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Vipera aspis

Vipera comune o aspide (Linnè 1758)

Articolo redatto da Emanuele Melani


V. aspis ughii Classificazione: Descrizione: serpente dall’aspetto poco slanciato, con testa ben distinta dal tronco di forma triangolare coperta da piccole squame, sulla parte superiore della testa sono presenti ornamentazioni più scure di vario tipo, apice della testa ricurvo verso l’alto, l’occhio è piuttosto grande e presenta la caratteristica pupilla verticale elissoidale, il corpo presenta squame piccole e carenate, anche la coda è ben distinta dal corpo piuttosto corta, può avere una colorazione leggermente diversa, solitamente tendente al giallo/verde. Le dimensioni di un esemplare adulto possono variare normalmente dai 60 agli 80 cm. comunque sono stati catturati esemplari che sfiorano il metro. Tra i due sessi non esistono differenze rilevanti per quanto riguarda le dimensioni, ma si possono riconoscere a vista perché le femmine presentano una coda più corta, queste ultime, inoltre, hanno una colorazione meno brillante dei maschi e la parte ventrale grigio biancastra pigmentata di bruno, mentre i maschi presentano una colorazione uniforme.

Sottospecie: V. aspis (rettilario di San Marino) Descrizione/Distribuzione delle sottospecie italiane: (contrassegnate con $ nell'elenco soprastante).
V. a. atra: di colorazione nettamente più scura delle altre sottospecie, presenta un disegno a zig-zag di colore nero-marrone scuro sul dorso, che può essere unito o parzialmente unito (a macchie discontinue). E’ distribuita in Piemonte, Val d’Aosta, Liguria Nord-Occidentale, Altopiano Irpino, Appennino Sannita, Appennino Lucano.
V. a. francisciredi: di colorazione marrone, la parte dorsale è attraversata da barre di colore nero, distaccate tra di loro, lateralmente sono presenti delle barre verticali del medesimo colore di quelle dorsali, ma sfalsate rispetto a queste ultime.
E’ la s.s. più diffusa si trova nelle regioni settentrionali, centrali e meridionali, non occupate dalle altre s.s.; in Toscana è assai diffusa, anche nelle isole, tranne che in quella di Montecristo, dal livello del mare fino intorno hai 1800 metri (ho avuto modo di osservare un esemplare in una pineta, che si trovava immediatamente a ridosso di un litorale sabbioso in loc. Grosseto).
V. a. hugyi: presenta una colorazione di base tendente più al grigio rispetto alla s.s. francisciredi, una netta differenza si ha nel disegno presente sul dorso, infatti qui le macchie sono circolari, unite o indipendenti, i bordi del disegno sono più scuri, solitamente neri, questo disegno da molti è considerato quello ancestrale della specie, cioè il più primitivo. E’ diffusa esclusivamente nella parte meridionale del nostro paese, in Calabria, Puglia e Sicilia.
V. a. montecristi: (*da alcuni studiosi non è riconosciuta come s.s. a sé, ma appartenente alla s.s. Hugyi) io per campanilismo (essendo toscano) e perché il suo areale di distribuzione (esclusivamente l’isola di Montecristo), è molto distante, dall’areale abituale della s.s. Hugyi, reputo più giusto considerarla s.s. tipica dell’isola, (anche se non è da escludere come riportano alcuni testi che la s.s. hugyi sia stata introdotta dall’uomo in periodi storici lontani su Montecristo).
Comunque lasciamo che i nuovi Darwin, con i loro modernissimi studi sulla genetica, risolvano anche questo dilemma, magari con metodi un tantino discutibili...
Morfologicamente è comunque molto simile alla s.s. hugyi.

Variazioni di livrea: per complicarci ancora di più la vita, come se non bastassero le varie sottospecie, quest’ofide presenta, anche se in modo occasionale, livree assai varie, di seguito ne elencherò alcune: Nonostante la varietà di colorazioni, balza subito all’occhio l’assenza totale dell’albinismo, relativamente frequente tra altri ofidi.

Ambiente: serpente che abita gli ambienti più disparati, si rinviene dal livello del mare fino hai 3000m. di altezza, indifferentemente che siano ambienti aridi, o paludosi, nei boschi, in radure collinari e montane, vicino hai muretti a secco. Inoltre si può trovare anche in zone comunemente frequentate dall’uomo, ad esempio nelle legnaie e nei fienili. I luoghi dove comunque si ha maggiori probabilità di incontrarla, sono i margini dei sentieri poco battuti, le franate, e le zone montane aride con bassa vegetazione, ben esposte al sole, spesso vicino a corsi d'acqua.

V. aspis atra (rettilario di San Marino) Abitudini di vita: la vipera inizia la sua attività tra febbraio e marzo, a seconda della temperatura. Finita la latenza invernale, i maschi si danno subito 'da fare' per cercare una compagna con cui potersi accoppiare. La femmina feconda partorirà i piccoli solo tra la metà di Agosto ed i primi di Ottobre. Il numero dei piccoli solitamente varia da 6 a 8 esemplari, con taglie uguali o inferiori ai 20 cm di lunghezza.
La vita della vipera è piuttosto 'tranquilla': la mattina, appena la temperatura lo consente, esce dal suo nascondiglio e trova un punto dove potersi termoregolare, solitamente una grossa pietra, o una zona più elevata rispetto al suolo. Nella prima parte della mattinata, si dedicherà alla ricerca del cibo, ma in estate, appena la temperatura sale troppo, troverà riparo nel suo rifugio, per riuscirne solo nel tardo pomeriggio.
Gli esemplari giovani, cacciano piccoli sauri, man mano che crescono la dieta sarà composta quasi esclusivamente da roditori; le abitudini alimentari possono variare in relazione all’ambiente abitato dalla vipera.
Se non è stata mangiata da un riccio, da altri serpenti, o da un uccello rapace... e se non è finita schiacciata da un auto, o uccisa dalle persone che ha avuto la sfortuna di incontrare, tra ottobre e i primi di novembre (a seconda delle regioni e dall’altitudine), la vipera cercherà un rifugio dove poter passare l’inverno. Si tratterà di una zona esposta a sud, ad una profondità che può variare dai 5 cm a 1 m, talvolta in compagnia di altri rettili ed anfibi.

Veleno: il veleno, che a noi può apparire come un'inutile arma impropria a disposizione della vipera, riveste una fondamentale importanza per questo rettile.
In primis gli è necessario per procurarsi il cibo: appena una possibile preda, ad esempio un topo, le passa vicino, la morderà con uno scatto fulmineo lasciando subito la presa. Il roditore morso morirà di lì a poco e la vipera lo rintraccerà, oltre che ispezionando l’aria estroflettendo la lingua, anche con una serie di 'sbadigli'. In questo modo, infatti, riesce a captare la traccia odorosa, ovvero gli stimoli chimici emessi dalla preda in risposta all’azione del veleno.
Il veleno inoltre, agendo come un cocktail di enzimi degradatori, prepara la preda alla digestione: le vipere private sperimentalmente delle ghiandole velenifere non riescono a completare il processo digestivo!
Oltre che per cacciare il veleno viene usato anche per difendersi, ma solo in casi estremi, infatti il carattere estremamente timido di quest’animale, lo fa fuggire al minimo rumore sospetto.
Ma da cosa è formato quel liquido giallastro o biancastro, che tanto ci spaventa?? Da proteine attive, ed enzimi, che agiscono assieme, causando i vari sintomi che si hanno dopo che si è stati morsi. Qui di sotto riporto la 'ricetta' usata dalla nostra 'alchimista', per ottenere il suo veleno ad azione emotossica, che causa difficoltà di coagulazone del sangue, portando a piccole emorragie interne dovute alla rottura di vasi sanguigni.

Composizione del veleno Vipera aspis:
Enzimi proteolitici Altre proteine attive Regole per evitare di essere morsi: per prima cosa ci tengo a dire che essere morsi da una vipera aspis è davvero difficile, inoltre se una persona rispetta alcune semplici regole il rischio è praticamente 0.

Le regole sono le seguenti: Se vi può essere di conforto, varie volte sono andato in luoghi dove sapevo per certo che erano presenti in gran numero le vipere aspis, con la speranza di fotografarne qualcuna: nel 90% dei casi, dopo svariate ore di ricerche, sono tornato a casa senza aver avvistato neppure un esemplare!

Sintomi del morso: il primo sintomo è senza dubbio il dolore, causato dall’azione meccanica dei denti cavi, la parte morsa solitamente un dito, o un arto, nel giro di breve tempo si presenterà molto gonfia, si avrà un accellerazione dei battiti cardiaci, forte sudorazione, necessità di bere, febbre, nausea, vertigini.
Questi sintomi comunque possono variare molto, e saranno minori, se la vipera è un esemplare giovane, o ha attaccato una preda da poco tempo, o, per qualsiasi altro motivo, inietta una quantità minima di veleno o addirittura non lo inietta affatto.
I sintomi possono invece essere più gravi se la persona morsicata è un anziano, un bambino, una persona che ha fatto uso di alcool, o comunque una persona che non è in condizioni fisiche ottimali. I sintomi, se trattati in modo corretto, svaniranno del tutto nel giro di qualche giorno.

Trattamento del morso: le parole d’ordine sono calma e semplicità!!! Per prima cosa tranquillizzate la persona che è stata morsa, per evitare che possa andare sotto shock, e che la conseguente accellerazione del battito cardiaco, velocizzi l’entrata in circolo del veleno. Immobilizzate quindi la zona morsa e trasportate il malcapitato all’ospedale o pronto soccorso più vicino. Lì spiegate la dinamica dell’incidente; saranno i medici a valutare, dopo aver fatto vari accertamenti, se è il caso di intervenire con il siero o meno.
Le cose da evitare assolutamente sono: incisioni, lacci emostatici, fasciature dell’arto troppo strette che impediscono la regolare circolazione del sangue, e qualunque altro intervento da dottore-rambo improvvisato.
I decessi dovuti al morso di V.aspis sono veramente pochissimi, basti osservare questa statistica: tra il 1980 ed il 1984, 885 persone sono state morse da un serpente velenoso (non solo vipere!), e di queste solo 3 sono morte.

V. aspis ughii (rettilario di San Marino) In cattività: prima una premessa necessaria: è assolutamente vietato nel nostro paese tenere in cattività questo rettile, perché inserito nella lista degli animali pericolosi, nel Decreto legge del 96; inoltre è protetta dalla convenzione di Berna. Le notizie che riporto qui di seguito sono dovute al fatto che ho collaborato per qualche anno con un centro scienze autorizzato ad allevare questa specie.

Terrario: la V. aspis si adatta veramente molto bene ad essere allevata in terrario, ho avuto modo di seguire l’allevamento con due sistemi diversi, ma entrambi validi, visto che hanno portato alla riproduzione dell’ofide.

1) Una coppia di esemplari sub-adulti è stata ospita in un terrario all’aperto, di 2mq., con pareti alte 1m. e protetto nella parte superiore da una rete di metallica, all’interno di questa recinzione, nella parte dove la mattina batteva il sole, è stata ricreata una piccola pietraia, atta alla termoregolazione dei due esemplari, i nascondigli a disposizione erano vari, un tronco d’albero cavo, alcuni anfratti tra le rocce, e dei contenitori di polistirolo forati, contenenti torba e muschio, sistemati sotto una montagnola di terra, collegati all’esterno con dei tubi di plastica, in queste 'celle' gli esemplari svernavano.
In una zona riparata, gli animali avevano a disposizione un grosso sottovaso con dentro l’acqua, i due animali non hanno mai dato il minimo problema di acclimatazione, hanno passato 2 inverni piuttosto rigidi, con temperature minime esterne sotto lo 0, alla fine della seconda latenza verso metà marzo, i due esemplari si sono accoppiati, e ad agosto sono nati 6 viperotti.

2) Un'altra coppia, di esemplari adulti, è stata allevata separatamente in terrari di 60x40x30 cm, la temperatura diurna variava tra i 25/30°C, la notturna non scendeva mai sotto i 18°. Come fonte di calore veniva utilizzato un normalissimo spot a incandescenza, in più, per illuminare meglio il terrario, all’interno era stato messo un tubo al neon.
Anche in questo caso gli animali avevano a disposizione un nascondiglio e una ciotola d’acqua. Il substrato era composto da torba asciutta e nella zona più calda era stata sistemata una pietra piatta.
Gli animali in questione hanno subìto una brumazione meno 'estrema' di quelli allevati all’esterno: da metà novembre a metà febbraio le temperature sono state portate a 15° C, con una diminuzione delle ore di luce fino a 7.
La diminuzione della temperatura e delle ore di luce è stata graduale. A fine marzo quando le condizioni di temperatura e luce erano state riportate alla normalità il maschio è stato introdotto nel terrario della femmina, ed anche in questo caso, verso la fine d’agosto sono nate altre 6 viperette.

Alimentazione: Non ho mai osservato problemi ad alimentare V. aspis, i piccoli di pochi giorni venivano nutriti con neonati ('pinkies') di topo 'ballerino', una volta ogni 5 giorni. Per quelli più restii ad accettare il cibo, il problema veniva risolto offrendo il pinkie il giorno dopo, tenuto per qualche ora insieme ad una lucertola per 'insaporirlo'.
Man mano che i serpentelli crescevano, si passava a topolini di primo pelo ('fuzzies'), uno alla settimana. Questo intervallo di tempo tra un pasto e un altro è stato mantenuto anche con gli esemplari adulti. A questi ultimi venivano offerti topolini bianchi e piccoli ratti: le prede venivano accettate indipendentemente sia morte che vive: per abituare le vipere ad accettare il 'morto' inizialmente dovevamo far mordere la preda, facendola muovere con delle pinze davanti alla vipera, ma dopo poco tempo, gli animali mangiavano tranquillamente il morto semplicemente posato all’interno del terrario.

Considerazioni: l’aver avuto a che fare con l’allevamento di questo serpente, anche se molti anni fa, credo che sia stata una delle esperienze più belle ed importanti che ho avuto in ambito erpetologico. Purtroppo ha influenzato molto i miei gusti, infatti i viperidi, oggi, sono sicuramente gli ofidi che ritengo più interessanti e che più mi piacciono. Ma a causa di un decreto che non mi stancherò, mai e poi mai, di definire ridicolo, non posso allevare questi rettili e magari contribuire, anche in modo minimo, alla loro salvaguardia in natura, visto che oggi sono sempre più rari. Speriamo che prima o poi qualcuno apra gli occhi!!!

Conclusioni: ho scritto questo articolo con lo scopo primario di fare conoscere meglio questo serpente, da sempre odiato, perseguitato, demonizzato... e chi più ne ha più ne metta. Dipinto come un killer silenzioso, dal morso fulminante, che lascia pochi secondi di vita alla sua vittima, una creatura infernale messa sulla terra solo per terrorizzare ed uccidere i poveri esseri umani!
La verità, come spero di avervi fatto capire, è ben diversa, si tratta di un serpentello, che teme l’uomo, fugge, appena si accorge della sua presenza ed ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema, tenendo sotto controllo la popolazione di roditori. Oltretutto oggi sta diventando sempre più raro (per fortuna diranno alcuni), perché il suo ambiente naturale, è minacciato e sfruttato dall’uomo.
Rabbrividisco quando leggo, o mi vengono raccontante, imprese 'eroiche', degne di cavalieri medioevali, che con un bastone, o una zappa uccidono vipere di oltre un metro di lunghezza.
Questo serpente è stata la 'sfortuna' di tutti gli animali che strisciano nel nostro paese, biscie, biacchi, saettoni, cervoni, vengono uccisi ogni anno perché scambiati per vipere, (come se fosse una giustificazione). Mi auguro che le persone che hanno dei comportamenti primitivi e animaleschi nei confronti dei serpenti siano sempre meno, e che invece di ucciderli, quando li incontrano, semplicemente li ignorino, oppure che si fermino per qualche minuto ad osservarli, lasciando da parte tutti i pregiudizi.
Secondo me, molte di loro si farebbero un'idea diversa e più reale, di questi nostri poveri 'amici insoliti'!

Per domande curiosità e dubbi su questo serpente non esitate a scrivermi, cliccando sul mio nome subito sotto il titolo di questa scheda.

BIBLIOGRAFIA:
"Serpenti" Silvio Bruno, 1998 Giunti Gruppo Editoriale
"Serpenti d’Italia e d’Europa" Silvio Bruno, Stefano Maugeri, 1990 Giorgio Mondatori & Associati Editori s.p.a.



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