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Synoicus (Excalfactoria) chinensis: una quaglia piccola piccola.

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Piccola, colorata, dal comportamento interessante, facciamo conoscenza con una quaglia allevata unicamente a scopo ornamentale o come animale da compagnia. Indice dei contenuti (links diretti):
  1. Descrizione e distribuzione
  2. Voliera, gabbia o... terrario?
  3. Alimentazione
  4. Comportamento
  5. Riproduzione
  6. Conclusioni

Descrizione e distribuzione

La quaglia cinese è uno tra i più piccoli fasianidi esistenti. Le femmine, che hanno solitamente taglia maggiore, raggiungono al massimo i 15cm di lunghezza e 57gr di peso. La definizione di "cinese" in realtà va loro un po' stretta, infatti, con le sue 9 sottospecie, Synoicus chinensis è diffusa in gran parte dell'Asia ed anche in Australia, in corrispondenza soprattutto delle isole e delle regioni costiere. Una specie visivamente assai simile, Synoicus adansonii, è invece diffusa nella fascia equatoriale africana. La quaglia cinese colonizza quasi invariabilmente zone umide e la sua riproduzione, in natura, avviene sempre in corrispondenza della stagione delle piogge. Anche se capaci di un volo veloce e leggero, queste quaglie preferiscono muoversi a terra ed anche se minacciate la prima reazione è sempre quella di "darsela a gambe" infrattandosi nell'erba alta.

Maschio di colorazione ancestrale con femmine ancestrali cannella e silver

Purtroppo Synoicus chinensis viene raramente allevata in purezza e questo ha reso la loro genetica un minestrone che non consente di distinguere le diverse sottospecie nominali nemmeno negli individui a colorazione ancestrale. Tuttavia ad un osservatore attento non sfuggirà, osservando i maschi ancestrali, di notare l'esistenza di soggetti con colorazione blu prevalente, colorazione rosso-vinaccia limitata alla parte più inferiore-posteriore ed una marcata macchiettatura bionda dorsale (simile agli esemplari di origine asiatica), mentre altri hanno la colorazione vinaccia più estesa anteriormente (ma sempre ventrale), mancando quasi del tutto la macchiettatura bionda dorsale (simile agli esemplari di origine australiana). Tipico del maschio è anche l'ampio sottogola bianco solcato a metà da una fascia orizzontale nera, che può venire gonfiato per segnalare la propria presenza ad altri esemplari. Le femmine ancestrali hanno una colorazione mimetica dimessa, che ricorda quella delle quaglie nostrane e giapponesi

Alla colorazione ancestrale, nel tempo, si sono aggiunte tante mutazioni selezionate in cattività. Tra le recessive troviamo argento/silver, cannella/cynammon (che corrisponde al nostro "isabella"), red breast e darth vader (entrambe con una preponderanza della colorazione rossa che si estende lateralmente, la seconda con testa e dorso quasi completamente neri), le pezzate a base bianca (tuxedo, splash e white, in base a quanto è espansa la colorazione bianca), le paglia/fallow (con occhi rosa). Tra le colorazioni con mutazioni dominanti (espresse anche in eterozigosi) troviamo perlate-dorate/golden-pearl (mutazione teoricamente letale se omozigote, ma le mie nascono tutte...), faccia-blu/blue-face e la sua forma doppio dominante più scura (entrambe con maschi privi della tipica macchia bianca e nera del sottogola), le vere pezzate/pied e le ala-pezzata/winged-pied (con le penne remiganti primarie bianche). Naturalmente la combinazione di queste mutazioni ha determinato a sua volta un numero elevato di colorazioni miste, che rende talvolta problematico risalire al mosaico mutazionale che le ha generate.

Voliera, gabbia o... terrario?

Terrario per quaglie cinesi

Synoicus chinensis è spesso utilizzata come spazzina delle voliere, avendo la sana abitudine di far sparire tutti i semi fatti cadere dalle mangiatoie utilizzate dagli uccelli del "piano di sopra". Data la taglia ridotta, lo stazionamento a terra e l'indole abbastanza tranquilla, la convivenza anche con uccelli piccoli come i diamanti mandarini non crea problemi. Vi anticipo subito una nozione importante, che riprenderò in seguito: le quaglie cinesi sono tendenzialmente monogame quindi, a meno di tenerle in ampie voliere o di trovare soggetti pacifici, consiglio di allevarle a singole coppie.

Per la ragione appena detta, anche la gabbia può essere una buona soluzione d'allevamento. Naturalmente dovrà avere uno sviluppo orizzontale, con la parte superiore preferibilmente ammortizzata utilizzando una sorta di controsoffitto in rete di plastica morbida. Infatti, come tutte le quaglie, le Synoicus chinensis prendono il volo spiccando un poderoso salto in alto (che servirebbe a portarle fuori dall'erba alta prima di aprire le ali). Soggetti nervosi non abituati al contatto ravvicinato con l'uomo possono effettuare una serie di salti a raffica facendosi seri danni alla testa prima che possiate intervenire. Quindi, anche se l'accorgimento del controsoffitto morbido non è sempre necessario, prendetelo seriamente in considerazione con i nuovi soggetti, specie se erano allevati in spazi ampi.

Alloggio un po' insolito ma efficace, è l'utilizzo di un terrario o di grossi box in PVC trasparente da brico. Entrambe queste soluzioni hanno alcuni vantaggi, soprattutto per un allevamento casalingo. L'assenza di sbarre conserva meglio il piumaggio dei soggetti più nervosi e le pareti evitano spandimento di mangime, substrato e piume fuori dal contenitore. I box sono anche economici, leggeri, facili da lavare e possono essere impilati permettendo l'allevamento a coppie in purezza. In caso d'allevamento in stanze non riscaldate ridurranno anche la dispersione del calore e limiteranno le eventuali correnti d'aria. Naturalmente si dovranno dotare di finestre in rete per il ricambio d'aria, ma posizionandole oltre i 20 cm d'altezza. I coperchi in PVC sono anche abbastanza cedevoli e privi di spigoli, evitando danni in caso di salti (ma stranamente nei box non le ho mai viste saltare, forse perché la trasparenza non le fa sentire impedite ad una fuga a terra).

Le quaglie cinesi hanno una forte interazione col substrato, passando la maggior parte del tempo a becchettare e fare bagni di polvere. Questo comportamento sarà facilmente assecondato in una voliera all'aperto con fondo in terra battuta, mentre alloggiandole in ambiente domestico dovremo scendere a qualche compromesso. Vi prego di non considerare l'opzione di tenerle stabilmente su una rete drenante (ottima per la pulizia, ma assolutamente frustrante per il loro istinto), se non per necessità contingenti come l'accrescimento di covate di pulli immaturi. Una buona soluzione per i box e le gabbie è il pellet di legno da stufa, abbastanza pesante da non poter essere sparpagliato fuori dal contenitore, tuttavia abbastanza cedevole ai razzolamenti e prontamente assorbente per le deiezioni. In ambiente domestico evitate materiali leggeri come la segatura o i trucioli, che si sollevano ad ogni battito d'ali. Utilizzateli piuttosto in pollai o comunque all'aperto. Il substrato sarà cambiato settimanalmente. Sconsiglio tempi più lunghi -specialmente a chi le allevasse in casa- perché le Synoicus chinensis, al pari dei columbiformi e alcuni pappagalli, producono una fine polvere lubrificante per le penne, che alla lunga si disperderebbe per metri quadri intorno al loro contenitore creando un'impalpabile patina opaca simil-borotalco.

Non esiste nulla di più monotono di un ambiente privo di arredamento, quindi se possibile, aggiungete alla loro gabbia/voliera/terrario dei separé di cartone o poli-onda che formino angoli appartati, e possibilmente almeno una collinetta sopraelevata di 10-15cm (ad esempio usando una piccola ciotola da fiori in coccio, capovolta o delle mattonelle di paglia pressata) che sarà molto gradita. Se le alloggiate in voliera con spazio abbondante, valutate se potete realizzare una vera collinetta su cui possano salire. Se la loro gabbia/voliera è raggiunta dal sole le vedrete fare i bagni di sole in concomitanza con quelli di polvere/terra/sabbia/segatura a seconda del substrato disponibile. La presenza di erba piantumata sarebbe graditissima, ma fattibile solo in spazi piuttosto ampi all'aperto. Naturalmente dovranno essere presenti mangiatoie e abbeveratoi come vi indicherò nel prossimo capitolo.

Alimentazione

Come accade con la maggior parte dei fasianidi, Synoicus chinensis ha due distinte fasi alimentari: una iperproteica/ipercalorica presente nei pulcini e negli adulti per tutta la stagione riproduttiva, ed una carboidratica/normocalorica nel resto del tempo. Per il loro benessere favoriremo queste fasi fornendo di base due mangimi distinti che andranno posizionati in mangiatoie distinte per evitare inutili sprechi.
Il mangime iperproteico sarà costituito dalle tipiche miscele per selvaggina/pollame. Anche se molti allevatori preferiscono puntare sui mangimi specifici per selvaggina, in cui le proteine raggiungono/superano il 27% della miscela, devo dire che dopo tanti anni e molte variazioni ho visto che le mie quaglie cinesi si trovavano ugualmente bene (anzi preferiscono se messe in condizioni di scegliere) con normali mangimi per pulcini (proteine 21-22%), con grassi circa al 4%. Anche se non sarebbe bene indicare prodotti specifici, vi segnalo che mi sono trovato particolarmente bene col marchio Veronesi, comunque la scelta è ampia anche su altre marche.

Come mangime base, normocalorico, si potranno utilizzare le miscele di semi per i piccoli esotici (ma alcuni andranno sprecati, tipicamente avena, niger e ravizzone), ovvero preparare voi stessi una miscela fatta di due parti di panico, una di miglio ed una di scagliola. Nella mia esperienza questi sono di fatto gli unici semi accettati. La scagliola è mangiata per ultima, una volta esauriti gli altri semi, tuttavia la includo sempre perché ricca in aminoacidi solforati.

Mangiatoia anti spreco

Per istinto le quaglie, mentre mangiano, compiono frequenti scatti laterali col becco. Questo movimento, che servirebbe in natura per smuovere il substrato alla ricerca del cibo, in cattività diventa un formidabile modo di sprecarlo, buttandolo fuori dalla mangiatoia. Consiglio quindi di usare mangiatoie in grado di limitare questo spandimento (a meno che le alleviate in voliera, dove non sarà un problema). Personalmente mi sono trovato bene modificando quelle da pulcini a campana (vedi foto): dimezzando il numero di aperture, aggiungendo un cilindro di plastica all'interno con pochi fori (che limita la caduta passiva del mangime dalla riserva) ed infine posizionando all'interno della base una rete di plastica a maglie da 1cm, che ammortizza gli scatti laterali del becco. Da quando ho messo a punto questo prototipo la perdita di mangime è nulla, quindi mi sento di consigliarvi queste modifiche. Naturalmente sono possibili altre alternative, come recipienti con aperture piccole e riempiti solo a metà col mangime, però sarete costretti a implementarli più spesso col nuovo mangime.

In presenza di un substrato volatile (terriccio, sabbia, segatura, truciolo) sarà sempre meglio sollevare da terra le mangiatoie di 3-4cm, per evitare che siano contaminate dal substrato.

A completamento della dieta, fornirete della verdure in foglia (ottime cicoria e tarassaco) tagliuzzate finemente e, se ne avete la possibilità, qualche insetto. Nella mia esperienza questi alimenti sono molto graditi nella stagione riproduttiva, mentre sono spesso ignorati il resto del tempo. Riguardo gli insetti vi segnalo la mia strana esperienza con le larve della farina (Tenebrio molitor): queste essendo arancioni con una leggera colorazione ad anelli ricordano vagamente le dita delle zampe delle quagliette e ho osservato che alcuni esemplari prendevano il brutto vizio di tentare di beccare le dita dei compagni di gabbia credendo di procurarsi una larva. Per evitare questo potenziale problema ho preso l'abitudine di usare solo le crisalidi di questo insetto. Alcuni allevatori somministrano come complemento calorico anche il rosso d'uovo sodo, io solitamente lo evito perché va rapidamente a male.

Alle femmine in riproduzione è sempre meglio mettere a disposizione un piccolo recipiente con del grit come fonte di calcio, abbinando eventualmente un po' di sabbia di fiume per gli altri minerali. Questo vale anche se usate già del mangime per ovaiole, che di base sarebbe già supplementato.

Mettere sempre sollevato il contenitore dell'acqua

Il contenitore dell'acqua dev'essere messo in condizione di limitare al minimo l'inquinamento da substrato, sollevato nei razzolamenti. Questo si può ottenere in diversi modi: (1) utilizzando beverini a biglia da conigli, appesi in modo che il beccuccio metallico si trovi a circa 7-8cm d'altezza (da cui incredibilmente si adattano a bere); (2) usando i classici beverini da uccelli, ma fissandoli ad almeno 3cm dal substrato; (3) usando le comode bocce da pulcini (o ancor meglio quelle da colombi), ma sempre sollevate da terra (solitamente hanno un'asola superiore per appenderle, oppure potete posizionarle su un sottovaso capovolto). Siccome le quaglie sono abitudinarie e non proprio geniali, quando doveste cambiare tipo di beverino lasciatelo vicino/sul substrato per 24 ore in modo che possa essere individuato più facilmente e solo dopo posizionatelo più in alto.
I tre sistemi hanno vantaggi e svantaggi: mi è capitato che alcuni rari esemplari (mediamente 1/10) non imparassero mai ad utilizzare i beverini da conigli (se individuate una quaglietta improvvisamente iporeattiva, che smette di mangiare e sta arruffata in un angolo, solitamente è perché non ha più bevuto), inoltre questi beverini in presenza di volumi d'acqua ridotti, o per forti variazioni di temperatura verso il caldo (es, se esposti al sole per qualche ora) cominciano a sgocciolare spontaneamente, ottimo per insegnare alle quaglie ad utilizzarli, ma pessimi per l'igiene del substrato ed in periodi d'assenza.
I beverini classici per uccellini funzionano bene anche se solitamente sono disponibili in capienze piuttosto ridotte, risultando poco pratici. Infine i beverini a boccia hanno l'indubbio vantaggio dei volumi abbondanti, ma se non sollevati a sufficienza saranno quelli più sporcabili per l'ampia superficie d'acqua esposta. Inutile dire che, qualsiasi beverino usiate, l'acqua va cambiata almeno con frequenza settimanale e comunque ogni volta che risulti sporcata da mangime o substrato.
Per i pulcini utilizzate preferibilmente i beverini classici da uccelli (con beccuccio abbastanza grande da poter ospitare l'intera larghezza della loro testa, perché il loro becco è cortissimo), oppure riempite gran parte della superficie dei beverini a boccia con biglie di vetro (ottime per l'igiene) o con della ghiaia pulita, perché sono in grado di affogare in volumi d'acqua davvero ridotti e hanno una propensione naturale per trovare il modo di riuscirci.

Comportamento

Synoicus chinensis, nonostante decenni d'allevamento in cattività, resta un animale tendenzialmente pauroso e reattivo. Facilmente allarmato da rumori improvvisi o movimenti bruschi è anche molto diffidente nei confronti di qualsiasi novità inseriate nella sua gabbia. Al vostro sopraggiungere la prima reazione sarà quasi inevitabilmente il suo spostarsi nel punto a voi più lontano, o nascondersi dietro un rifugio. Per questo vi suggerisco di posizionare sempre almeno un separé (bastano due pezzi di cartone incrociati a X), se lo allevate in contenitori non molto ampi, per fornire loro un punto di sicura privacy.
Questa innata prudenza (fondamentale per la sopravvivenza in natura) può essere tuttavia rieducata, dedicando loro del tempo per abituarle alla presenza umana. Porgere loro insetti ed insalata dalle vostre dita sarà un ottimo allenamento per legare la vostra comparsa con un'esperienza positiva. Tuttavia occorre costanza, perché trascurandole per un paio di settimane rischiate di ritrovarvi al punto di partenza.
Anche l'ambiente domestico, con un frequente contatto visivo ed uditivo con voi, limiterà la loro paura per pura abitudine, evitate tuttavia di mettere la loro gabbia in un punto di passaggio o vicino a fonti di suoni (televisore, stereo, lavatrice...). Per inciso, anche se è un po' snaturante, allevando singolarmente una quaglia cinese fin da pulcino, si imprinterà a voi esattamente come avviene per qualsiasi altro uccello, rendendola molto fiduciosa ed interattiva. Personalmente non amo questa opzione perché i pulcini di questa specie hanno un forte istinto gregario che sarebbe frustrato, tuttavia imprintare più pulcini tenuti insieme risulta quasi impossibile, infatti, a differenza di quelli di pollo, non riconoscono automaticamente come madre il primo essere vivente che vedono alla schiusa, comunicando tra loro e con la madre soprattutto attraverso l'udito, con speciali pigolii.

Se il comportamento nei nostri confronti si baserà su un costruttivo rispetto reciproco, quello tra conspecifici riserva alcuni interessanti spunti etologici. Senza esaurire l'argomento, vi propongo quanto ho osservato nei 4 anni d'allevamento di questa specie, lungo le loro fasi vitali.
I pulcini: legati da un forte gregarismo, si mantengono in costante legame uditivo (con pigolii sommessi e continui) e visivo spostandosi in gruppetti ed imitandosi a vicenda. Il legame con la madre ed in minor misura col padre è fondamentale per la termoregolazione, nell'esplorazione del territorio, e per l'individuazione delle risorse alimentari e dei potenziali pericoli. L'imitazione reciproca li aiuta a individuare più facilmente le fonti di cibo e d'acqua anche quando nati da incubazione artificiale. Nelle fasi di riposo si accalcano uno accanto/sopra l'altro formando un ammasso compatto. In caso di presunto pericolo, i pulcini si sparpagliano con rapidità impressionante rimanendo immobili in qualche anfratto ed emettendo un verso caratteristico, molto sordo e basso, che ricorda quello dei grilli dei boschi (Nemobius sylvestris). Al cessato pericolo ricompatteranno rapidamente il gruppo riprendendo la normale attività. Il tipico pigolio da pulcino a volume più alto viene prodotto unicamente dai pulcini smarriti, per riprendere contatto con i fratelli ed i genitori.
I pollastrini: pur mantenendo un forte gregarismo, a partire dai 10 giorni di vita i pollastrini smettono di ammassarsi nelle fasi di riposo, limitandosi a riposare uno accanto all'altro. I segnali uditivi restano gli stessi e anche l'imitazione persiste. In questa fase la somministrazione di qualche insetto provoca un divertente effetto domino per cui il fortunato che se l'è procurato si mette a correre per allontanarsi dai competitori attirando contemporaneamente la loro attenzione con un tipico pigolio piuttosto sonoro. Questo scatena una vera baraonda con tutti i soggetti che si muovono come matti per individuare l'appetitosa risorsa di cibo, rubandosela a vicenda. Questo atteggiamento un po' kamikaze (sarebbe bastato comportarsi normalmente per non attirare l'attenzione) ha l'utilità di segnalare a tutto il gruppo la presenza di potenziale nuovo cibo e d'insegnare a tutti a riconoscerlo.
I subadulti: dalla quarta settimana di vita le quagliette cinesi sono una miniatura dei soggetti adulti e nella maggior parte delle varietà sono già sessabili. Il gregarismo è ridotto, ma ancora presente in occasione del sonno notturno. I maschi si svilupperanno per primi, (già dalla sesta settimana per le covate primaverili, o dai due mesi di vita per quelle autunnali), mentre le femmine deporranno generalmente le prime uova 2-3 settimane più tardi.
Adulti: lo sviluppo porta con sè la comparsa di una territorialità che si rafforza progressivamente. Si formerà una gerarchia sia tra maschi che -alle volte- tra femmine, all'inizio con brevi inseguimenti senza conseguenze, in seguito con una crescente aggressività man mano che le coppie mature vogliono riprodursi. Solo in voliere spaziose e ben arredate sarà possibile alloggiare più coppie senza conseguenze rilevanti, ma in caso di numeri eccessivi ritroverete facilmente gli esemplari più deboli con le schiene parzialmente spiumate e potrete osservare improvvisi decessi, solitamente di femmine. In piccoli spazi sovrappopolati e privi d'arredamento l'aggressività si riduce un po' per effetto dell'anonimizzazione dei soggetti e della mancanza di territori delimitabili, tuttavia sul lungo termine sfocerà prima o poi in uno "spiumamento" generale.
A differenza di quanto presunto dai più, sono generalmente le femmine a mostrarsi le più letali. Mentre i confronti tra maschi si basano più su inseguimenti e parate di minaccia, e generalmente culminano nella perdita di qualche piuma sul dorso posteriore, le femmine spesso attaccano direttamente le concorrenti a livello della pelle della testa/nuca. Questo avviene senza molti preavvisi: esemplari che convivevano pacificamente fino al giorno prima, si suddivideranno in persecutori e vittime. Tipicamente la massima aggressività si avrà da parte di femmine ben mature che vogliono mettersi in cova. Se le femmine più deboli non sono in grado di trovare una zona neutra, faranno inevitabilmente una brutta fine con vistose ferite sanguinanti e scarsi/nulli danni alle piume. Chiedo scusa per la franchezza, ma è meglio che non le sottovalutiate e che soprattutto non vi illudiate che un simile trattamento sia opera di qualche maschio.
Esistono delle interessanti eccezioni a questa monogamia spinta: così come selezioniamo i colori, involontariamente talvolta selezioniamo esemplari con comportamenti anomali. Nelle svariate generazioni di quagliette riprodotte mi è capitato per due volte d'individuare femmine del tutto incapaci d'aggressività. Questi soggetti non mostravano mai alcun atteggiamento aggressivo sulle altre compagne di gabbia, neanche dopo un lungo allevamento in coppia o addirittura in solitaria, divenendo invece facili vittime di qualsiasi altro soggetto introdotto alla loro presenza. Di recente, ho acquistato delle uova di un ceppo di quagliette cinesi diverse dalle mie, con esemplari in prevalenza blueface e qualche perlato, ebbene, tutte le femmine ottenute non hanno mai mostrato aggressività reciproca (parlo di animali cresciuti insieme), consentendomi per la prima volta d'allevare in harem di 2-3 femmine per maschio, ed in spazi relativamente limitati. Quindi anche il ceppo d'origine può fare una gran differenza!
Un altro caso interessante mi capitò con un trio del mio vecchio ceppo più "aggressivo": si formò una coppia tra il maschio dominante e una femmina "beta", tuttavia la femmina "alfa" era in grado -da sola- di tenere testa alla coppia (in questo caso era evidentemente un soggetto iper-aggressivo), finì che si stabilì una sorta di triangolo in cui il maschio aveva un'evidente preferenza per la sua femmina e tuttavia copriva anche la rivale. Quando entrambe le femmine nidificarono nacquero per primi i pulcini della femmina alfa e accadde che la beta abbandonò le sue uova per aiutare la rivale con suoi piccoli (stavolta in perfetto accordo), mentre il maschio non fu più tollerato dalla alfa e fui costretto ad allontanarlo per non fargli fare una brutta fine (da qui il famoso proverbio: l'uomo tra due dame fa la figura del salame). Non mi dilungo oltre con gli strani aneddoti che riguardano queste quagliette (ad esempio di un trio di due maschi ed una femmina che convivevano tranquillamente), ma riassumerei la mia esperienza così: è sempre bene considerare questa specie monogama e territoriale, pur potendoci aspettare rilevanti eccezioni.

Un'ultima nota: è praticamente impossibile allevare un maschio da solo nel periodo riproduttivo, perché emetterà versi di richiamo continui, giorno e notte, nella speranza di attirare una compagna. Quindi non mettetelo alla prova... specialmente se vivete in un condominio.

Riproduzione

Se non avete necessità di produrre rapidamente centinaia di esemplari (perché poi?), vi consiglio senz'altro di esercitare un po' di pazienza e permettere alle vostre quagliette cinesi di riprodursi in maniera naturale. Vedere la coppia prendersi cura dei propri pulcini è forse la parte più bella del loro allevamento. Se qualcuno vi dicesse che è difficile trovare una femmina di Synoicus chinensis con istinto di cova non credetegli. In tanti anni non ho mai trovato una sola femmina che fosse incapace di riproduzione naturale. Certo ci sono soggetti che lo fanno già al secondo tentativo ed altri che si decideranno dopo alcuni mesi, o alla stagione successiva, ma il punto è sempre che non covano se non trovano le condizioni per poterlo fare... insomma è colpa nostra! Vi descrivo quindi di seguito come riprodurle naturalmente, mentre in coda a questo paragrafo descriverò come produrle in incubatrice e svezzarle artificialmente.

Riproduzione naturale

Femmina in cova naturale

Il primo ingrediente di una riproduzione naturale è la formazione di una coppia. Se infatti molti soggetti si adattano facilmente a chi gli destiniamo, specialmente se messi insieme da giovani, la formazione spontanea della coppia darà una marcia in più per un rapido successo. In natura ed in cattività il maschio, solitario, delimita un territorio e lo difende emettendo due tipi di versi caratteristici: un verso acuto e prolungato (che ricorda vagamente quello di un falco), che serve da segnale a distanza, ed uno più sordo e vibrante, in cui gonfia il bavaglino bianco e nero del sottogola, come segnale ravvicinato. Una volta formata la coppia emetterà -più raramente- solo il primo suono. Non sono necessari molti esemplari per permettere al maschio di scegliere una "preferita", bastano due femmine. Vi sono casi più rari in cui uno dei due soggetti non apprezzerà il coniuge destinato, per cui, pur accoppiandosi, si daranno spesso fastidio ed il maschio andrà allontanato appena la femmina comincerà la cova.

La distinzione dei sessi è solitamente facile per la maggior parte delle varietà, grazie al classico bavaglino bianco e nero del maschio. Tuttavia ci sono delle eccezioni, per cui i soggetti bianchi non sono sessabili a vista ed anche alcune varietà come le faccia-blu sono indistinguibili finché il maschio non mette le piumette blu su petto e gola, o almeno le caratteristiche piumette rossicce attorno alla coda. In effetti ho visto in giro dei soggetti che sembrano dei blueface a singolo fattore, ma che non mettono mai la colorazione blu (forse andrebbero descritti come varietà sé stante) e che possono davvero mettere in difficoltà presentando solo un blando arrossamento delle piume intorno alla coda. Tra tutti i caratteri maschili, proprio queste piumette rossicce sono quindi l'unica caratteristica conservata nei maschi di tutte le varietà colorate, per cui verificatele sempre.

Formata una coppia certa allontaneremo gli altri soggetti. Le altre due condizioni fondamentali per l'inizio di una cova sono il nido e la temperatura. Se non forniamo un luogo di nidificazione gradito la femmina disperderà le uova in giro e non proverà mai a covarle. In natura è il maschio a ispezionare il territorio (nel folto dell'erba) individuando potenziali luoghi di nidificazione e creando piccole buche. Poi vi attirerà la femmina, solitamente porgendole del cibo ed emettendo un tipico verso di richiamo ritmato. Se la femmina gradisce il luogo scelto allargherà e rifinirà la buchetta nel terreno e vi ripiegherà sopra gli steli dell'erba circostante coprendola il più possibile. Se la coppia è ben affiatata noterete in cattività lo stesso comportamento, tuttavia se non le allevate su un prato all'aperto dovrete ingannare il loro istinto. Evitate, come fanno alcuni, di tentare di far accettare alla femmina una sorta di cassettina col tetto, come si userebbe per le galline: le quaglie vogliono avere un nido senza tetto, che permetta loro di spiccare il volo se in pericolo. Per assecondare questo istinto ho sperimentato con successo due metodi: l'uso di separatori di cartone o polionda verde che creano delle "stanzette", che devono essere abbastanza alte (almeno 25cm), ovvero l'utilizzo di uno di quei bagnetti in plastica trasparente per canarini che si userebbero appesi esternamente alla gabbia. In questo secondo caso, con un po' di colore verde acrilico mischiato con vinavil, dipingerete sulle pareti laterali esterne del bagnetto un disegno a steli d'erba ben fitto che proseguirà parzialmente sul coperchio lasciando però la parte superiore centrale trasparente (o al più dipinta azzurro cielo). Aggiungendo all'interno un po' di trucioli e qualche ciuffo d'erba secca le quaglie cinesi si sentiranno in un ambiente molto simile al prato in cui avrebbero nidificato. Per vincere la loro timidezza è importante posizionare questi nidi artificiali con l'apertura rivolta posteriormente, in modo che voi non possiate guardarci dentro (e le quaglie non si sentano osservate). So che la curiosità è tanta, ma dovrete resistere per non pregiudicare la covata. Solitamente, una volta che la femmina avrà portato a termine una riproduzione, diverrà meno propensa ad abbandonare le uova ed allora potrete azzardarvi a concedervi un parziale (ma discreto) accesso visivo al nido. Certamente gli esemplari che non hanno paura di voi possono improvvisare cove anche in punti esposti, ma questa è più l'eccezione che la regola.

Esempio di nido semi-naturale

Come anticipavo, la seconda condizione importante è la temperatura: le quaglie cinesi vivono in zone equatoriali e solitamente alle nostre latitudini non iniziano a covare se la temperatura è troppo bassa. Meglio quindi pazientare fino ai mesi estivi che garantiranno anche una maggior sopravvivenza dei pulcini. Tenete conto che, nella riproduzione in purezza a singole coppie, ho osservato più volte una preponderanza di futuri maschi nelle covate primaverili, mentre la tendenza si inverte completamente per le covate settembrine, in cui prevalgono le femmine. Tuttavia, questa distribuzione stagionale delle nascite non sembra essere presente quando si allevano insieme più soggetti, con maggioranza di femmine, in grosse voliere.

Le quaglie in riproduzione si accoppiano più volte al giorno e separando la coppia le uova divengono sterili a partire dal terzo giorno. Quindi è fondamentale la presenza del maschio fino a deposizione completata, anche se la coppia risultasse litigiosa. La femmina, se avrà trovato un nido di suo gradimento, comincerà a deporvi le uova, una al giorno, e solitamente comincerà la cova quando il numero di uova è di 7-8. In questa prima fase la cova può essere discontinua, quindi non preoccupatevi se le uova fossero lasciate sole per ore o durante la notte. Solitamente infatti la deposizione continua ancora per qualche giorno, raggiungendo le 12-14 uova. Dalla fine della deposizione la femmina dedicherà quasi tutto il suo tempo a covare, con brevi pause di pochi minuti per nutrirsi, bere e ... defecare (mai infatti sporcherà il nido). In questa fase una coppia affiatata fa la differenza: i maschi si alterneranno alla cova con la femmina e se il clima è freddo coveranno anche con lei pernottando nel nido. I maschi aggressivi invece solitamente non danno il minimo aiuto e perseguitano la femmina ogni volta che si allontana dal nido, per farcela ritornare subito. Questi soggetti vanno quindi allontanati.

Mentre la schiusa in incubatrice avviene abbastanza precisamente all'inizio del diciassettesimo giorno, quella da cova naturale può ritardare di 1-2 giorni. I piccoli solitamente schiudono al mattino e la femmina attende nel nido la schiusa dei piccoli ritardatori fino al tardo pomeriggio, poi improvvisamente lo lascia seguita dalla prole, abbandonando il resto delle uova al loro destino. Raramente si osserva la schiusa di più di 8 piccoli, tuttavia ho salvato spesso qualche pulcino in più mettendo subito in incubatrice le uova abbandonate. Se il maschio è di quelli collaborativi, aiuterà la femmina a mantenere caldi i pulcini, ed in questo caso si potranno ri introdurre i soggetti schiusi in incubatrice (ma date loro il tempo di imparare a mettersi in piedi). Se invece la femmina è sola sarà meglio evitarlo, perché sarà difficile per lei riscaldare troppi soggetti.

Minuscolo pulcino appena schiuso

I pulcini, davvero bellissimi, sono praticamente eterotermi per la rapidità con cui disperdono il calore, a causa delle loro dimensioni minuscole. Se non riscaldati muoiono rapidamente di freddo, una ragione in più per farli nascere nel pieno della bella stagione. Questa necessità li fa continuamente tornare sotto i genitori dopo ogni piccola scorribanda esplorativa.

Inutile dirvi che, date le dimensioni, i pulcini saranno incapaci di utilizzare le mangiatoie e i beverini degli adulti. Dovrete quindi posizionare un contenitore molto basso (max 1cm altezza) con mangime per pulcini polverizzato finemente ed in sua prossimità un beverino per uccelli (verificando che l'acqua non resti troppo profonda nell'apertura, dato che hanno un becco minuscolo e cortissimo). Per le prime 48h io aggiungo anche un tappo da barattolo rovesciato, con dentro pochi mm d'acqua, perché non sempre il beverino viene utilizzato subito.

I genitori si occupano attivamente dei pulcini razzolando il substrato e porgendo loro minuscoli pezzi di cibo col becco (più con lo scopo di far conoscere loro nuovi cibi, piuttosto che nutrirli). Spesso dopo due settimane -se il maschio è presente- la coppia comincia un nuovo ciclo riproduttivo e la femmina effettua una nuova deposizione, senza rinunciare ai suoi doveri di madre. Nel momento in cui comincerà a covare sarà meglio allontanare i pollastrini, ormai di 3-4 settimane, che non hanno più bisogno dei genitori, vivendo invece un intenso gregarismo. Dalle 4 settimane la termoregolazione è sufficientemente funzionale, anche se raggiungerà il suo optimum alla sesta settimana. Nel caso che abbiate allontanato il maschio, la femmina continuerà invece ad occuparsi della prole fino all'età adulta.

Pulcini di una settimana

I pulcini impiumano, come tutti i fasianidi/polli, secondo una logica di sopravvivenza: per prime spuntano le penne di ali e coda (a 2 settimane sanno già decollare), seguono le piume del petto e schiena (per isolarsi del freddo) ed ultimissime le piume della testa (sono quelle che identificheranno i maschi come adulti, innescando il "rigetto" dei genitori e la riduzione/estinzione del gregarismo). Tra la quarta e la sesta settimana i maschi compiono una muta del piumaggio del corpo (la testa resta uguale) che li porterà alla livrea definitiva, talvolta con vistosi cambiamenti di colore.

Riproduzione artificiale

Questa modalità è molto efficiente, ma più impegnativa per le femmine, che continueranno a produrre mediamente 5/6 uova/settimana per tutti i 6 mesi della bella stagione. Questo non esaurirà comunque l'incredibile riserva ovarica delle quaglie cinesi, che continueranno a deporre per almeno 3-4 stagioni consecutive senza grossi cedimenti numerici. In realtà, se paragoniamo il peso dell'uovo con quello della quaglia che lo ha deposto, questi piccoli gioielli (5gr/50gr=0,1) risultano tre volte più produttivi delle blasonate quaglie Jumbo giapponesi (15gr/500gr=0,03).

Uova in incubatrice

Le uova andranno incubate alla temperatura di 37,7°C e con un'umidità media del 50-55% (quindi piuttosto bassa) e solo nelle ultime 24h si porterà al 60-65% per evitare che i pulcini in schiusa possano restare attaccati a guscio. Questi valori si riferiscono ad un'incubatrice ventilata. Nella mia esperienza, con questi parametri quasi tutti i pulcini schiudono in sincrono la mattina del 17° giorno d'incubazione. Dal 15° giorno tolgo il gira-uova per evitare danni. Per sicurezza lasciate comunque in funzione l'incubatrice per altre 24 ore aspettando eventuali ritardatari.

Incubando molte uova è quasi inevitabile che qualche pulcino nasca con problemi più o meno seri. Il più frequente è la debolezza delle anche, che li costringe a stare accovacciati a zampette divaricate, annaspando come matti per tentare di spostarsi. Se questa debolezza è transitoria, si può provare ad aiutarli ponendoli per le prime 12-24 ore in una tazzina da caffè o altra coppetta dal diametro molto stretto, così da riportare le zampette nella posizione corretta. Tuttavia, se il problema persiste per giorni, sarà difficile salvarli perché avranno grosse difficoltà a nutrirsi e bere. Eventuali piccole distorsioni delle zampe sono invece facilmente risolvibili mettendo nel loro box di accrescimento un substrato irregolare come i trucioli (evitando il semplice giornale). Consiglio comunque di porre del giornale sotto il substrato in modo che copra parzialmente i lati e gli angoli del box, infatti i pulcini tendono a defecare facendo piccole retromarce e accumulando le feci proprio contro le pareti agli angoli del contenitore. Per la pulizia del box, suggerisco di averne un paio identici, così da poter spostare i pulcini in quello pulito senza doverli costringere in un altro contenitore in attesa che sia pulito l'unico disponibile.

Data la loro eterotermia, i pulcini vanno riscaldati con un faretto alogeno o ad infrarossi, lasciato sempre acceso e tarato (usando un dimmer) per riscaldarli senza farli arrosto. Man mano che impiumeranno noterete che tenderanno a stare lateralmente rispetto alla lampada segno che potete abbassare lentamente e progressivamente il riscaldamento, fino a eliminarlo del tutto dalla quarta settimana (purchè la temperatura ambiente sia almeno di 20°C). Se invece volete alloggiarli all'aperto e d'inverno, abituateli progressivamente al calo di temperatura non prima della sesta settimana di vita.

Solitamente, per le prime 24 ore dalla schiusa, i pulcini non si nutrono. Poi dovranno essere aiutati a trovare il cibo (il solito mangime per pulcini polverizzato): i primi giorni ponendolo in un piattino basso, poi educandoli ad utilizzare una mangiatoia comunque non più alta di 1,5cm. Per l'acqua uso per 48h un coperchio di barattolo con pochi mm d'acqua, accompagnato da un normale beverino per canarini (che resterà a regime), avendo l'accortezza che il livello d'acqua di quest'ultimo sia al limite superiore o possa anche leggermente tracimare per far loro imparare ad utilizzarlo.

Box riscaldato con pulcini

Grazie al forte istinto d'imitazione in breve tutti i soggetti impareranno ad utilizzare gli alimenti forniti e cominceranno la loro crescita prodigiosa che li porterà alla taglia adulta (anche se non ancora definitiva) in sole 6 settimane. Stranamente, nella mia esperienza, ho osservato che i pulcini nati da incubatrice mostrano una maggior paura degli umani rispetto a quelli cresciuti con i genitori, non mostrando l'imprinting tipico dei polli.
Fino al raggiungimento della taglia adulta, i pulcinotti passeranno i momenti di pennichella tutti insieme, solitamente accampandosi coda-contro-coda in modo da creare una sorta di cerchio con le teste tutte all'esterno. Questo interessante comportamento, oltre ad aiutare il mantenimento della temperatura corporea, fornisce un ottimo sistema di guardia a 360°, per ridurre il rischio di predazione in natura.

Conclusioni

Le quaglie cinesi sono piccoli capolavori in miniatura, che permettono numerose osservazioni in campo genetico ed etologico. Data l'abbondante produzione di uova sono anche delle preziose alleate per chi si cimentasse nell'allevamento di rettili che consumano uova (Dasypeltis in-primis), come è accaduto a me. Devo dire che, avendo in precedenza allevato anche quaglie da volo e jumbo, ho trovato queste piccolette molto più interessanti e gestibili in ambiente domestico. Consiglio quindi a tutti gli appassionati di animali insoliti di dare loro una chance.

Di seguito i link ai tre mini-documentari riassuntivi su youtube: (1) allevamento, (2) riproduzione naturale, (3) riproduzione artificiale.