Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
immaginemain

Stellagama stellio

Agama stellio, maschio adulto

Lo Stellagama (in precedenza Agama o Laudakia) stellio, meglio noto come Stellione, è l'unico agamide che ha tentato ripetutamente di trasferirsi in Italia, imbarcandosi come clandestino su traghetti e navi mercantili provenienti da svariate regioni dell'area mediterranea. Tuttavia il nostro clima risulta troppo rigido per questa specie, che ha quindi fallito nel suo tentativo egemonico, benchè di tanto in tanto qualche esemplare venga segnalato nelle nostre regioni più meridionali.
Poichè, guarda a caso, questa specie è protetta dalla convenzione di Berna nonostante che ben pochi nutrano alcun interesse nei suoi confronti (terrariofili compresi) ho deciso di dedicargli almeno una scheda cosicchè, la prossima volta che sentirete parlare di Stellione, non pensiate a qualche strana costellazione.

Chi è e dove vive

subadulto a caccia di formiche

La scarsissima quantità di materiale cartaceo che mi è riuscito di trovare su questo sauro la dice lunga su quanto la sua presenza passi in sordina ai più; per fortuna ho avuto la possibilità di osservarlo in natura per cui, quello che vi dirò sul suo comportamento, è frutto di pura osservazione.

Il nostro protagonista colonizza le isole greche del sud: Rodi, Corfù, Myconos, Delos, Paros, Naxos, Creta ed altre isolette minori, spingendosi anche in Africa nord-occidentale ed Asia sud-occidentale.
La recente letteratura, che sta rivoluzionando il genere Agama, lo ha ridescritto dedicandogli prima il nuovo nome di Laudakia stellio per poi riattribuirgli il genere originale di Linneo, Stellagama.

I più meticolosi si sono anche dedicati a distinguere le diverse sottospecie di questo rettile in base all'area di provenienza:

Questa suddivisione, che in apparenza è puramente accademica, potrebbe interessare noi terrariofili infatti, mentre la convenzione di Berna difende le sottospecie Greche, non ha alcun valore su quelle Arabe ed Africane. Queste vengono regolarmente esportate, anche se in piccoli stock a causa della scarsa richiesta, per il mercato statunitense, olandese e tedesco. Chissà che in qualche grosso mercato stile Hamm o Houten possiate trovarli, magari riprodotti in cattività?

Gli adulti raggiungono la taglia massima di soli 30 cm, ma a vederli giurereste che sono più grandi: il loro aspetto massiccio e ruvido li rende infatti ben più imponenti di un nostro ramarro. La forma del corpo è quella tipica degli agamidi con tronco robusto coperto di tubercoli, testa larga e zampe muscolose dotate di artigli affilati. La coda è coperta da anelli concentrici di squame appuntite. Il colore cambia con l'umore e la temperatura, ma ricorda in genere quello dei nostri gechi: grigio marrone di fondo con disegni più scuri sul tronco e sulla coda.
Nei maschi adulti (purtroppo la foto dell'esemplare che avevo catturato non rende onore alla sua bellezza) il capo ed il dorso sono cosparsi di una fine macchiettatura azzurra. La letteratura descrive anche dei disegni dorsali a losanghe giallastre, inesistenti nella popolazione che ho osservato sull'isola di Rodi. Mi è stato detto che nel periodo degli amori i maschi esibiscono sul capo una colorazione rosso sangue, non posso confermarvelo, ma la fonte mi pareva attendibile. Nell'isola di Myconos esiste una varietà particolare di Stellione che ha la testa color giallo chiaro.

Vita in natura

casa mia, casa mia, per piccina che tu sia...

Quel che scrivo si riferisce unicamente alle mie osservazioni fatte per un periodo limitato di tempo (ultima settimana di giugno e prima settimana di luglio) e solo su una singola popolazione (a Lindos, RODI). Anche le foto sono quello che sono, non ero pronto ad un safari fotografico! Confesso infatti che, essendo in viaggio di nozze, non ho potuto dedicare intere giornate a questi rettili pena un precoce divorzio! Per le donne che eventualmente leggessero questo articolo confermo che mia moglie è una santa!

La nicchia ecologica preferenziale occupata dallo Stellione è risultata sempre la stessa (ed è quella ritratta nella foto qui a fianco) ovvero luoghi aperti con scarsa vegetazione erbacea e presenza di numerose rocce piuttosto alte e spigolose. Gli Stellioni si posizionano, indipendentemente dal sesso e dall'età, su un punto elevato e sfruttano la roccia per prendere il sole ovvero per ripararsene. Mi spiego: al mattino assumono colori scurissimi, quasi neri, e si mettono in modo da esporre l'intera superficie dorsale al sole. Una volta che la temperatura corporea è quella giusta, si girano col muso verso il sole ponendo il corpo parallelamente ai raggi solari in modo da esporlo il meno possibile o, se la rocca lo consente, si limitano a fare capolino con la testa tenendo il corpo in ombra. Questo accorgimento è fondamentale per la termoregolazione infatti in quel torrido periodo la temperatura diurna era di 46°C all'ombra e l'umidità inferiore al 20%!

Al di là dell'habitat preferenziale, mi è capitato di osservare anche esemplari che avevano colonizzato aiuole, bidoni dell'immondizia (!) e tronchi d'albero, dimostrando un estrema adattabilità. Mentre gli esemplari presenti in zone campestri sono estremamente schivi e si lasciano osservare solo da considerevole distanza (almeno 5 metri), spesso si possono avvicinare senza problemi gli Stellioni che hanno colonizzato i templi, abituati al continuo viavai di turisti. L'esemplare che ho ritratto sul muretto stava tranquillamente banchettando a spese di un formicaio e si è lasciato avvicinare a meno di 1 metro.
Non ho potuto verificare quale sia la base dietetica di questi agamidi posso solo riportarvi che tra le potenziali prede che ho rinvenuto nella zona c'erano lucertole e scinchi neonati, grossi grilli, ancor più grossi ragni e gechi (queste ultime prede però, esibendo abitudini notturne, mi paiono improbabili).

La struttura sociale degli Stellioni, per quel che ho potuto osservare io, ha una netta distinzione tra adulti, soprattutto maschi, e giovani. I maschi adulti, ma spesso anche le femmine, conducono vita solitaria ed occupano territori piuttosto vasti (almeno 100m2), mentre alcune femmine, i giovani ed i piccoli costituiscono delle "cittadelle" in cui ogni esemplare, a seconda della taglia, occupa un mini territorio di pochi metri quadrati (per i piccoli spesso si tratta di un singolo sasso). La privacy è comunque ritenuta fondamentale e nessuno tollera intrusioni in casa propria. Non so come facciano a procurarsi il cibo in simili condizioni di popolamento, ma evidentemente la protezione derivata dal gruppo è più importante, ai fini della sopravvivenza di questa specie. A parte qualche falco che ho osservato a caccia, ignoro quali siano i predatori dello Stellione.

maschio adulto... incavolato!

Ho osservato la tecnica di difesa dello Stellione quando ho provato a catturarne uno: se minacciato questo sauro si infila in una fenditura della roccia e gonfia il corpo (come fanno i chuckwalla) divenendo inestraibile. L'esemplare della fotografia l'ho catturato al tramonto, complice il lieve abbassamento della temperatura che ne ha rallentato i movimenti ed una fenditura troppo larga a cui non è riuscito ad aderire perfettamente. Si trattava di un maschio davvero magnifico... ed arrabbiatissimo! Allora (era il 1996) non sapevo che questa specie fosse protetta e per un momento avevo vagheggiato di portarmi una coppia di Stellioni a casa. Poi, valutando il territorio normalmente occupato da un maschio, ho capito che sarebbe stata una scelta davvero crudele ed ho liberato l'esemplare (con grande sollievo di mia moglie!). Meglio così, avrei avuto una gran brutta sorpresa alla frontiera!

In cattività?

Come ho appena detto, l'idea di allevare uno Stellione selvatico in un terrario mi sembrerebbe crudele, resta il fatto che negli anni qualche riproduzione in Germania, Olanda ed infine anche da noi, c'è stata, quindi non sarà del tutto impossibile trovare della progenie nata in cattività.
esemplare di Rodi con colorazione gialla, ringrazio Mauro per avermi inviato questa immagine Per le norme di mantenimento in cattività mi devo quindi rifare al poco materiale presente online. Come potete desumere da soli la teca dovrà essere più amplia possibile ed abbastanza sviluppata in altezza (idealmente 120x60x80) e dotata di numerose rocce e rami robusti a sviluppo verticale. Il calore dovrà essere garantito da un adeguato parco lampade e/o cavetti/piastre riscaldanti, comprendenti lapade UV. La temperatura dell'aria dovrà raggiungere di giorno una media di 28-30°C ed un'area dovrà toccare i 42-45°C, l'umidità deve essere bassissima perchè tutti gli stellioni abitano zone secche e molto ventilate (a Lindos sembrava di avere un phon costantemente puntato addosso) per cui la ciotola d'acqua da bere (piccolissima) andrà posta nell'angolo più 'fresco' della teca, possibilmente vicino ad una griglia d'areazione. Alcuni esemplari non useranno la ciotola, ma preferiranno delle rare vaporizzazioni del substrato da cui leccheranno qualche goccia se gradita.
Di notte la temperatura può tranquillamente tornare ai valori di casa vostra basta che non scenda sotto i 17°C.

Come nutrimento si useranno i soliti grillie blatte come base, integrati con camole e larve di kaimani e larve della farina, il tutto spolverato con preparati a base di calcio. Poichè lo stellione è abituato in natura a 'stringere la cinghia' una volta adulto andrà nutrito a sazietà un giorno si e due no. In questo modo lo vedrete sempre vigile ed attivo e potrete conquistarvi la sua amicizia porgendogli il cibo... evitando che diventi obeso.

In natura questo sauro osserva un periodo di latenza invernale in Dicembre e Gennaio che è bene fargli osservare anche in cattività, mantenendolo a temperature intorno ai 10°C. In questo periodo tenderà a passare la maggior parte del tempo seppellito nella lettiera del fondo o in una tana, ma uscirà di tanto in tanto allo scoperto per bere. Quindi se lo stabulate in un piccolo recipiente ad hoc non dimenticate un po' d'acqua.

Riprodurli

Come ho detto, la riproduzione di questo agamide in cattività è rara perchè lo Stellione stesso è raramente allevato.
In natura l'accoppiamento avviene in Marzo-Aprile, la femmina può deporre una o due covate consecutive a inizio estate e la schiusa delle uova avviene a fine Agosto inizio Settembre. Le covate sono mediamente di 6-8 uova con picchi di 15 per le sottospecie non europee.
In cattività, dopo aver fatto osservare la diapausa invernale, la coppia diviene solitamente attiva circa un mese dopo il risveglio. La deposizione avviene a circa 1 mese dall'accoppiamento e la femmina necessita di un substrato profondo in cui scavare, preferendo deporre a profondità. Per l'incubazione delle uova la temperatura consigliata è di 27-30°C. Le uova impiegano generalmente più di due mesi per schiudersi. I piccoli sono subito attivi e possono essere cresciuti insieme se lo spazio è adeguato (come osservato in natura tendono ad una certa aggregazione). Non è invece possibile stabularli con gli adulti perchè c'è rischio di cannibalismo.

Invito, chiunque di voi possa procurarsi legalmente una coppia di Stellioni, a dare una possibilità d'espansione in cattività, a questa piccola "Pogona" made in EU!