le foglie con un panno morbido inumidito. Questa operazione eliminerà la polvere che inevitabilmente tende a velarle in maniera scarsamente percettibile, ma negativa per il loro benessere.

4. Concimazione

Come riportato poco sopra le radici delle Phalaenopsis non sono fatte per assorbire sali nutritivi (che in natura sono forniti da funghi simbionti azotofissatori), per cui è sempre meglio dare dosaggi di concime regolari, ma molto scarsi (circa 1/4 o meno di quello indicato dal produttore). Il concime servirà sia quando stanno producendo gli steli ed i fiori, che nel periodo vegetativo di foglie e radici. Nelle fasi di riposo lo si escluderà del tutto.

Per inciso io mi sono trovato ugualmente bene sia usando concime specifico per orchidee (solitamente più caro), che un normale concime per piante da appartamento con oligoelementi. Se volete essere puntigliosi sarà utile puntare su concimi arricchiti in potassio per la fioritura e in azoto per la vegetazone, tuttavia la vostra orchidea non farà la schizzinosa se userete in ogni occasione un concime con i valori di N-P-K (azoto - fosforo - potassio) equivalenti.

Se annaffiate le vostre Phalaenopsis con acqua di rubinetto, si avrà un progressivo accumulo di carbonati di calcio e magnesio nel substrato che tamponeranno la sua acidità, rendendolo poco gradito alle orchidee. Queste vi mostreranno il problema schiarendo un po' le foglie, anche se non si noteranno mai i segni di una vera clorosi ferrica. Per ovviare con facilità a questo inconveniente, senza dover comprare o produrre acqua demineralizzata, vi basterà aggiungere all'acqua del loro bagnetto un pizzico di solfato ferroso (un pizzico per circa 2 litri d'acqua) da usare una volta ogni 4 bagni normali. Questo accorgimento farà recuperare alle vostre orchidee il colorito scuro delle foglie in pochi giorni.

Come riportato a proposito dell'illuminazione, il sintomo più grave di un eccesso di concime è la fotosensibilizzazione che provoca vistose ed irreparabili bruciature alle foglie, per cui, ancora una volta, raccomando di essere molto parchi.

Rinvaso

Anche se avete acquistato per pochi euro le classiche orchidee Ikea composte di 3 foglie tenere ed un'infiorescenza forzata con gli ormoni (anch'io ho cominciato così), le vostre beniamine, se coltivate a dovere, cresceranno inesorabilmente. Nel giro di un paio d'anni il loro vaso apparirà striminzito per contenere la vostra pianta ora composta di 9-10 foglie ed innumerevoli radici che si lanciano in ogni direzione fuori dal vaso. E' giunto il momento di trasferirle.

A questo scopo dovrete procurarvi un vaso trasparente come quello in cui si trovano (così da poter sempre monitorare lo stato delle radici), con diametro circa 2-4cm maggiore. Servirà anche della nuova corteccia di pino o un terriccio misto specifico (solitamente meno adatto per queste epifite perchè troppo ricco in torba). La corteccia va immersa in acqua per almeno 24h prima di essere usata, se no sarà poi difficile idratarla. Il rinvaso solitamente si esegue tra fine fioritura e inizio del periodo vegetativo, cosa non sempre ben definita negli ibridi, ragion per cui non preoccupatevi troppo ed agite!

Riguardo il rinvaso le scuole di pensiero sono diverse: c'è chi dice che sia meglio farlo quando il substrato è secco (così è più facile estrarre la pianta dal vaso), ovvero dopo averlo ben inumidito (così la corteccia di stacca meglio dalle radici e la pianta è ben idratata prima di affrontare lo stress del rinvaso). Personalmente ho sempre estratto la pianta "a secco" dal vaso e poi lavato via con acqua abbondante tutto il substrato.
Le radici sono fragili e vanno maneggiate il meno possibile, posandole nel vaso nuovo e aggiungendo dall'alto la corteccia cominciando con i pezzi più grandi (per favorire il drenaggio) e finendo con i più piccoli (per conservare meglio l'umidità all'interno del vaso dato che l'acqua evaporerà soprattutto dall'alto). Qualche piccolo colpetto finale ai lati del vaso permetterà un migliore assestamento del substrato e quindi un miglior sostegno per la nostra Phalaenopsis... e per altri 2-3 anni avete finito!

Potatura e riproduzione

stelo bacca e spore

Le operazioni di potatura ordinaria sono esigue: si tratterà di eliminare gli steli fioriferi esauriti badando a lasciare quella parte che ha ancora delle gemme, e che facilmente produrrà nuovi fiori. Le radici, per quanto siano fuori dal vaso e quindi inutili alla pianta, andranno lasciate stare, così le foglie che si auto elimineranno quando vecchie divenendo giallo oro e seccando completamente (solo allora verranno via spontaneamente senza lasciare segni).

Cosa completamente diversa, ed estremamente delicata, è la vera talea di una pianta molto cresciuta, che avendo magari superato i 30 cm di lunghezza e le 10 foglie risulterà ingestibile come pianta da vaso sporgendone fuori fino a sbilanciarlo, tanto più che fiorirà solo apicalmente. In questi casi sarete costretti a tagliarla recidendone il fusto subito sotto la foglia più vecchia, ovvero più in alto (con più rischio) se volete tentare di ricavarne due piante. Per far questo andrà utilizzata una lama affilata e possibilmente sterilizzata con un po' di disinfettante. Dovete avere l'accorgimento di tagliare la pianta in un punto che lasci alla parte apicale almeno 4-5 radici, che le permetteranno il riattecchimento. La parte basale con un po' di fortuna getterà una nuova cima vegetativa, mentre la parte apicale andrà curata perchè riesca rapidamente a radicare nel nuovo substrato. Tuttavia, per non correre rischi, consiglio di limitarvi a potare la parte più vecchia dando al fusto principale tutte le risorse che gli garantiscano una rapida ripresa, come mostrato nel video qui sotto.

Anche se questa talea estrema vi potrebbe permettere di duplicare la pianta, non la considererei un sistema canonico con cui propagare la vostra Phalaenopsis. Una valida alternativa consiste nell'acquistare online una speciale pasta, impregnata di ormoni vegetali, con cui stimolare la pianta a produrre dei keiki dalle gemme fiorifere, in questo caso è comunque necessario essere delicati perchè la gemma va privata del suo rivestimento prima di spalmare la pasta sul tenero germoglio che c'è sotto.

Naturalmente è possibile impollinare artificialmente la vostra Phalaenopsis, anche ibridando piante diverse, ottenendo così la tipica bacca piena di spore (potete vedere un piccolo tutorial sull'impollinazione nella pagina youtube di questo sito). Tuttavia la coltivazione delle spore, che devono essere sterilizzate con un breve bagno in acqua ossigenata 1% e poi sciacquate in acqua sterile, deve avvenire su terreni di coltura specifici, preparati e mantenuti sterili. La complessità di queste procedure esula dagli scopi di questo sito e pertanto non li approfondirò, anche se qualche tentativo l'ho fatto... purtroppo senza ottenere mai la loro germinazione... sigh!

Phalaenopsis "nane"

piccole e profumate, le Phalaenopsis nane Una piccola nota sulle graziosissime varietà ibride nane che si vedono sempre più frequentemente in giro.

Queste piccolette vanno coltivate come le loro sorellone con qualche piccola differenza. La prima è che, trattandosi di piante minuscole con altrettanto minuscoli vasi, il loro substrato di coltivazione preferenziale dovrebbe essere lo sfagno e non la corteccia, se no i rapidi tempi di evaporazione vi costringeranno a bagnarle molto frequentemente.

Una menzione particolare va alla loro infiorescenza, che pur minuta e di breve durata (non più di 2-3 mesi, poi seccherà completamente, stelo compreso), tuttavia ha la incredibile capacità di emettere un profumo simile al limone, quando illuminata dal sole. Ancora una volta però il profumo che sentirete non mima quello dolciastro di un comune fiore, bensì quello della farfalla pronuba che deve impollinarlo! Non so se avete mai preso in mano una farfalla cavolaia (quelle tipicamente bianche col pallino nero sull'ala, che ancora vediamo nelle nostre campagne), ebbene se ne avvicinate una al naso, sentirete un odore praticamente identico!

Phalaenopsis in terrario

Da quanto detto sin qui vi sarà ormai chiaro che posizionare una Phalaenopsis in un terrario in maniera fissa, magari facendola aderire ad una corteccia, significa condannarla ad una lentissima morte nel "buio". Quindi, a meno che facciate una teca tutta per loro, con un abbagliante impianto di illuminazione artificiale, la scelta migliore è quella di inserirla nel terrario col suo vaso. Questo può essere mimetizzato facilmente, mettendolo all'interno di un vaso identico, ma ricoperto di corteccia e/o fibra di cocco

Il trucco sta poi nell'avere due o tre piante che sostituirete a rotazione ogni 2 mesi. Così il vostro terrario ospiterà sempre piante dall'aspetto robusto e magari fiorite, ottenendo un tocco estetico davvero mozzafiato. Se poi vi state cimentando nell'allevamento della mantide orchidea (Hymenopus coronatus) la farete davvero sentire a suo agio!