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Tarentola mauritanica

bagni di soleI più si limitano a chiamarlo semplicemente geco, infatti è proprio questa la specie più diffusa in Italia, ed è anche quella che, senza timore, tende a colonizzare i nostri appartamenti. Chi lo teme di più lo chiama tarantola confondendolo col ben noto ragno ed attribuendogli chissà quali veleni... tutti assolutamente mortali!
Leggende a parte il nostro geco è senz'altro un simpatico sauro che non supera mai i 15 cm di lunghezza e, neanche a dirlo, non ha mai fatto del male a nessuno. Semmai è lui ad andarci di mezzo quando qualche fifone tenta di sloggiarlo dal proprio appartamento con metodi senz'altro discutibili (e pensare che è teoricamente protetto!).

Chi è e dove vive: descritto da Linneo nel 1758 la tarantola muraiola si distingue facilmente dagli altri gechi italiani per l'aspetto grassoccio ed appiattito, i vistosi tubercoli dorsali (che gli conferiscono un aspetto spinoso) e le ampie dita lamellate, di cui il terzo e quarto dotati di artigli. La sua distribuzione in Italia comprende in pratica tutte le zone costiere tirreniche, le isole e, con minor frequenza, le coste adriatiche. Il suo areale di distribuzione però si estende ben al di fuori della nostra penisola trovandosi in pratica in tutte le regioni costiere mediterranee dal Portogallo, alla Grecia, al nord Africa. Ovunque si trovi tende a colonizzare preferenzialmente i manufatti umani siano questi muretti a secco o veri e propri muri di palazzine, disdegnando per lo più il suo originario ambiente naturale (pareti rocciose a scarpata). Evidentemente non siamo i soli a preferire la vita comoda: vicino all'uomo infatti il geco trova protezione da molti predatori (gatti permettendo) ed ha la caccia facilitata dall'illuminazione pubblica, che attira fior fiore di buoni bocconcini. Questi, in natura, sono costituiti da qualsiasi tipo di insetto dalle formiche, alle blatte, alle grosse falene.

libero e... bello? Vita in libertà: la tipica posizione in cui troverete il geco durante il giorno è quella in cui l'ho ritratto nelle due prime foto: a testa in giù, col corpo nero, intento a riscaldarsi al sole, a pochi centimetri dall'ingresso della propria tana. Proprio per questa abitudine di termoregolarsi al sole questo geco è quello più conosciuto, due suoi lontani parenti: il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) ed il tarantolino (Phyllodactylus europaeus), oltre ad avere dimensioni e proporzioni decisamente minori, sono dei convinti notturni e si fanno notare raramente. L'unico altro geco italiano con abitudini diurne è il geco di Kotschy (Cyrtodactylus kotschy) che da noi si trova solo in Puglia e non supera comunque i 10 cm. di lunghezza ragion per cui non è comunque possibile confonderli.
La tarantola muraiola, a dispetto della sua abitudine ai bagni di sole (che fa fondamentalmente per digerire le prede), svolge la sua attività al crepuscolo e durante la notte, con temperature che non siano inferiori ai 15-18°C. E' al buio infatti che dà il meglio di sé: allora esibisce colorazioni chiare muovendosi rapidamente e con estrema agilità su muri verticali o sui soffitti a caccia delle sue prede. Di regola questi gechi si rinvengono in piccoli gruppi attorno alle sorgenti di illuminazione: solo i maschi adulti sono veramente territoriali, mentre giovani e femmine si accontentano di difendere il piccolo spazio intorno alla loro tana, ma condividono i "terreni di caccia" senza disturbarsi troppo. Osservandoli nella loro attività si può notare una sorta di gerarchia per cui i soggetti più piccoli non attaccano mai una preda che sia stata già "puntata" da esemplari di maggiori dimensioni.
Il dimorfismo sessuale in questa specie non è evidente se non per le proporzioni più massicce della testa del maschio: mancano infatti pori preanali o femorali. A primavera i maschi si dimostrano particolarmente aggressivi per delimitare un territorio che ospiti qualche femmina. In seguito all'accoppiamento la femmina deporrà 2-3 uova in due covate successive, (distanziate da un paio di mesi) incollandole in qualche crepa o fessura dei muri; il guscio di queste, nel giro di pochi giorni, indurirà fornendo così una protezione dalla disidratazione. La schiusa avverrà 3-4 mesi dopo. La vita media di questa specie è di circa 8 anni.

il 'mio' geco Vita in cattività: vi ricordo ancora una volta che questo geco, come tutte le specie di rettili ed anfibi italiani, è protetto in molte regioni italiane ed è ivi pertanto vietata la sua detenzione in cattività: informatevi per non essere dei fuorilegge! C'è un aneddoto divertente a tal proposito: inizialmente non si era tenuto conto che questo geco entra volontariamente e piuttosto spesso nelle nostre case per cui un sacco di gente si sarebbe trovata fuorilegge e multabile suo malgrado! Fu pertanto necessario aggiungere una postilla che rende praticamente legale un geco che si muova liberamente per la vostra casa! Insomma questo è l'unico rettile che ci sarebbe ancora possibile allevare nelle nostre case purchè non lo si confini in un terrario.
Scherzi a parte (non so quante mogli o madri sopporterebbero un simile ospite che scorrazza sulle loro teste durante la notte) potreste trovarvi nella necessità di ospitare per un breve periodo un geco a casa vostra. A me era già successo col geco verrucoso, ma anche la tarantola, anni prima mi aveva accompagnato per un inverno. La storia è presto detta: un conoscente mi chiama (era novembre) e mi dice di aver trovato un geco mezzo morto in cantina. Non stupitevi: qui a Genova ogni tanto, in autunno, viene un alluvione ed evidentemente il poveretto era stato trascinato dalle acque di scolo nella cantina in questione il freddo autunnale aveva fatto il resto. L'esemplare era ridotto davvero male: aveva perso la coda, era magrissimo ed aveva le zampe tutte impiastricciate di fango e polvere (ecco perchè non era riuscito a fuggire dalla sua prigione). Lo stabulai in un piccolo terrario 50 x 30 x 30 cm dotato di numerosi nascondigli (radici di legno ed un paio di tegole), di una piccola ciotola d'acqua e di una lampadina ad incandescenza da 40 watt. La fame doveva essere molta perchè a poche ore dalla cattura ed in pieno giorno si inghiottì quattro grilli adulti (ed il corpo del geco, anche se scodato, non superava i 7 cm!). L'ho tenuto fino al marzo successivo senza disturbarlo mai. Durante quei mesi non si addomesticò per nulla: di giorno se ne stava sotto le tegole o attaccato al soffitto del terrario e di notte cacciava i grilli (mai usato altro), ma in ambedue i casi il mio sopraggiungere lo faceva rintanare immediatamente. Vitto ed alloggio dovevano comunque essere adeguati perchè, come potete giudicare dalle foto, non solo la coda ricrebbe, ma si fece anche bella rotondetta. A marzo poi lo portai fuori città e lo liberai su un bel muretto a secco: dopo tanto stress cittadino un po' di villeggiatura ci voleva anche a lui!

nato libero Conclusioni: il nostro geco è un simpatico animaletto dotato di notevole vivacità: spesso d'estate spendo delle mezz'ore con lo sguardo perso sotto un lampione ad osservarli (chissà che impressione faccio ai passanti?!) e devo dire che lo spettacolo è sempre vario e movimentato. Credo che stabulando in un terrario ampio più esemplari si potrebbe ricreare un ambiente più congeniale alla loro vita potendo così ricostruire, in casa nostra, un angolo della nostra sempre più contaminata natura. Tuttavia per rispetto delle leggi, ma ancor più per i nostri gechi, ritengo sia meglio lasciarli dove sono. Se volete osservarli non dovete far altro che "alzare il naso", che bisogno c'è di rinchiuderli? Certo che se, come propongo sempre, ci fosse uno stock legale di questi animali nato in cattività tutta la storia sarebbe diversa e mi sento di affermare che la nostra tarantola, da sinistro imitatore di "ragni", potrebbe divenire uno dei nostri migliori amici... insoliti.



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