Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Appunti sulla Luscengola
(Chalcides chalcides)

Articolo di Enrico Crippa
notate le minizampe nel loro alloggio

Nella vasta e variegata famiglia degli Scincidi, la specie più sottovalutata, e quella, paradossalmente, oggetto delle più assurde dicerie, è senz'altro la luscengola. Caratteristiche più evidenti del genere Scincidae, che ritroviamo anche nella "nostra", sono costituite dal capo, poco distinto dal collo, corpo liscio, serpentiforme, coda cilindrica e piccoli arti, che in questa specie portano solo tre dita.

Tracce degli scinchi si rilevano già prima del Pliocene superiore, quindi stiamo parlando di una famiglia di sauri con almeno sei milioni di anni di evoluzione alle spalle.
Gli scinchi sono distribuiti in tutte le zone calde del pianeta, ed in alcune delle zone temperate. In Italia, essi sono presenti con il solo genere Chalcides, rappresentato due specie ben distinte: Chalcides ocellatus, il Gongilo, e Chalcides chalcides, la Luscengola, oggetto del nostro articolo.

Descrizione

a riposo, le zampe vengono posate al suolo

La luscengola presenta un corpo notevolmente allungato, agile e serpentiforme, caratteristica che le è valsa a tutti gli effetti, nell'immaginario popolare, la piena "elevazione" a rango di serpente velenoso: infatti, ancora oggi molte persone la ritengono dotata di un veleno potentissimo, e, addirittura, nelle campagne, c'erano persone pronte a giurare di aver visto questo innocuo rettile prendersi in bocca la punta della coda, formando un cerchio con il corpo, e, in questa postura, inseguire il malcapitato di turno, rotolando su se stessa, fino a morderlo a morte una volta raggiunto. E' inutile aggiungere che queste, ed altre dicerie, sono frutto della fantasia e dell'ignoranza, in senso lato, delle persone: in realtà, la luscengola, non solo non possiede nessun tipo di veleno, ma è un animale pacifico, non mordace, e, in ogni caso, assolutamente non in grado di attaccare o mordere una persona.

La luscengola presenta, come tutti i congeneri, arti cortissimi, con tre dita, che utilizza raramente durante i movimenti, magari quando si muove lentamente per esplorare qualche anfratto in cerca di prede, e che, generalmente, vengono tenute a contatto col corpo, in appositi alveoli, mentre la luscengola si sposta veloce ed agile serpeggiando.

Il colore dominante varia dal grigio, al marrone bronzeo, al verde oliva, spesso con diverse strisce longitudinali, a volte con macchie scure. I sessi sono in pratica indistinguibili, ma in base alla mia personale esperienza, e con un po' di allenamento, si possono individuare i maschi che hanno, a parità di dimensioni, il capo più grande e la coda più lunga delle femmine.
La lunghezza di un esemplare adulto varia tra i 25 ed i 40 centimetri, con la femmina tendenzialmente più grande del maschio.

Distribuzione

un posto al sole

In Italia, la luscengola è distribuita in modo puntiforme a sud degli Appennini settentrionali, comunque non oltre, a nord, il fiume Po. Si rinviene, inoltre, in Liguria, forse nel Piemonte meridionale, nell'isola d'Elba, come in Sicilia, Sardegna e isole adiacenti. Oltre confine, è diffusa in Spagna, Francia meridionale, e nell'Africa Nord occidentale.

Generalmente vive in praterie e radure assolate, ma anche su terreno sabbioso e sassoso, in pietraie, in terreni arbustivi e, spesso, anche nei campi coltivati, di solito mai troppo distante dai corsi d'acqua. Distribuita dal livello del mare fino alla media collina, tuttavia, in Marocco si può incontrare sull'Atlante, fino a 2000 metri d'altitudine, in Italia non oltre i 1000 metri, sui monti dell'Abruzzo.

Tassonomia

Nella nostra penisola dovrebbe essere presente la sottospecie tipica (C.c. chalcides); mentre due altre sottospecie, C.c. vittatus e C.c. striatus si rinvengono, rispettivamente, in Sardegna e isole, e nel sud della Francia, forse anche nella Liguria occidentale.

Vita in natura

esemplare adulto

La vita attiva della Luscengola inizia, secondo le zone in cui vive, tra marzo e maggio, e, subito, con l'attività riproduttiva. E' interessante notare che la femmina gravida presenta, nella parte centrale dell'ovidotto, delle pieghe epiteliali, che "ospitano" l'embrione durante lo sviluppo, i vasi capillari delle quali interagiscono col flusso sanguigno dell'embrione. Si tratta quindi di piena viviparità, fenomeno che si può riscontrare anche nella Lucertola vivipara (Lacerta vivipara) e nel Marasso, o Vipera palustre (Vipera berus).

In altre occasioni, probabilmente influenzata dalle caratteristiche climatiche, la femmina si comporta da ovovivipara: le uova, cioè, compiono lo sviluppo all'interno dell'ovidotto, e la membrana ovarica si lacera al momento della deposizione, dando alla luce piccoli perfettamente formati ed autosufficienti. In ogni caso, le nascite avvengono, di norma, alla fine di giugno, ed ogni nidiata è composta di un minimo di 5, fino ad un massimo di 23 - 25 piccoli.

Durante la vita attiva, la luscengola è un animale interessantissimo da studiare ed osservare. E' agilissima e, se molestata, fugge con una rapidità impressionante. Nei periodi di massima attività, in località favorevoli, è possibile sorprendere anche sei, sette esemplari nello spazio di due ettari.
Generalmente passa le ore più calde della giornata al riparo, sotto pietre, alla base di arbusti o in fenditure del terreno, sovente al limite tra sole ed ombra, dedicandosi alla caccia ed alle "relazioni sociali" nelle prime ore del mattino e nel pomeriggio, spesso, in estate, anche in tarda sera.

Gli adulti predano oligocheti terrestri, e vari insetti, senza troppi problemi in fatto di "gusti". I piccoli apprezzano soprattutto gli afidi.
La vita attiva, sempre secondo le zone geografiche dove abita, termina tra la fine di settembre ed ottobre. La luscengola cerca allora rifugio per l'inverno in buchi nel terreno, sotto grosse pietre, o negli incavi alla base di cespugli, e passa il letargo avvolta su se stessa come un ofide.

In cattività

S come scinco! Qui riporto la mia esperienza personale, è probabile che si possa allevare la luscengola in modo differente, e magari anche migliore, ogni consiglio è bene accetto! [NDR: con le attuali normative non è più possibile detenere animali di cattura, ma solo esemplari nati in cattività, con documenti comprovanti la loro provenienza].

Personalmente, tenevo cinque esemplari, due maschi e tre femmine, in una grossa teca costituita da un basamento di legno (una tavola piatta da due metri per due) con quattro sponde alte 30 cm, e, attorno, un'armatura metallica che sosteneva una rete a maglie fini, con uno sportello su un lato per accedere al terrario, per le normali operazioni di manutenzione e di controllo degli animali. Il basamento di legno a sponde era riempito di terra, prelevata (con grande dileggio a mio discapito da parte degli indigeni!) sul luogo di cattura delle luscengole.

Il terrario era posto in esterno durante tutto il periodo maggio - settembre, ed era spostato in un ambiente coperto nel periodo invernale, per evitare le gelate, tipiche dell'ambiente dove vivo. L'arredamento era composto di pietre, cortecce e piante vive, il tutto teso a ricreare l'ambiente naturale degli animali, ovviamente con un punto d'acqua artificiale (una vasca rettangolare rinnovata ogni giorno) e dei nascondigli sotterranei che venivano messi a nudo scostando un tassello mobile nel basamento di legno, nei quali le luscengole passavano i periodi di riposo, o le ore troppo calde della giornata.

Un faro Osram Vitalux supplementare garantiva inoltre una superficie sui 35°C per 12 ore al giorno, nel periodo di attività degli animali. Nella parte restante del terrario, la temperatura, vista la collocazione "in vivo" del terrario stesso, variava in funzione della temperatura giornaliera, quindi tra i 25 ed i 30°C di giorno, tra i 20 e i 24°C durante la notte.

Le luscengole accettavano bene la vita in cattività, tanto che non ho mai registrato tentativi di fuga dal terrario. Predavano svariati tipi di insetti, senza grossi problemi, e le lumache rosse, senza guscio, per le quali andavano pazze.
Con un allevamento di questo tipo, ho ottenuto la nascita di 18 piccoli, nati il 24 giugno 1991 da una femmina lunga 37 centimetri, che allevai per circa due anni, e rilasciai, insieme agli adulti, nella località di cattura.