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Colubro lacertino

Testo e fotografie di Enrico Crippa

guardare e non toccare... Introduzione: il Colubro lacertino, o Colubro di Montpellier (Malpolon monspessulanus) è senz’altro uno degli autentici miti viventi per chi è appassionato di erpetofauna nostrana.
Le caratteristiche comportamentali e fisiologiche di questo rettile sono uniche, e non hanno riscontro in nessun altro serpente appartenente alla famiglia dei colubridi che striscia nei territori del nostro paese.
Il mio primo incontro con il Malpolon risale ad una gita nei pressi del Col di Tenda, nel Piemonte meridionale, una decina di anni fa circa: in quell’occasione, fermai a mani nude, in effetti con l’incoscienza dei vent’anni, una giovane femmina di Colubro lacertino, che avevo scambiato per una biscia viperina (Natrix maura), e che non mancò di rendermi partecipe del suo disappunto, con un morso ben assestato nell’incavo tra il pollice e l’indice.
Osservando meglio l’irascibile soggetto, mi accorsi con stupore di cosa si trattava, mentre il rettile spariva velocissimo nell’intrico di bassi cespugli.

un po' di privacy Tassonomia. Il genere Malpolon (forse dal greco , “molto forte”) comprende due specie: M. monspessulanus, oggetto del presente articolo, e M. moilensis, diffuso nel nord Africa, e nel vicino oriente.
Nonostante alcuni studiosi sostengano che la “nostra” specie sia monotipica, per altri andrebbe divisa in almeno tre sottospecie: M. m. monspessulanus, sulla costa mediterranea della Francia, in Spagna e Marocco occidentale, M. m. fuscus, nei Balcani, e la ssp. M. m. insignitus nell’isola di Lampedusa, in Libia e Palestina.
A prescindere da queste classificazioni, sovente oggetto di discussione tra gli “addetti ai lavori”, è piuttosto complicato tracciare un areale preciso della diffusione di questo colubride: esso è presente e piuttosto comune nella macchia mediterranea francese e spagnola, nella Liguria occidentale e nel Piemonte meridionale, e se ne sono ritrovate tracce anche ai confini tra il Veneto ed il Trentino, nella Vallarsa, nonostante ci siano forti sospetti che questi esemplari siano stati liberati, intenzionalmente o meno, da qualche studioso terrarista, o comunque importati passivamente.
Il serpente è inoltre diffuso e relativamente comune nell’Europa meridionale (Grecia, Albania, Cipro) e nell’Asia Minore.
Le segnalazioni riguardo la sua presenza nella Valle del Sagittario, in Abruzzo, attendono ancora conferma.

a spasso Misure e caratteristiche: il Colubro lacertino vanta misure di tutto rispetto: esemplari di due metri e mezzo non sono rari, le femmine potrebbero andare addirittura oltre. Recentemente ho maneggiato, per spostarlo allo scopo di pulire il terrario, un esemplare di un amico appassionato, che pesava tre chili e duecento grammi, e, sicuramente, passava i due metri e dieci di lunghezza.
Caratteristica di questo serpente è la fronte incavata tra gli occhi, che conferisce un che di minaccioso allo sguardo di questo animale. Presenta inoltre 3 squame contigue tra la nasale e l’occhio (2 loreali ed 1 preoculare), 19 dorsali a metà tronco, e dalle 160 alle 190 ventrali. Da 70 a 100 paia di squame caudali.
Le squame hanno aspetto ovale ed oblungo, con una leggera “fessura” longitudinale. Il colore delle parti superiori varia dal bruno verdastro al marrone rossiccio, con reticolature e macchie biancastre. Spesso è presente una caratteristica “sella” nera nella parte anteriore del tronco. Alcuni esemplari sono senza macchie, completamente grigio piombo.
Nei giovani le squame presentano una forma rombica e sono completamente lisce, ed i colori sono più o meno simili a quelli degli adulti, con maggior presenza di macchie.

visto dall'alto Habitat e modo di vita: l’habitat preferenziale di questo rettile è costituito da boscaglie, macchie, radure, talvolta campi coltivati, dal livello del mare fino a 2100 metri, ma, generalmente, tra i 50 e i 700 metri d’altitudine.
La sua temperatura preferenziale è attorno ai 32, 35 gradi, ragione per cui è facile imbattersi in questo serpente durante le ore più calde della giornata, mentre gli altri rettili sono generalmente inattivi o in ombra.
Di conseguenza, la sua vita attiva durante l’anno è decisamente più breve di quella degli altri colubridi nostrani: a fine ottobre di solito è già in latenza, e gli erpetologi appassionati devono aspettare fino alla seconda metà di marzo per ricercare questo serpente in natura.
La sua caratteristica peculiare, che si può osservare con stupore anche in terrario, è quella di “marcarsi”, sfregando il muso sul corpo e sulla coda, probabilmente per spandere una secrezione odorosa dalle ghiandole presenti sul muso, o, secondo alcuni esperti, dalle narici.
In natura, il Colubro lacertino caccia attivamente soprattutto lucertole, ma attacca senza problemi mammiferi, dai topi fino a piccoli conigli, uccelli e serpenti, anche della sua stessa specie.
La vista di questo serpente è molto sviluppata, e, a differenza di quasi tutti gli altri serpenti, che cacciano prevalentemente con l’olfatto o i recettori termici, non è raro scorgere il Malpolon mentre perlustra a vista i dintorni, sollevandosi sul terzo anteriore del corpo fino a mezzo metro dal suolo, spostando il capo in una o nell’altra direzione, in cerca di qualche cosa di interessante….

hei, ma il mio topo dov'è??? Che caratterino…. Il Colubro lacertino è senza dubbio, tra i serpenti nostrani, quello dotato di maggior “personalità”: se molestato è molto irascibile, si avventa sull’importuno senza esitare, soffiando in maniera piuttosto inquietante, e non esita ad incalzare e seguire il molestatore.
Per questo motivo vi sconsiglio di prendere l’iniziativa se incocciate in qualche esemplare adulto mentre andate a fare “herping”…..se proprio volete catturare un Malpolon per studiarlo ed osservarlo da vicino, vi suggerisco di… prendervela con i più piccoli, fermando cioè con un bastone o con un guanto un eventuale giovane colubro lacertino, limitandovi a fotografare da una certa distanza gli adulti.
L’incontro - scontro con un maschio adulto, veemente ed iperattivo, durante la stagione degli amori è un’esperienza che può risultare spiacevole anche ad un appassionato erpetofilo.
Al proposito, i Colubri lacertini si accoppiano tra maggio e giugno, e la femmina depone dopo due mesi di “gestazione” fino a 20 uova sotto ammassi di foglie, nelle tane abbandonate di roditori o nei nidi vuoti di uccelli terrestri. I piccoli nascono dopo circa due mesi scarsi, e sono già agguerriti, lunghi una trentina di centimetri.

In terrario. Se volete provare ad ospitare un Colubro lacertino in terrario, o vi capita di ospitare qualche esemplare per qualche motivo, la prima cosa da sapere è che, purtroppo, state infrangendo la legge: la Convenzione di Berna, infatti, dovrebbe proibire la cattura e la detenzione anche di questo ofide, nonostante non sia ben chiaro nemmeno da parte delle Guardie forestali quali siano i termini in cui questa legge vada applicata.
In ogni caso, se sfidare le autorità è il vostro sogno, sappiate che ci sono appassionati olandesi e tedeschi che hanno riprodotto in cattività questo serpente, per cui potreste rivolgervi alle famose fiere 'mitteleuropee', e portarvi a casa qualche esemplare sicuramente sano ed abituato alla cattività, senza dover percorrere la macchia ligure in lungo ed in largo per “depauperare” il nostro già esiguo patrimonio erpetofaunistico.
Per il Colubro lacertino è necessario un terrario molto ampio, ben riscaldato ed asciutto. Tenete presente che, a discapito della sua forza e veemenza, il nostro amico è particolarmente sensibile e delicato in terrario, per cui va tenuto con molti riguardi. Un buon fondo di torba acida, con delle pietre poste sotto un bel faro riscaldante da 300 watt vi permetterà di assistere allo spettacolo di un Malpolon che si scalda al sole, perlustrando i dintorni con la testa sollevata da terra, pronto a nascondersi fuggendo scompostamente appena vi vedrà avvicinarsi.
Qualche nascondiglio è indispensabile, ed una vaschetta con dell’acqua fresca è necessaria, anche se lo vedrete raramente abbeverarsi. In terrario, il Colubro lacertino accetta topi e ratti vivi, e, con un po’ di pazienza potrete abituarlo ad accettare anche topi scongelati. Ovviamente è inutile che vi dica che questo serpente non ha nessuna necessità di essere maneggiato, e che i “contatti” con il vostro ospite dovrebbero limitarsi alle operazioni di pulizia del terrario, o a sporadici controlli per verificare che il serpente goda di ottima salute e non sia parassitato.

Un’ ultima considerazione. Il Colubro lacertino è un serpente velenoso. Possiede una dentatura opistoglifa, cioè presenta sul retro delle mascelle superiori due denti più grandi degli altri, con una scanalatura che permette al veleno prodotto da apposite ghiandole di “gocciolare” nella preda durante il morso.
L'’effetto del suo veleno è simile, sebbene in misura molto più blanda, a quello del cobra indiano (Naja naja), e, anche se non è possibile che un lacertino morda una persona al punto da ucciderla, le conseguenze di un morso piazzato bene da parte di un adulto sono piuttosto fastidiose: a parte il dolore ed il copioso sanguinamento della parte lesa, con conseguente gonfiore localizzato, sono tutt’altro che rari, per un giorno o più dal momento del morso, episodi di febbre e disturbi nervosi che richiedono il ricorso a cortisonici ed antistaminici. Per questa ragione, conviene prestare sempre un minimo di attenzione qualora si avesse a che fare con questi magnifici rettili.

E’' tutto! Calzate un buon paio di guanti, e buon allevamento!!!



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