Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Chamaeleo (Trioceros) hoehnelii

il mio maschio

Scrivo questa scheda con quasi due anni di ritardo. La mia breve esperienza con questa specie di camaleonte è infatti iniziata -e conclusa- la torrida estate del 2003.
L'attesa è stata necessaria per "decantare" i sentimenti contrastanti che ho provato allora e per cercare di capire in maniera realistica se questo piccolo camaleonte possa essere annoverato tra le specie robuste, ovvero quello delicate. Mi auguro anche che, come ho fatto io, possiate imparare una volta per tutte a non acquistare camaleonti di cattura. Faranno naturalmente eccezione gli allevatori specializzati in camaleonti con esperienza decennale... e notevoli spazi ed attrezzature a disposizione!

Antefatto

Come ho scritto nell'introduzione generale, abbiamo la grande fortuna di avere a disposizione due specie robuste ed estremamente belle, il camaleonte caliptrato dello Yemen (Chamaeleo calyptratus) ed il camaleonte pantera del madagascar (Furcifer pardalis), adattabili senza grossi problemi alla convivenza con l'uomo e soprattutto facilmente riproducibili in cattività.
Al di fuori di queste eccezioni i camaleonti divengono una "faccenda" da addetti ai lavori, specie se di cattura. Sembra infatti che questi sauri abbiano un'innata predisposizione per "raccogliere" tutti i possibili parassiti presenti in natura, per venirne poi rapidamente sopraffatti in seguito alla cattura ed esportazione, complice sicuramente l'incuria di chi li commercia e la loro suscettibilità allo stress.

Accade così che le specie di pianura frequentemente esportate dall'Africa come il C. senegalensis, o il C. dilepis (nonostante siano robuste quanto un caliptrato, se nate in cattività), giunte da noi abbiano vita breve.
Altri "africani", a causa delle dimensioni limitate e dell'adattamento ad un ambiente montano (T. ellioti, jacksonii, johnstoni, ecc...) non riusciranno frequentemente a superare pochi mesi di vita, soccombendo, nella migliore delle ipotesi, durante l'estate successiva al loro acquisto... ma spesso molto prima.

Distribuzione e descrizione

la mia femmina

Noto agli anglosassoni come High Casqued Chameleon, il Chamaeleo hoehnelli è endemico del Kenya e della parte est dell'Uganda. Si differenzia conseguentemente in due sottospecie geografiche distinte: quella nominale (C. h. hoehnelii, descritto da Steinachner nel 1891), che vive ad altitudini superiori ai 2000 metri in Kenia, e il C. h. altaeelgonis (descritto da Loveridge nel 1935), ugandese, con distribuzione ristretta al Monte Elgon, ad altitudini superiori ai 3000 metri.

Questa notizia -da sola- dovrebbe farci meditare sulle necessità "estreme" di questo camaleonte... tanto più sapendo che le esportazioni di questa specie, dall'anno 2000 ad oggi, sono di provenienza unicamente ugandese. Il conseguente rischio di estinzione che corre la popolazione selvatica di C. h. altaeelgonis, tra l'altro più colorata, ha indotto la commissione CITES a monitorare strettamente questa sottospecie, ed è probabile una progressiva riduzione della sua quota annuale esportabile.

Il Chamaeleo hoehnelli raggiunge eccezionalmente i 25 cm di lunghezza, tuttavia solitamente il maschio si ferma a 20 cm e la femmina a 17. Si tratta di un camaleonte dall'aspetto piuttosto massiccio e ruvido, e presenta colorazioni variabilissime non solo tra i due sessi, ma anche all'interno delle diverse popolazioni.
In generale il colore di questi piccoletti (ma anche la distribuzione eterogenea delle loro squame) ricorda i licheni incrostanti e ne riproduce tutta la varietà cromatica con toni gialli, grigi, verdi, marroni, rosso-granata ecc... facendo una breve ricerca su internet potrete verificare che le foto dei miei esemplari differiscono da qualsiasi altro conspecifico e così per le altre immagini che troverete... in un certo senso ogni piccola popolazione di C. hoehnelii fa storia a sè.
Mi intrigherebbe davvero sapere se questa similitudine cromatica con i licheni sia casuale, o faccia parte della loro fitness ambientale.

Il maschio, solitamente più grande, ha colori più accesi. Nella specie nominale, C. h. hoehnelli, ha coloriazioni verde, verde-oliva, o bruna, con macchie gialle, nere, o biancastre. Nella sottospecie ugandese, C. h. altaeelgonis, invece i maschi sono decisamente variopinti con -a seconda delle singole popolazioni- toni prevalenti di verde, rosso-cupo, giallo e/o grigio-azzurro. Nelle piccole femmine la variabilità cromatica è limitata, prevalendo i toni bruni ed i gialli.
I colori hanno solitamente una distribuzione geometrica in blocchi, o losanghe e non subiscono variazioni rilevanti, se non durante dispute territoriali, o in occasione del corteggiamento.

Vita in natura

femmina in parata da due di picche

C. hoehnelli, a dispetto della limitata distribuzione geografica, appare molto abbondante nelle sue aree preferenziali. Colonizza tipicamente ambienti ad elevatissima umidità atmosferica. L'andamento climatico tipico di queste zone consiste in un drastico innalzamento della temperatura al mattino, legato all'irradiazione solare, cui segue un'atmosfera caldo umida "opprimente" (per noi!), che si "sfoga", nel pomeriggio, con abbondanti piogge. Al calare delle tenebre la temperatura subisce un rapido crollo, con possibili gelate notturne!

L'attività del camaleonte segue parallelamente questi ritmi, con attività di basking ai primi raggi di sole dell'alba, cui segue la perlustrazione del territorio e l'attività trofica, infine una nuova esposizione al sole permette di cominciare la digestone... interrotta dalle piogge pomeridiane che costringono i C. hoehnelii a riparare nel folto della vegetazione dove riposeranno durante la notte gelida.
Non si sa molto di più sulle abitudini naturali di questo camaleonte anche se l'elevata densità della popolazione selvatica ed alcune osservazioni in cattività lo indicherebbero come una delle poche specie con attitudini "sociali" e scale gerarchiche.

L'acquisto

Sarebbe bello essere documentati su tutto (ed il fatto che leggiate questa scheda vi rende onore!), ma questo non è sempre possibile. Accade così che ad una fiera vi troviate davanti ad un piccolo spettacolo della natura come i C. hoehnelii senza sapere nulla di più che si tratta di una specie di montagna (ma senza sapere la sua specializzazione estrema) e che è la prima e forse l'ultima volta che vi capiterà l'occasione di acquistarne una coppia.
Così, nel corso del Reptiles Day 2003 (30 giugno) a Longarone, io ed altri appassionati (non proprio alle prime armi!) abbiamo acquistato diverse coppie adulte di questo camaleonte, venduto da alcuni disonesti come "nato in cattività" e da altri come mero "catturone". L'intento aveva in sè delle utili potenzialità: cercare di stabilire una popolazione numerosa e non consanguinea di esemplari F1 nati in cattività.

Alla luce di quanto seguì posso assicurarvi che, nel caso desideriate tentare l'allevamento di questa specie, sarà sempre il caso di ricorrere a dei baby nati in cattività (anche se -quasi sempre- da femmine di cattura)... meglio ancora se li acquisterete in tardo autunno, per ritrovarvi, alle porte dell'estate, con dei subadulti pronti ad affrontare la "grande prova".

Cliccare l'immagine del terrario per vederla ingrandita. Coppia in convivenza

Voliera, terrario... e trucchi

Se avete la fortuna di avere un'ampio spazio all'aperto, magari esposto ad est e con una parziale copertura arbustiva, sarà senz'altro la soluzione ideale per i C. hoehnelii. In questo caso sarebbe ottimo costruire una grossa voliera (e con grossa intendo almeno 2m x 1m x 2m) in cui piantare direttamente cespugli e alberelli e dove liberare direttamente un nucleo riproduttivo costituito da 1 maschio e 2 femmine di questo camaleonte. Un' annaffiata abbondante "a pioggia fine" di circa 30-45 minuti nel tardo pomeriggio, ed una prima dell'alba, garantiranno l'idratazione necessaria, creando una soluzione semi-naturale.
In queste condizioni i camaleonti potranno vivere all'aperto per la maggior parte dell'anno godendo delle escursioni termiche della mezza stagione. Solo in pieno inverno, se il termometro scendesse di parecchi gradi sotto zero, o abitaste in zone soggette a neve, sarete costretti ad alloggiare i piccoletti al coperto.

Nel caso optiate per la soluzione all'aperto ricordatevi di utilizzare una rete a maglia fine (sotto i 4 mm) per la voliera: per impedire la fuga degli insetti da pasto, degli eventuali neonati (anche se sarebbe bene alloggiare la femmina gravida da sola), e perchè si sono registrati casi di attacchi da parte di uccelli con esiti nefasti (occhi cavati!).

Se però, come accade a me, il giardino resta solo un miraggio, non vi resta che creare un terrario ad hoc. La scuola tradizionale insegna che -anche in questo caso- una voliera è la soluzione più indicata ed economica, anche se presenta indubbi svantaggi se la si deve annaffiare abbondantemente e frequentemente all'interno di uno spazio domestico, vista la totale impossibilità di mantenere un elevato grado di umidità al suo interno.

maschio, posizione da nanna

Visto che la priorità consiste nel garantire un'ottima ventilazione (assolutamente necessaria), ma allo stesso tempo è richiesta un'umidità elevata, ho preferito usare un vero terrario in cristallo (1m x 60cm x 1m) il cui vetro frontale (che parte da circa 30 cm di altezza fino in cima) era stato sostituito con della rete ed il cui coperchio era stato dotato di due ventole aspiranti per evitare un ristagno di calore. Il terrario era stato arredato con una abbondante vegetazione direttamente piantata in terriccio neutro non concimato e con altrettanto abbondanti rami contorti e pezzi di radice.
Questa sistemazione, accompagnata da abbondanti innaffiate più volte al giorno, mi permetteva di mantenere un tasso di umidità intorno al 90% (infatti in natura non scenderebbe mai sotto questa soglia) senza causare innalzamenti della temperatura nonostante i 4 tubi fluorescenti di cui era corredato.

Per ovviare alla necessità di un progressivo ed ingente calo di temperatura notturno ho poi creato una sorta di incubatrice al contrario utilizzando una scatola di polistirolo corredata sul fondo di tre siberini mantenuti a temperatura ambiente, uno straccio bagnato e di due posatoi: la sera prelevavo i due camaleonti posizionandoli sui posatoi e mettevo poi la scatola, con pochi e ben posizionati fori di areazione, nel vano verdure del frigo. Naturalmente avevo prima tarato il sistema!!! Questo semplice espediente permetteva ai miei C. hoehnelii di passare dai torridi 30° diurni (è stata davvero un'estate maledetta!) a 12-13°C notturni nel giro di circa 3 ore.

La cosa che mi ha sempre lasciato stupito è l'assoluta insensibilità di questa specie a simili temperature, infatti la mattina seguente, all'apertura della scatola, i due camaleonti erano pronti a saltarne fuori, per tornare al loro terrario senza segni di torpidità. Col senno di poi, immagino che sarebbe stato meglio portarli a temperature di pernottamento ancora più basse.
Qualunque sia la soluzione che adotterete ricordatevi che questi camaleonti, per avere una vita lunga, devono comunque dormire a temperature massime di 15°C (e queste sono davvero le massime... e sicuramente artificiose per gli esemplari ugandesi!), potendo tollerare le temperature di casa -specie quelle esive- per periodi limitati. Inoltre di notte l'umidità dovrebbe essere satura (100%).

Comportamento, alimentazione e... accoppiamenti.

mangiano dalle scatole senza problemi

Premetto che, a differenza degli altri acquirenti di questa specie, scelsi volutamente una femmina non pregna sperando che questo costituisse per lei un minore stress nella fase di acclimatazione.
Poichè la coppia non ha mai dato particolari segni di insofferenza provai ad alloggiarla insieme fin dal'inizio con risultati davvero particolari: in pratica i due esemplari scelsero due diverse posizioni dominanti distanti circa 60 cm, limitandosi a lanciarsi, di tanto in tanto, una segnalazione territoriale (un rapido scuotimento del capo in senso alto-basso). Nei rari tentativi di approccio del maschio, la femmina colorava il casco di un colore giallo acceso che faceva subito desistere il partner dall'avvivcinarsi.
Gli altri allevatori, avendo acquistato coppie con femmine in avanzato stato di gravidanza, hanno sempre alloggiato i soggetti singolarmente, pertanto non so se la mia esperienza di "socialità" della coppia rappresenti l'eccezione, o la regola.

Al di fuori di questi momenti di "territorialità" pomeridiana i miei due camaleonti eseguivano fasi esplorative nel folto del fogliame ed in questo caso non esibivano alcun segno di aggressività intraspecifica, anche trovandosi a pochi cm, la stessa pace si osservava in occasione dei pasti, o del basking di prima mattina, o nel momento della scelta del posto dove dormire, spesso coincidente per i due (da cui poi li prelevavo, per spostarli in frigo).

Il poco materiale trovato su questi camaleonti indicherebbe la temperatura diurna come un fattore limitante per il loro benessere, non dovendo superare i 25°C, tuttavia le osservazioni mie e degli altri allevatori vanno decisamente controcorrente: la mattina, in fase di basking, i C. hoehnelii cercano attivamente una fonte di calore intensa (il sole se si trovano all'aperto), anche in piena estate, preferendo esporsi a temperature fino a 32°C senza batter ciglio! Solo una volta ben "arrostiti" si decidono ad esplorare l'ambiente, o a cominciare a nutrirsi.

Quanto al cibo questa specie è abbastanza adattabile, essendo dotata di un vorace appetito, tuttavia ho notato una decisa propensione per prede di piccola taglia ed una vera passione per gli insetti "dolci" come drosofile (in assoluto le favorite) e camole del miele. Seguono per preferenza le mosche, i grilli (entro il cm di lunghezza) e le camole della farina.
Benchè siano in grado di ingoiare anche un grillo adulto sconsiglio un simile nutrimento per il rischio di ferite al palato (da parte delle spine delle zampe posteriori del grillo stesso). Questo tipo di incidenti è tutt'altro che raro e non solo con questa specie (notizia confermatami da un veterinario dell'acquario di Genova, che attribuisce a queste ferite "da grillo" la frequente comparsa di ascessi boccali nei camaleonti!).
I miei esemplari mangiavano quotidianamente 7-15 grillini a testa, più qualche "dolcetto". I supplementi di calcio in polvere erano decisamente non graditi (sputavano le prede "impolverate") e li ho quindi somministrati di rado ed in piccole dosi. Di tanto in tanto ho somministrato anche delle piccole cavallette raccolte in natura e api cui asportavo prima il pungiglione (basta farle pungere uno straccio).

accoppiamento

L'idratazione di questa specie è molto importante, anche per prevenire futuri problemi renali in caso di patologie. I miei esemplari non degnavano di uno sguardo il gocciolatoio, nè si interessavano particolarmente alle gocce d'acqua spruzzate sulle foglie! Per farli bere dovevo letteralmente innaffiarli con un vaporizzatore, allora si decidevano ad aprire la bocca ed ingoiare le gocce d'acqua che scorrevano loro addosso. Credo che questo sia l'esatto comportamento tenuto in natura, grazie alle piogge quotidiane, tuttavia so di altri esemplari che si sono abituati in seguito ad usare il gocciolatoio.
Quale che sia il metodo accettato dai vostri C. hoehnelii, non potrete permettervi di lasciarli all'asciutto, quindi, o conducete una vita molto regolare che vi permette di spruzzarli abbondantemente almeno 2 volte al giorno, o acquisterete un sistema automatico di vaporizzazione. Sia chiaro, non è detto che ad ogni vaporizzazione berranno, ma è proprio il mantenimento di un'umidità costantemente elevata che limiterà la loro sete.

Le condizioni in cui li ospitavo non dovevano essere comunque delle peggiori perchè dopo una quindicina di giorni i miei esemplari si accoppiarono! Credo che nessuno abbia mai descritto le modalità con cui ciò avviene quindi lo faccio io.
Il primo segnale è stato da parte del maschio, e mi ha fatto preoccupare: smise infatti di mangiare senza preavviso per 2 giorni! Nulla di strano per un maschio "infoiato", qualunque specie di camaleonte avrebbe fatto lo stesso, ma non avevo idea di cosa stesse accadendo. La sua livrea ed il suo comportamento erano infatti apparentemente inalterati, salvo un incremento di "head bobbing" pomeridiano.
La femmina continuava imperterrita la sua vita, dandogli dei "due di picche" cromatici, colorando di giallo il casco e di bruno scuro il corpo, colori che lo inducevano a restarsene al suo posto.
Il terzo giorno, inaspettatamente, la femmina mutò colore, divenendo tutta a losanghe gialle... ma ancora nulla... poi, verso sera, si mise in ghingheri, assumendo improvvisamente una colorazione quasi identica al maschio, sul grigio-azzurro! Proprio a quel punto il consorte è finalmente scattato all'inseguimento raggiungendo la donzella e facendo il suo dovere.
La femmina, appena iniziato l'accoppiamento, ha ripreso i colori sul giallo. Ho assistito ad un nuovo accoppiamento simile dopo altri 10 giorni. A cinque giorni dal secondo accoppiamento ho deciso di pesare i miei due esemplari: erano 16 gr il maschio e 18 la femmina... not so much. Pensai bene di effettuare un'analisi delle feci.

Cominciano i guai

L'analisi rivelò una pesante infestazione del maschio e, più blanda, della femmina. I nemici erano principalmente dei nematodi strongiloidei, vermi parassiti facoltativi capaci di vivere indifferentemente dentro o fuori dal loro ospite e quindi di difficoltosa eradicazione.
Il trattamento con Panacur fece apparentemente un buon lavoro, riducendo la carica infestante, ma si capiva che doveva esserci dell'altro perchè il maschio dopo alcune settimane cominciò a mostrarsi inappetente, a questa fase seguì purtroppo un blocco renale (assenza di urati nelle feci) e la morte dopo circa tre giorni.

Ho scoperto solo recentemente che questa specie è tipicamente portatrice di nematodi del genere Rhabdias, parassiti polmonari di trattamento problematico (il farmaco impiegabile, è molto tossico); quindi non escludo che esistesse una simile coinfezione a loro carico anche tenendo conto che, alla morte, il maschio perdeva un po' di sangue dalle narici.

La femmina visse ancora fino a fine estate, incrementando progressivamente il peso fino a 26 grammi, ma ai primi di settembre comparve un ascesso all'occhio destro, che si estese rapidamente alla mandibola ed al casco; risultò completamente refrattario al trattamento con Baytril. Purtroppo la situazione non si risolse e morì a fine settembre.
All'autopsia l'ascesso risultò calcificato, il fegato cirrotico, mentre le ovaie contenevano 3 camaleontini con occhi ed abbozzi delle zampe, ed un uovo non fecondo... sigh!

La teoria della riproduzione

a nanna insieme... senza liti

Nel caso vi cresciate degli esemplari nati in cattività ed arriviate alla riproduzione vi riporto quanto descritto da altri. Questa specie è ovovivipara e si riproduce due volte l'anno, prudenzialmente è meglio mantenere la gestante da sola, dopo che si è accoppiata. Un singolo accoppiamento basta per fecondare più covate successive. La gestazione dura da 4 a 6 mesi e le covate vanno da 4 a 22 piccoli, partoriti durante la notte. I piccoli hanno taglia minuta (circa 4 cm in tutto) e vanno separati subito dalla madre. Di solito mostrano un carattere molto indipendente, non amando la compagnia dei fratellini, quindi possono essere allevati assieme solo in spazi ampi. Di solito nei piccoli i colori prevalenti sono toni di grigio, bruno e nero. La maturità sessuale arriva intorno al sesto mese di vita, almeno in cattività.

Epilogo delle esperienze e riproduzioni

Come ho detto all'inizio io ero solo uno degli acquirenti di questa specie... che ne è stato degli altri? Riassumendo in soldoni le femmine gravide partorirono, dopo poche settimane dall'acquisto, covate di varia numerosità. Mentre gli adulti morirono uno dopo l'altro in pochi mesi (notevole l'eccezione di una femmina, allevata all'aperto, che arrivò a partorire una seconda covata, anche se di piccoli ancor più minuti), i baby si rivelarono piuttosto rustici e senza problemi, nutrendosi e crescendo abbastanza rapidamente. In questa fase sembravano dei piccoli bulldozer, piuttosto indifferenti ai parametri di temperatura descritti sopra. A questa fase "robusta" seguì però un nuovo tracollo col raggiungimento dell'età adulta, che ha portato una serie di problemi di ascessi, infezioni necrotiche alle zampe (solo nelle femmine) ... e decessi. Ad oggi non credo esistano esemplari di prima o seconda generazione ancora viventi provenienti da quello stock (se qualcuno ne ha è pregato di segnalarmelo così questo articolo avrà un epilogo meno triste!).

Queste ultime osservazioni mi fanno tirare delle conclusioni piuttosto negative sull'opportunità di acquistare/allevare questi camaleonti se di cattura e se si è sprovvisti di un apparato tecnologico idoneo a riprodurre i bisogni climatici estremi di questa specie. A loro favore va invece l'esperienza di alcuni allevatori professionisti che hanno avuto un certo successo con la varietà nominale del Kenia, propagata per generazioni, forse perchè vivente ad altitudini inferiori e quindi meno estrema per le necessità di sbalzo termico.
L'insorgenza di patologie degenerative in corrispondenza della maturazione sessuale delle femmine suggerisce inoltre che sia opportuno far accoppiare questi camaleonti già da giovani, senza attendere il fantomatico anno di età, invocato da tanti allevatori, ma assolutamente innaturale per questa come per tutte le altre specie di camaleonte per le quali -in libertà- maturità sessuale è sinonimo di riproduzione.

Tirando le somme quindi classificherei i C. hoehnelii tra i camaleonti difficili, decisamente da scartare se di cattura, perchè legati a fragili endemismi e pesantemente infestati da parassiti piuttosto resistenti. I giovani nati in cattività risultano tuttavia avvicinabili da allevatori smaliziati, e ben dotati tecnologicamente. Naturalmente sarà sempre da preferire la sottospecie Keniota, legata a temperature meno estreme.