Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Anguis fragilis

primo piano

Conosciuto dai più come orbettino o serpente di vetro, l'Anguis fragilis è un piccolo rettile dalle abitubini schive che colonizza tutti gli ambienti umidi. A dispetto della sua apparenza serpentiforme l'orbettino è un sauro a tutti gli effetti. La scelta di perdere gli arti non è un evento raro tra i sauri: in genere tutte le specie fossorie mostrano infatti zampe ridotte o solo in abbozzo, ne sono esempio molti scinchi (come la nostra luscengola).

Rispetto ai loro cugini scinchi tuttavia gli anguidi si sono specializzati ancor di più, rinunciando del tutto a zampe esterne e conservandone solo abbozzi scheletrici. Oltre all'orbettino in Italia troviamo un'altra specie, lo Pseudopus apodus, che in realtà è originaria dell'area balcanica e si rinviene sporadicamente solo ai confini con l'ex Iugoslavia.

Recentemente la specie nominale è stata frammentata in tantissime specie visivamente identiche, distinte solo in base al territorio di provenienza e analisi genetiche. Formalmente ne sono riconosciute tre A. fragilis (europeo), A. veronensis (Italia e Francia), A. cephallonica (Grecia), ma gli zoologi si stanno scatenando, e già molte altre specie sono state proposte. Il nostro orbettino è quindi propriamente nominato Anguis veronensis, ma per ciò che scriverò qui di seguito non farà alcuna differenza nè per noi... nè per lui.

maschio subadulto

Descrizione

Questo anguide raggiunge eccezionalmente i 50 cm di lunghezza, ma in media si rinvengono esemplari di 30-40 cm, la coda costituisce più della metà della lunghezza totale. Il corpo è perfettamente cilindrico e liscio privo di solchi o carenature con una colorazione brillante grigio-beige-ramato. In genere la femmina è più grande a conserva ventralmente parte della colorazione scura degli esemplari giovani. Questi hanno un colore davvero stupefacente: il dorso è oro-rosato con una stria nera vertebrale ed il ventre completamente nero, dei piccoli gioielli insomma! Nell'area orientale di distribuzione si rinvengono anche maschi con una fine ocellatura blu.

A differenza dei serpenti l'orbettino possiede un minor numero di vertebre, l'occhio è dotato di palpebre, la coda può essere autotomizzata come nelle lucertole e la pelle è "corazzata". Infatti le squame possiedono uno strato osseo -osteoderma- che rende questo piccolo rettile piuttosto rigido nei movimenti. L'osteoderma è un adattamento messo in atto dall'orbettino per evitare danni cutanei nelle sue opere di escavazione: mancando di un particolare adattamento allo scavo, infatti, questo anguide si fa strada nel terreno spingendosi avanti con la pura forza delle sue "spire".

neonato

Si tratta di uno dei rettili più longevi con casi registrati di esemplari di cattività che hanno superato i 50 anni di vita. Il suo areale di distribuzione in natura è vastissimo, infatti, conducendo una vita semi-indipendente dal calore ambientale, riesce a colonizzare sia zone calde come l'Africa nord-occidentale e l'Asia sud-occidentale spingendosi fino al Caucaso e agli Urali, sia quelle più fredde: in Europa manca solo in Irlanda (evidentemente non gli è mai riuscita la traversata perchè in Inghilterra è invece presente), nella penisola Iberica meridionale ed in Islanda (vivere perennemente nella neve è troppo anche per lui!).

Vita in natura

musetto da 'scavo'

L'orbettino si rinviene solitamente in luoghi piuttosto umidi e con fitta copertura vegetale. I due habitat tipici in cui mi è capitato di osservarli sono il prato (preferenziale) ed il sottobosco. A mio avviso il "legame" con gli ambienti umidi non è tanto dovuto ad una reale necessità di idratazione, quanto più all'adattamento alimentare di questa specie che preda quasi esclusivamente lumache e lombrichi.

E' raro sorprendere un orbettino allo scoperto infatti, non avendo particolari necessità di termoregolazione, questo rettile tende a passare la maggior parte della giornata rintanato sotto legni e sassi, per dedicarsi alla caccia solo all'alba ed al tramonto. I movimenti di quest'anguide sono estremamente lenti e circospetti, i luoghi aperti vengono accuratamente evitati (anche perchè le sue squame lisce fanno poca presa sul nudo terreno) per cui l'orbettino preferisce spostarsi sempre al riparo della vegetazione erbacea o della lettiera del sottobosco.

neonato

In genere l'Anguis fragilis è una specie piuttosto pacifica e gregaria: solo i maschi adulti, nel periodo riproduttivo, tirano fuori la grinta ingaggiando delle vere dispute territoriali. Il gregarismo è particolarmente evidente tra gli esemplari giovani che, oltre a condividere lo stesso territorio di caccia, svernano in tane comunitarie.

Per la sua scarsa necessità di calore l'orbettino ha una latenza invernale piuttosto corta rinvenendosi già all'aperto a marzo e prolungando l'attività fino a novembre. L'accoppiamento, alle nostre latitudini, avviene in genere ad aprile e la gestazione si prolunga per 2-3 mesi, al termine dei quali la femmina partorisce 6-12 piccoli (ovoviviparità).

Nelle aree nord europee o sui rilievi, dove la stagione "calda" è breve, la femmina può partorire i piccoli la stagione successiva. I neonati sono lunghi solo 8 cm, ma raddoppieranno la taglia nel corso del primo anno di vita per poi "rallentare" man mano che si avvicinano alla maturità sessuale raggiunta tra il terzo ed i quarto anno (corrispondente ad una taglia di circa 35 cm).

Vita in cattività

maschio adulto (45 cm)

Come tutti i rettili e gli anfibi europei l'orbettino è protetto dalla convenzione di Berna e dalla direttiva Habitat, per cui non può essere catturato in natura nè mantenuto legalmente in cattività a meno che si sia in possesso di documenti che ne attestino la nascita in cattività. Questa norma di protezione appare quantomeno strana per una specie a diffusione così ampia e priva di rischi di estinzione, tantopiù che non è mai stata considerata di interesse terraristico (secondo me a torto) e -ironia della sorte- viene allevato legalmente solo da pochi entusiasti del nord Europa e statunitensi.

La mia unica esperienza con questo rettile si perde all'alba dei tempi, quando i nostri rettili ed anfibi non erano ancora protetti eppure, ironia della sorte, erano incredibilmente più numerosi. Ho allevato un giovane maschio immaturo per tre mesi avendolo trovato per puro caso durante una gita in montagna (viveva a 1200 metri di quota in un boschetto di noccioli). Gli dedicai un piccolo terrario di 40x25x25 cm, privo di illuminazione e riscaldamento. L'arredamento consisteva di 10 cm di terriccio di sottobosco ed una radice. Durante il primo mese in cattività visse permanentemente sotterrato, poi, come per miracolo, cominciò a mostrarsi all'aperto fino a rinunciare del tutto alla sua tana (se non per le legittime pennichelle).

Il neo di questa nostra "amicizia" fu l'estrema specializzazione alimentare dell'esemplare che accettava solo lombrichi, ma non i classici "rossi di California" acquistabili ovunque, bensì una ben particolare varietà grossa e rosa chiaro che ero costretto a cercare sotto i sassi ad ogni scampagnata. La cosa risultò piuttosto logorante: lombrichi di colori o dimensioni inferiori venivano puntualmente ignorati, mentre i grossi "salsicciotti" (che erano lunghi circa 1/3 dell'orbettino) venivano prontamente acchiappati per un'estremità e poi lentamente ingoiati (anche nel giro di 30 minuti!). Per fortuna dopo un simile pasto l'ingordo rettile se ne stava tranquillo a digerire per circa una settimana!

Ho letto che gli orbettini possono essere alimentati con enchitreidi tuttavia non capisco proprio come possano essere utilizzati vermi così piccoli e dieteticamente sbilanciati per lunghi periodi. Boh? L'alternativa sarebbe quella di procurarsi delle piccole lumache senza guscio, preda ideale dell'orbettino, ma la cosa non è sempre facile.
Non ho alcuna esperienza, diretta o indiretta, sulla convivenza di più esemplari e tantomeno sulla riproduzione; gli orbettini che ho rinvenuto in seguito li ho sempre lasciati dov'erano in rispetto della legge e memore delle difficoltà alimentari incontrate col primo esemplare.
Se qualcuno di voi ha del materiale per completare questa scheda, e colmare le mie lacune, è il benvenuto!


La mia esperienza con Anguis fragilis

Testo e fotografie di Leonardo Ancillotto la protagonista

All'inizio dell'estate ho avuto la fortuna di trovare, nelle vicinanze di un parco cittadino della mia città, un esemplare di orbettino (Anguis fragilis). Giacché stava strisciando in mezzo alla strada (stavo per investirlo con il motorino!), ho deciso di prenderlo e portarlo a casa, non avendo mai allevato questo animale che mi ha sempre attirato moltissimo.
Per prima cosa, appena tornato a casa, mi sono riletto l'articolo di Roberto riportato qui sopra.

Il mio esemplare aveva una colorazione dorsale bruno-rossiccia, con ventre e fianchi scuri e una linea dorsale nera. Questi ultimi due caratteri lo identificavano al 100% come una femmina adulta.
Roberto riporta che il suo A. fragilis accettava come cibo esclusivamente lombrichi selvatici! Questa cosa mi mise non poco in agitazione: dove potevo mai trovare dei lombrichi mentre a Roma non pioveva da settimane e faceva un caldo atroce!? Pur con questa preoccupazione, feci passare qualche giorno, dopo aver preparato un terrario provvisorio, senza offrire alcun cibo.

il groviglio

Il terrario era una vasca in plexiglass con una base di 50X30cm, con coperchio in plastica forellata, che permetteva un buon ricambio dell'aria. L'arredamento era molto spartano: 4 dita di torba bionda umida, un tappo di una confettura come riserva d'acqua e qualche foglia secca di quercia. Appena introdotta nella teca la mia femmina si interrò profondamente nel substrato.
Dopo due giorni dalla cattura decisi di provare a nutrirla, ma non ero assolutamente riuscito a trovare alcun lombrico; così, senza tante speranze, introdussi vicino alla sua testa (era sera e quindi era uscita da sotto terra) una tarma della farina che aveva appena compiuto la muta (quindi bianca e morbida): dopo pochi secondi la tarma era nelle fauci dell'orbettina! Da quel giorno ha mangiato di tutto: tarme della farina (anche quelle con il tegumento duro), camole del miele, lombrichi (sia i selvatici che quelli da pesca). Inoltre andava davvero matta per le limacce (ovviamente quelle di piccole dimensioni) che erano il suo cibo preferito.

mamma e baby

Avendola catturata in tarda primavera ero quasi sicuro che la mia ospite fosse 'in dolce attesa', anche se non mostrava un ventre particolarmente ingrossato. Infatti passarono due mesi e, a metà Agosto, ancora non era successo niente. Improvvisamente però, l'orbettina cominciò a rifiutare il cibo e a stare sempre più tempo ferma. Dopo 10 giorni di digiuno ero davvero preoccupato per la salute del rettile, al punto che stavo per liberarlo di corsa. Una sera però, andando a sbirciare nel terrario per vedere se aveva mangiato qualcosa, vedo, vicino al corpo del'orbettina, una piccola figura nera e gialla, un orbettino in miniatura... quasi non credevo ai miei occhi: AVEVA PARTORITO!
Curiosamente il primo piccolo è nato la notte del 21 Agosto, mentre gli altri 4 sono stati partoriti la sera del giorno dopo. Lo scarso numero di neonati mi induce a supporre che la mia fosse una femmina giovane. Da notare che i piccoli appena espulsi dalla femmina sono avvolti in una membrana che rompono da soli.

pappa!

La madre ha ricominciato a mangiare appena due giorno dopo il parto (e che fame che aveva!!!) e ignorava del tutto i piccoli, che per tre giorni sono rimasti con lei nella stessa teca, per poi essere inseriti in un fauna-box a parte.
Interessante il comportamento dei piccoli: oltre a dimostrare un discreto gregarismo (stanno sempre insieme!), hanno abitudini più fossorie degli adulti e, nei primi giorni di vita, sono molto timidi e spaventabili. Al quarto giorno di vita i piccoli cominciarono a mangiare molto voracemente, ma accettavano esclusivamente piccole limacce vive (!!!) disdegnando lombrichi e tarme.

Dopo questo breve periodo di osservazioni, e dopo aver scattato alcune foto, ho liberato l'intera famigliola strisciante vicino al luogo di cattura.
Con queste mie poche impressioni voglio solamente condividere con voi questa bellissima esperienza che ho avuto con gli orbettini, animali diffusissimi, ma molto poco conosciuti.